caxa del Paradiso

CAXA DE L’ARSENAL

Ambasciatore del signore di Ravenna, Guido Novello Da Polenta, nel 1312 arrivò a Venezia Dante Alighieri e, come era d’uso per ogni ospite di riguardo, egli venne condotto per una visita all’interno dell'Arsenale.

Il Sommo Poeta rimase di certo così profondamente impressionato dall’attività febbrile ed insieme ordinata che si svolgeva all’interno del grande complesso industriale, da fargli omettere ogni altro cenno sulla città, pure non comune per universale ammirazione, e che lo spinse in seguito ad eternarne la memoria di quella visita direttamente nella celeberrima Commedia, ai versi 7 - 18 del canto XXI dell'Inferno:

Quale nell'arzanà de' Viniziani

bolle l'inverno la tenace pece

a rimpalmar i legni lor non sani

chè navicar non ponno, e in quella vece

chi fa suo legno nuovo, e chi ristoppa

le coste a quel che più viaggi fece

chi ribatte da proda, e chi da poppa

alri fa remi, ed altri volge sarte

chi terzaruolo e artimon rintoppa

tal non per foco ma per divin arte

bollia laggiuso una pegola spessa

che invischiava la ripa d'ogni parte

Tanto onore tributato alla Patria non poteva lasciare indifferente il Governo della Repubblica, che prontamente assegnò alle tre abitazioni che venivano abitate dai tre Patroni a l'Arsenal durante la carica, i nomi dei tomi nei quali era suddivisa la (Divina) Commedia: la caxa del Paradiso, caxa del Purgatorio e caxa de l'Inferno, che con tale appellativo rimasero e sono ancora oggi indicate.


Nel 1829, nel corso della seconda occupazione austriaca (1814 - 1848), durante i lavori di restauro delle sponde del rio de l'Arsenal, l’antica facciata della caxa del Paradiso fu completamente demolita. Al suo posto venne innalzato l’attuale muro di cinta ma spostato di un paio di metri più lontana dalla riva, così da ricavare lo spazio necessario al piede del nuovo ponte mobile che venne con l'occasione spostato più lontano dal rastrelo che chiudeva la porta da mar.

Nel 1831 il piano terra della caxa del Paradiso venne adibito a magazzino per il deposito del ferro.

Nel corso dell’Ottocento, entro una nicchia ricavata sul breve tratto del muro di cinta esistente fra la porta da terra e la porta da mar, venne collocato il busto bronzeo di Dante Alighieri, opera di Giulio Monteverde, con la sottostante lapide: QUESTA IMMAGINE DI DANTE / SOTTRATTA ALLE OFFESE NEMICHE / QUI ANCORA ATTESTI / OLTRE L'AVVERSO DESTINO / L'INDOMITA FEDE DELLA GENTE ISTRIANA / NEL PROPRIO DIRITTO / COME UN DI A POLA PRESSO DEL CARNARO / CH'ITALIA CHIUDE E SUOI TERMINI BAGNA.

Nel 1922 sull’anonima facciata dell’ex caxa del Paradiso venne collocata una elaborata cornice in pietra d’Istria, tolta nei pressi del museo de l'artiglieria, ed al centro fu posto un leon de San Marco andante, rimosso dall'attico della porta de l'artiglieria. Fu così costituito il monumento a ricordo dell'occupazione dell'Arsenale effettuato dalla Guardia Civica il 12 marzo 1848. Poco discosta una lapide recita: PER CONCORDE VIRTU DI POPOLO / LA STRANIERA SIGNORIA CADEVA / XXII MARZO MDCCCXLVIII / AD IMPERITURA MEMORIA / IL MUNICIPIO / POSE.

ARSENAL VECIO

 

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