Tezoni aquatici de San Cristoforo

CAXA DE L’ARSENAL

Nel 1473, essendo Dose Andrea Vendramin, furono avviati i lavori per la realizzazione del terzo ampliamento dell'Arsenale, che fu reso possibile con l'acquisizione allo Stato della vasta area barenosa posta a nord della darsena dell'Arsenal novo.

La terza darsena, chiamata novissima granda, inizialmente venne però utilizzata non per la costruzione di nuovi scafi ma per il ricovero della flotta nel periodo invernale. Questo è il motivo per cui questo grande specchio d'acqua non venne subito collegato posto in collegamento con l'Arsenale, ma potè usufruire per qualche tempo di un varco indipendente con la laguna, visibile chiaramente nella pianta del 1500 di Venezia del de' Barbari, collegamento che però venne chiuso nel 1516.

A ricordo dell'inizio dei lavori per la costruzione del primo tratto di fondamenta, ancora Dose Andrea Vendramin, venne murata sul lato esterno della torre de San Cristoforo una lapide in pietra d'Istria datata 1476, con al di sopra un fregio che riproduce le armi di Ca’ Venier, Ca’ Contarini, Ca’ Bembo, Ca’ Duodo e Ca’ Morosini, a cui appartenevano i Provedadori e i Patroni a l’Arsenal in carica a quel tempo, e che recita:

DUCE ANDREA

VENDRAMINO

PATRONIS ARSENAUS

JACOBO CONTARENO

PIETRO BEMBO

CRISTOFORO DUODO

PROCURATIB JACTA

FUERE FONDAMENTA

DIE PRIMO JUNII

MCCCCLXXVI

 

Nel 1527 erano conclusi i tre tezoni aquatici de San Cristoforo ai quali farà seguito, nel corso del 1544 la realizzazione dell’imponente traiettoria dei dodici tezoni de novissima granda e dei quattro tezoni bassi a Loreto.

Procedendo da ovest verso est, i tre tezoni aquatici de San Cristoforo erano disposti, simmetricamente uguali, addossati alla mura di confine e con l’ampia fronte sud aperta verso la darsena, usufruendo ad ovest dell'appoggio sulla fronte degli ultimi tre tezoni della novissimetta detti bassi a le nappe e ad est del primo dei dodici tezoni de novissima granda.

Va qui accennata la particolarità costruttiva per cui nel setto che divideva il primo tezon aquatico dagli ultimi due bassi a le nappe (altrimenti ciechi) furono ricavati tre ampi archi che consentirono  per qualche tempo di continuare a varare del naviglio, pratica che venne però in seguito abbandonata. A questo proposito una stampa ottocentesca mostra l’esistenza, rilevata anche in piante antecedenti il 1866, di un’ulteriore ampia apertura posta nel setto fra il primo ed il secondo tezon aquatico, che permetteva di manovrare agevolmente l’uscita delle galee dopo il varo. 

In tale stampa è possibile notare anche che i setti murari dei tezoni aquatici de San Cristoforo erano costruiti con le solite ampie aperture formate da arcate a tutto sesto girate su capitelli a foglia d'acqua poggianti su colonne in pietra d'Istria. L'elemento architettonico aggiunto, con funzioni di alleggerimento e di scarico, era l'esistenza di una seconda apertura, sopra la prima, posta quasi a livello dell'imposta delle capriate, derivante dall'innalzamento delle murature che fu richiesto dall’aumentata stazza del naviglio che vi si doveva ormeggiare.


Caduta la Repubblica nel 1797, passati indenni nel corso delle occupazioni francesi ed austriache, dopo l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, a partire dal 1903 gli stravolgimenti strutturali subiti dai tre tezoni aquatici de San Cristoforo (compresi, in questa area, anche i dodici tezoni della novissima granda e il primo dei quattro tezoni bassi a Loreto), hanno comportato la demolizione di un tratto di circa quindici metri della loro lunghezza verso la darsena, trasformandone il tratto antistante in una banchina-fondamenta; la chiusura delle fronti; la distruzione completa delle antiche e caratteristiche coperture a quattro falde compreso un tratto in altezza dei muri, sui quali vennero ricostruite le nuove tettoie a due spioventi utilizzando capriate del tipo Polonceau oppure del tipo all'inglese. Anche all'interno i fabbricati vennero profondamente rimaneggiati, con il tamponamento delle arcate esistenti e lo spostamento delle colonne. Non vennero risparmiate nemmeno le arcate di servizio della retrostante fondamenta che lungo il muro di cinta correva attraversando in prospettiva la fila dei diciannove tezoni.

Perduto definitivamente il contatto con l'acqua, i tezoni aquatici de San Cristoforo vennero adibiti dapprima a magazzini e ad officine meccaniche, in seguito abbandonati ed ora (2007) restaurati e recuperati a funzioni espositive.

QUARTIER DE NOVISSIMA GRANDA

 

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