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    | In memoria di Angelo Emo Nato a Venezia il 3 gennaio 1731 da
    Giovanni, Procurator de San Marco e studioso di nautica e
    matematica. Entrò in marina a vent’anni come Nobile de nave, nominato Sopracomito fu incaricato nel 1758, a
    soli 27 anni, di comandare una missione in Portogallo, dove con la sua
    abilità marinara portò in salvo per ben due volte il vascello San Carlo
    Borromeo rimasto senza timone durante una tempesta atlantica.  Servì in seguito la Repubblica quale Provedador a la Sanità e Essecutor
    a le Aque. Nominato Admiraglio
    a l’Arsenal, ne rinnovò la struttura facendo istituire scuole
    tecniche di costruzione navale, per la formazione dei piloti e dei capitani
    delle navi; introdusse nella costruzione delle navi la tecnica di
    costruzione della “doppia ordinata”, su modello dei vascelli atlantici. Nel 1784, nominato Capitano Straordinario delle Navi, comandò la
    storica impresa contro il Bey di Tunisi, che taglieggiava il commercio
    veneziano, bombardando Biserta, Sfax, Suusa e Tunisi.  Per i suoi meriti, nel 1786 fu nominato
    Procurator de San Marco. Morì a Malta, all’età di 61 anni a
    bordo della sua nave, la prediletta fregata grossa Fama, il 1° marzo 1792. Il suo monumento funebre, donato dallo
    Stato, fu innalzato nella chiesa dei Servi e dopo la sua demolizione, esso
    fu spostato e ricomposto nella chiesa di San Biasio
    ai forni.  |  Oltre ai vascelli, l'Arsenale costruì
  anche numerose fregate
  di due classi: le più grandi, da 44 o 46 cannoni, furono classificate fregate grosse,
  mentre le più piccole, da 32 bocche da fuoco, fregate leggere. Queste unità
  furono la risposta al bisogno di differenziare i compiti, introdotta presso
  le marine nel XVIII secolo; sebbene si caratterizzassero per essere navi meno
  potenti e meno costose dei vascelli, tuttavia esse erano perfettamente adatte
  a espletare con successo i servizi minori di pattugliamento, scorta e
  contrasto alla pirateria affidati alla Veneta Marina, per i quali era
  sufficiente una modesta potenza offensiva ma necessaria una maggiore velocità
  e agilità di manovra. Per risalire alla loro concezione,
  bisogna partire dalla fine della seconda guerra di Morea,
  cioè dal 1719 circa, quando la
  flotta mercantile veneziana iniziò a mutare notevolmente la propria
  composizione qualitativa. Messa di fronte all’intensificarsi delle azioni di
  pirateria da parte degli Stati “barbareschi” del nord Africa, i mercanti
  veneziani, i più colpiti dalle scorrerie, risposero con la costruzione di
  bastimenti sempre più piccoli ma anche più veloci e meglio armati. Fu questo
  il periodo in cui entrarono in servizio le “marciliane”,
  le “tartane”,
  le “polacche”,
  gli “sciabecchi”.
   Le ridotte dimensioni delle navi
  mercantili crearono però dei seri problemi alla Veneta Marina, le cui unità d’altura
  dell’Armata grossa erano dotate di
  alberi di grandissime dimensioni (più alti dei coevi vascelli francesi e
  inglesi), pezzi di rispetto che ora le navi mercantili non potevano più
  trasportare. Poiché della velocità e della regolarità dell’approvvigionamento
  delle proprie navi da battaglia, ovunque si trovassero a navigare, la
  Repubblica ne fece sempre una questione di prima importanza, nel 1720 fu ordinata all’Arsenale la
  costruzione di due navi, classificate fregate grosse che, oltre alle normali
  mansioni militari, fossero anche in grado di garantire il rifornimento di
  alberi di rispetto alla base di Corfù. Per svolgere al meglio la loro
  attività di carico e scarico, le due navi vennero fornite di due “rombi” (portelli
  stagni) a poppa, posti poco sopra la linea di galleggiamento. Realizzate leggermente
  più lunghe (110 piedi veneti) e più strette (33 piedi veneti), rispetto ai vascelli
  di secondo rango, il coefficiente di finezza dello scafo le rendeva dunque fregate,
  imbarcazioni assai veloci che presero il nome dall’omonimo uccello marino. 
   
