forni publici del biscòto

CAXA DE L’ARSENAL

La fondazione del complesso edilizio che anticamente ospitava i forni publici del biscòto risale quasi certamente al 1200 ed un tempo esso risultava separato dall’acqua del canal de San Marco da una stretta fondamenta.

In seguito rinnovato nel corso del 1473, poi ancora restaurato nel 1595/1596, il complesso formava un rettangolo posto accanto allo sbocco del rio de la madona (poi rio de l’arsenal) nel canal de San Marco, sul punto più agevole dove effettuare il rifornimento del biscòto prima della partenza verso il mare aperto.

La lunga facciata principale dell’edificio può essere suddivisa in due parti: quella più antica, verso ovest, che risale al 1400 e quella cinquecentesca, verso est, realizzata dopo il coevo restauro. Cinque sono i portali d’ingresso che si aprono (o si aprivano, prima delle manomissioni) per consentire l’agevole e rapido passaggio delle vettovaglie dal magazzino alle galee. La loro individuazione è resa più semplice dall’apposizione del numero anagrafico.


Partendo dalla parte più antica, sul portale (anagrafico 2187) si trovano gli stemmi dei Patroni a l'Arsenal in carica a quel tempo, nobilomeni di Ca’ Mocenigo, Ca’ Boldù e Ca’ Erizzo (secolo XIV-XV).

Il portale successivo (anagrafico 2181) è collocato nel mezzo di un tratto di muro merlato, abbellito da decorazioni marmoree in tardo stile archiacuto di gusto orientale del XV secolo. Nell’attico al di sopra della porta sono collocati gli stemmi di Ca’ Priuli, Ca’ Mocenigo e Ca’ Erizzo


Tre sono invece i portali cinquecenteschi ricavati nella facciata successiva.

Sul portale cinquecentesco (anagrafico 2180) che segue, oggi purtroppo ridotto a finestra, riprende la costruzione stilistica adottata per l’ultimo dei tre: sulla trabeazione sono scolpite le armi dei tre Patroni a l'Arsenal, rispettivamente nobilomeni di Ca’ Giustinian, Ca’ Donà, e () affiancati rispettivamente dalle iniziali A.Z.; N.D.; B.M.; dopo la cornice aggettante sta collocato l'attico con ai lati le armi dei Provedadori a l'Arsenal di Ca’ Giustinian e Ca’ Erizzo affiancati dalle rispettive iniziali M.Z. e M.E. e al centro, ormai gravemente danneggiata nella parte inferiore, si trova incisa la seguente iscrizione:

CADENTIA PRAENIMIA VETUSTATE TECTA / MARITIMAE CLASSIS PANI ASSERVANDO DICATO / REI FRUMENTARIE PRAEFECTI IN HOC MEMOREM / FORMES RESTITUERUNT ANNO / MDXCVI

Il portale successivo (anagrafico 2179) costituiva certamente l'ingresso principale, prova ne sia che esso è nobilitato dalla collocazione, oltre la cornice aggettante, dell'arma del Dose Marino Grimani, sormontata dal corno ducale con la data MDXCV ed ai lati due allegorie. L'attico del frontespizio è coronato da un prezioso bassorilievo che rappresenta Venezia in un'immagine allegorica assai rara (appare solo sul ponte dei sospiri e sopra la porta da tera del tezon del bucintoro), ossia Venezia in veste di giustizia, reggente la bilancia e la spada, seduta fra i leoni, opera del secolo XVI - XVII. In questo contesto i felini rappresentano la celestialità, poichè chi garantisce la giustizia ispirata da Dio siede, al pari di Re Salomone, "inter leones". Non a caso dunque questa impresa stava raffigurata anche sulla polena del Bucintoro.

Sulla trabeazione del terzo ed ultimo portale (anagrafico 2178) sono scolpite le armi dei Patroni a l'Arsenal, nobilomeni di Ca’ Giustinian, Ca’ Cappello e Ca’ Vendramin; dopo la cornice aggettante, qui malamente sbrecciata, è collocato l'attico con ai lati le armi dei Provedadori a l'Arsenal di Ca’ Gritti e Ca’ Navagero e al centro, ormai difficilmente leggibile, vi è incisa la seguente iscrizione:

HAEC AEDIFICAM VETUSTATE AD RUINAM PROVED. / ALEX. GRITO PIETRO NAVAGERO SUPRA PROVISORIBUS / PIETRO IUSTINIANO PETRO CAPPELLO ET ANDREA VENDRAMINO / REI FRUMENTARIE PRAEFECTIS AD PANEM NAUTICUM / REPONENDO INSTAURATA SUNT UT EX URBE / CLASSI AD EAM ALENDA CIBARIA IN OUNE [...]


La produzione dei grandi forni era interamente destinata a soddisfare il fabbisogno dell'armata di mare. Il panem nauticum, ovvero il famoso biscòto (oggi meglio conosciuto come galletta), costituiva infatti l’alimento base degli equipaggi. Va notato che l’altissima qualità degli ingredienti utilizzati per la preparazione del biscòto veneziano (la cui ricetta originale è purtroppo andata perduta) era di grado così elevato che una partita di questo alimento sbarcata a Candia (odierna Creta) nel 1600, venne gustata ancora integra e commestibile dai Francesi nel 1800.


Caduta la Repubblica nel 1797, il complesso produttivo venne ancora utilizzato per qualche tempo, per essere poi definitivamente abbandonato dagli Austriaci. Con il tempo le coperture del tetto cedettero e con esso le sottostanti volte a vela in cotto che caratterizzavano l’interno l’edificio.

Rimasto a disposizione della Marina Militare, vennero sgomberate le macerie e ne fu ricavato un ampio cortile in cui sono ancora visibili le tracce dei resti di ventinove imponenti forni, a cui si aggiungono i tre che sono sopravvissuti integri fino ai nostri giorni.

L’originario andamento dell’antica fondamenta è oggi ricordato da alcune rade listarelle di marmo bianco che spiccano sulla trachite grigia della pavimentazione dell’odierna riva de la Ca' de Dio, realizzata con i lavori di allargamento della banchina eseguiti nella prima metà del Novecento.

Oggi il complesso è la sede del circolo sottufficiali della Marina Militare.

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