bacini

CAXA DE L’ARSENAL

L’approvazione del progetto di riordino ed ingrandimento dell'Arsenale, predisposto dalla Marina Militare Italiana nel 1867, prevedeva la realizzazione delle infrastrutture necessarie per consentire la messa in asciutto delle grandi navi in ferro, attività di manutenzione che non era più possibile attuare con l'antico sistema del piegamento forzato su di un lato, in modo da lasciare scoperto il fianco opposto.

Con questo scopo, a nord della porta nova ebbe inizio una vasta opera di bonifica che comportò prima la deviazione dell’antico canal birià e quindi il progressivo interramento della vasta zona barenosa attigua, chiamata scoazzera o anche palude dei ebrei.

Il lavoro procedette speditamente, tanto che nel periodo compreso tra gennaio 1873 e maggio 1875 già veniva consegnato il primo bacino di carenaggio, detto bacino piccolo, dopo che in corso d’opera la lunghezza originaria era stata portata da 80 a 90 metri.

Per la realizzazione del successivo, detto bacino medio, furono necessari invece più di sei anni, che impegnarono le maestranze dal giugno 1872 alla fine del 1878. Anche in questo caso, nel corso dei lavori le dimensioni furono maggiorate da 120 a 125 metri, con un ulteriore allungamento nel corso del 1890.

Conclusi i lavori, ricalcando un'usanza centenaria, la nuova area venne completamente  circondata da alte mura di confine, complete dei caratteristici merli sulla sommità. Sul lato dove si aprivano le bocche dei due bacini, in corrispondenza con gli snodi delle mura vennero innalzate tre torreselle neogotiche.


Allo scopo di poter disporre di una struttura adeguata all'impostazione e alla costruzione di navi monocalibro, nel 1908 venne deciso un ulteriore ampliamento sulla barena verso nord-ovest e progettata la costruzione di un terzo bacino di carenaggio, il bacino grande, di ampiezza doppia rispetto all'ottocentesco bacino medio. I lavori iniziarono nel 1910 e prevedevano uno scavo della lunghezza di 240 metri, ridotta a metri 195, poi nuovamente aumentata a 225 metri e nel 1912 definitivamente fissata a 250 metri.

Agli inizi del 1915 il bacino grande, denominato Principe di Piemonte, era pronto ed in giugno di quell'anno fu messo per la prima volta all'asciutto. Il suo completamento definitivo richiese però ancora due anni, principalmente per le difficoltà di trasporto causate dal periodo bellico, durante il quale vennero procurati 2.704 metri cubi di trachite euganea per la platea, 3.291 metri cubi di pietra calcarea di Aviano per le fiancate della conca, 1.250 metri cubi di granito della Maddalena per l'entrata e per il coronamento.

Anche in questo caso, riprendendo la consueta pratica "isolazionista", l'area venne circondata da alte mura di confine complete dei caratteristici merli sulla sommità. Per motivi di economicità venne però esclusa l’edificazione delle torreselle neogotiche agli snodi delle mura. Ai nostri giorni, tranne un brevissimo tratto sul lato che guarda verso il canal de le navi, le mura sono state accorciate in altezza, perdendo tutta la linea dei merli.


Alla fine degli interventi, l’interramento operato in questa area lagunare, in parte attuato a ridosso delle originarie mura del tardo quattrocento dell’Arsenale che prima erano lambite dall'acqua, aveva raggiunto la superficie complessiva di ben 147.080 mq.

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