    | Fregata grossa
    veneziana - classe “SANT’ANDREA 2°” |  
    | Colomba p.v.110
    (m.38,25) - madiere p.v.33
    (m.11,48) - immersione p.v.16,50 (m.5,73) Armamento
    da fregata grossa: 40 cannoni (20 da 30 libbre in
    corridoio, 20 da 14 sul ponte; armamento da vascello di
    secondo rango: 56
    cannoni (24 da 30 in corridoio, 24 da 14 sul ponte di coperta, 8 da 12
    sul cassero). La classe “Sant’Andrea
    2°”, non era dotata del cassero (ma ne era prevista l’eventuale
    realizzazione) e fu espressamente concepita per il trasporto di alberi da
    nave di ricambio da Venezia alle basi di Cattaro
    e Corfù. SANT’ANDREA
    2°  ordinata 1720, impostata 1722, varata 1724,
    demolita 1747 (23 anni di servizio) SAN
    VINCENZO ordinata 1720, impostata 1722, varata 1730,
    incendiata a Corfù 1752 (22 anni di
    servizio) CERVO
    D’ORO varata 1743, naufragata 1750 (7 anni di servizio) |  Con le unità
  della classe Sant’Andrea 2°, l’Armata grossa
  aveva potuto maturare una grande esperienza, sebbene le fregate grosse veneziane
  fossero navi piuttosto grandi per poter essere classificate fregate tanto che, se messe a confronto
  con le pari classe da 40 cannoni britanniche, risultavano gigantesche. Erano però
  le navi più indicate per navigare nel Mediterraneo, sia a caccia di pirati e sia
  per il pattugliamento a protezione delle rotte dei commerci marittimi della
  Serenissima. Dotate all’interno di ampi spazi, consentivano un’ottima
  abitabilità all’equipaggio nelle lunghe crociere per mare e il loro armamento
  “leggero” di 40 cannoni risultava essere più che adeguato negli scontri con i
  pirati, ora facilmente intercettabili e raggiungibili grazie alla velocità
  impressa al naviglio dall’enorme velatura. Velocità d’altronde indispensabile
  anche per garantire rapidi collegamenti fra Venezia e la base di Corfù, sia
  per il trasporto di personale che per il trasporto di materiale.  Le ottime unità della classe seguente, la
  San Michiel
  Arcangelo, introdussero un’innovazione molto importante: le navi da
  guerra dell’epoca, vascelli o fregate che fossero, avevano a prua un punto
  debole costituito dalla “palmetta” (ossia la rientranza che interrompeva la
  continuità dello scafo vero l’alto) posta in prossimità della “serpa”, a sua
  volta delimitata, all’inizio del cassero di prua, da una paratia verticale.
  Questa discontinuità indeboliva la struttura delle fiancate nella parte alta
  dello scafo e ne abbassava notevolmente l’altezza di costruzione a prua, con
  seri problemi in caso di mare mosso. Tale architettura, era però giustificata
  dalla presenza delle manovre delle vele poste sull’alberetto di civada. Quando però attorno al 1730 l’alberetto
  fu sostituito dall’asta di fiocco, le relative manovre si attestarono sul
  cassero di prua per cui la “palmetta” si rivelò non più necessaria. In
  Arsenale questo vantaggio fu subito compreso e la “palmetta” fu tosto abolita,
  innalzando le murate di prua fino alla sommità del cassero e dando finalmente
  allo scafo una nuova forma, più “moderna”. Questa innovazione, tipica delle
  navi della Veneta Marina della seconda metà del settecento, fu adottata nelle
  fregate americane e sulle navi francesi cinquant’anni dopo e dalla marina
  britannica ben settant’anni dopo.     
   
    | Fregata grossa
    veneziana - classe “SAN MICHIEL ARCANGELO” |  
    | Colomba
    p.v.110 (m.38,25) - madiere
    p.v.35 (m.12,17) - immersione p.v.16,50 (m.5,73) Armamento
    da fregata grossa: 40 cannoni (20 da 30 libbre in corridoio,
    20 da 14 sul ponte di coperta; fu però subito armata come vascello
    di secondo rango: 56
    cannoni (24 da 30 in corridoio, 24 da 14 sul ponte di coperta, 8 da 12
    sul cassero). Le unità della classe “San Michiel Arcangelo”, leggermente
    allargate rispetto alla precedente, erano dotate del cassero e furono
    utilizzate in combattimento, per il pattugliamento ma anche per il
    trasporto di alberi da nave di ricambio da Venezia alle basi del Levante. nave SAN MICHIEL ARCANGELO varata 1749, demolita 1774 (25 anni di servizio) nave GIGLIO D’ORO varata 1749, demolita 1769 (19 anni di servizio) nave CONCORDIA impostata 1767, varata 1773, ridotta in
    pontone 1793 (20 anni di servizio) nave MINERVA  impostata 1767, varata 1773, preda
    bellica francese a Corfù 1797 (24
    anni di servizio) |    
   
    | Fregata grossa
    veneziana - classe “SPERANZA” |  
    | Classe “Speranza” Colomba
    p.v.110 (m.38,25); madiere
    p.v.33,36 (m.11,7); immersione p.v.16,68 (m.5,80) Armamento
    da fregata grossa: 40 cannoni (20 da 20 libbre in
    corridoio, 20 da 12 sul ponte di coperta; fu però subito armata come vascello
    di secondo rango: 58
    cannoni (24 da 20 in corridoio, 24 da 12 sul ponte di coperta, 10 da 12
    sul cassero). Costruita in ottemperanza alla decisione del 1744 di
    realizzare navi di secondo rango da 110 piedi veneti in colomba, la nave si
    rivelò difettosa,stringendo male il vento in bolina, non reggendo il mare
    mosso e risultando poco stabile anche in mare calmo. Fu modificata nella
    base di Corfù, eliminando il casseretto di poppa, alleggerendo l’armamento
    e aggiungendo dei bottazzi sulle fiancate che la
    allargarono a 35 piedi veneti (m.12,17). Le modifiche non diedero però i
    miglioramenti attesi. nave SPERANZA  varata 1752, demolita 1722 (20 anni di servizio) |  
    | Classe “Speranza”
    modificata Colomba
    p.v.110 (m.38,25); madiere
    p.v.33,36 (m.11,7); immersione p.v.16,68 (m.5,80) Armamento
    da fregata grossa: 40 cannoni (20 da 20 libbre in
    corridoio, 20 da 12 sul ponte di coperta; fu però armata subito come vascello
    di secondo rango: 58
    cannoni (24 da 20 in corridoio, 24 da 12 sul ponte di coperta, 10 da 12
    sul cassero). Impostata nel 1750, nel 1755 il Proto dei Marangoni
    incaricato della direzione dei lavori di costruzione fu destituito per
    incompetenza dall’Inquisitor a l’Arsenal, che gli contestò ignoranza nel campo
    dell’architettura navale. Pur subendo sullo scalo le modifiche già
    apportate per correggere la Speranza, non
    fu comunque mai ritenuta una buona nave, per cui il modello non venne più
    replicato. nave SAN VINCENZO FERRER impostata 1750, varata 1757, demolita
    1776 (19 anni di servizio) |    
   
    | Fregata grossa
    veneziana - classe “VIGILANZA” |  
    | Colomba
    p.v.110 (m.38,25); madiere p.v.35
    (m.12,17); immersione p.v.16,5 (m.5,73) Armamento
    da fregata grossa: 40 cannoni (20 da 30 libbre in
    corridoio, 20 da 14 sul ponte di coperta; armamento da vascello
    di secondo rango: 56
    cannoni (24 da 30 in corridoio, 24 da 14 sul ponte di coperta, 8 da 12
    sul cassero). nave VIGILANZA varata 1757, demolita 1777 (20 anni di servizio) nave ERCOLE  varata 1761, demolita 1781 (20 anni di servizio) nave SIRENA  impostata 1774, varata 1778, naufragata
    1795 (16 anni di servizio) |  L’unità Fama
  fu una fregata
  grossa destinata a conquistarsi grande celebrità diventando la
  nave ammiraglia di Angelo Emo, il quale la ritenne
  sempre una nave superiore a tutte le altre mai avute in dotazione dall’Armata grossa veneziana. Pur avendo le misure
  della classe di vascelli di primo rango Leon
  Trionfante delle prime due serie, essa si distingueva per un puntale di
  stiva leggermente inferiore per cui la batteria bassa di cannoni risultava essere
  più vicina all’acqua. Nave Fama era assai
  veloce e contro la quale anche un vascello di primo rango avrebbe incontrato
  seri problemi.  
   
    | Fregata grossa
    veneziana - classe “FAMA” |  
    | Colomba
    p.v.122 (m.42,42); madiere p.v.37
    (m.12,86); immersione p.v.17,5 (m.6,08) Armamento
    66 cannoni (26 da 40 libbre in
    corridoio, 26 da 30 sul ponte di coperta, 12 da 14 sul cassero). Fregata grossa
    utilizzabile come vascello di secondo rango, “di nuova costruzione” ossia
    con struttura interna “a doppia ordinata”.  nave FAMA  impostata 1782, varata 1784; preda
    bellica francese a Corfù 1797. Nave Fama fu l’ammiraglia della flotta allestita per la
    spedizione condotta da Angelo Emo contro i pirati
    barbareschi e riportò le spoglie dell’ultimo grande Ammiraglio in Patria
    nel 1792. nave GLORIA VENETA 2°  impostata 1782, varata 1794, preda bellica
    francese a Venezia 1797.  Nave Gloria Veneta 2° fu utilizzata dai francesi
    per portare alla base di Corfù la notizia della caduta della Repubblica.
    Per evitare che venisse affondata a cannonate, entrò in rada issando a
    poppa la bandiera di San Marco. |    
   
    | Fregata leggera
    veneziana - classe “COSTANZA 2°” |  
    | Colomba
    p.v.93 (m.32,33); madiere
    p.v.28,5 (m.9,91); immersione p.v.14,25 (m.4,95) armamento
    28 cannoni (20 da 20 libbre sul
    ponte di coperta e 8 da 12 sul cassero). nave COSTANZA 2° varata 1757, demolita 1775 (18 anni di servizio) nave TOLLERANZA varata 1757, naufragata 1771 (14 anni di servizio) nave BRILLANTE impostata 1774, varata 1778, preda
    bellica francese 1797 (19 anni di
    servizio) |    
   
    | Fregata leggera
    veneziana - classe “PALMA” |  
    | Colomba
    p.v.105 (m.36,51); madiere
    p.v.33,45 (m.11,26); immersione p.v.16,20 (m.5,63). armamento
    38 cannoni (26 da 20 libbre sul
    ponte di coperta e 12 da 12 sul cassero). Fregata leggera
    da 13 portelli (terzo rango) “di nuova costruzione”, ossia con struttura interna
    “a doppia ordinata”. nave PALMA impostata 1782, varata 1784, preda
    bellica francese a Corfù 1797 (18
    anni di servizio) nave BELLONA impostata 1785, varata 1788, preda
    bellica francese 1797, preda bellica austriaca 1798, demolita dai francesi
    1807 (19 anni di servizio). Navigò da Venezia a Pesaro e ritorno per
    portare in città papa Pio VII per il conclave che si svolse nell’isola di
    San Giorgio Maggiore nel 1800. nave MEDUSA impostata 1788, varata 1791, preda
    bellica francese a Corfù 1797 (6  anni di servizio) |    
   
    | Fregata leggera
    veneziana - classe “PALLADE” |  
    | Colomba
    p.v.105 (m.36,51); madiere p.v.32
    (m.11,13); immersione p.v.14,25 (m.4,95). armamento
    24 cannoni da 20 libbre. Fregata leggera
    da 12 portelli (terzo rango) “di nuova costruzione”, ossia con struttura
    interna “a doppia ordinata”. Erano prive della batteria superiore e la loro
    funzione era quella di nave appoggio per l’Armata. nave PALLADE varata 1786, autoaffondata 1797 (11 anni di servizio) Il capitano,
    Luc’Andrea Corner, ebbe notizia della caduta della Repubblica mentre
    pattugliava in mare ma non volle consegnare la nave ai francesi e quindi
    non rientrò alla base di Corfù. Fece invece rotta verso Cagliari e qui
    giunto congedò l’equipaggio e autoaffondò la nave.
    Fu l’ultima unità della Veneta Marina a portare per mare la bandiera
    di San Marco.  nave VENERE varata 1786, naufragata 1787 (1 anno di servizio). |    
   
    | Fregata leggera
    veneziana - classe “CERERE” |  
    | Colomba p.v.105
    (m.36,51); madiere p.v.32
    (m.11,13); immersione p.v.14,25 (m.4,95). armamento
    32 cannoni (24 da 20 libbre sul
    ponte di coperta e 8 da 12 sul cassero di poppa). Fregata leggera
    da 12 portelli (terzo rango) “di nuova costruzione”, ossia con struttura
    interna “a doppia ordinata”. Fu l’ultima nave da guerra ad essere varata in Arsenale durante la
    Repubblica veneziana. nave CERERE impostata 1788, varata 1794, preda
    bellica francese a Corfù 1797 (3 anni
    di servizio).  |  Compiti di ancora minore impegno, che
  presso altre marine erano affidati alle corvette, nella Marina veneta erano
  espletati da imbarcazioni tradizionali come i brigantini e le golette.
  Nonostante ciò, nell'ultimissimo periodo della Repubblica, si ritrova anche
  la costruzione di una corvetta. 
   
    | Corvetta veneziana
    - classe “AQUILA” |  
    | nave
    AQUILA |    
   
    | Guido Ercole: “Vascelli e fregate della Serenissima”. Gruppo
    Modellistico Trentino di studio e ricerca storica Trento, 2011 |      |