officina artiglieria

CAXA DE L’ARSENAL

Giunti al termine dello stradal de campagna, varcata la porta de l'artiglieria e percorso il breve tratto successivo della strada all’artiglieria (fiancheggiata a sinistra dal deposito de bale, granate e mitraglie e poi dalle sale de le armi e a destra dalle sale de l’artiglieria e poi dal parco de le bombarde) si giunge nei pressi della testata sud dell’officina artiglieria.

L’edificio, costituito dal solo pé pian (piano terra), venne costruito fra il 1530 e il 1550 per poi essere restaurato nel corso del 1561. Lungo circa duecento metri, addossato al muro di confine est che è bagnato dal rio de San Gerolamo, il singolare sviluppo del corpo di fabbrica crea uno spazio assai suggestivo, arrivato a noi quasi completamente intatto tra quelli realizzati durante la sistemazione cinquecentesca dell’Arsenale.

Gli accessi ai depositi e alle officine erano garantiti da sedici grandi porte bugnate ad arco a tutto sesto, ravvicinate a coppie di due a due, ciascuna intervallata da finestre, secondo un partito architettonico che ripete la sequenza due finestre, una porta, una finestra, una porta, due finestre.

L’unitarietà della facciata non corrispondeva però ad un uso unitario degli interni, infatti procedendo da sud a nord l’officina artiglieria occupava uno spazio pari a dodici porte, mentre le ultime quattro introducevano in realtà ad un grande deposito legato all’attività che si teneva nell’area dei tezoni bassi a l'isolotto.

All’interno dell’officina artiglieria era concentrata la produzione di artiglierie da campagna, di armi bianche, di moschetti ed archibugi, di armature e di palle di ferro e di piombo, con destinatari sia lo Stato che i privati. Dopo la grande vittoria navale di Lepanto del 1571, vi furono depositati i 131 cannoni in bronzo facenti parte del bottino di guerra veneziano.

Stando alla pianta redatta nel 1798 dal Maffioletti sullo stato dell’Arsenale alla caduta della Repubblica, procedendo da sud a nord, l'officina artiglieria, era suddivisa come segue:

a)       deposito di attrezzi vari per l'artiglieria;

b)       deposito con soppalco per artiglieria da terra;

c)       officina con soppalco per i tornidori;

d)       deposito con soppalco per artiglieria da campagna;

e)       deposito con soppalco per artiglieria da campo e cavallo in legno per simularne il carico;

f)        deposito con soppalco di ferramenta ad uso dell'artiglieria;

g)       deposito di carbone per l'artiglieria;

h)       piccolo deposito di materiale vario e accesso alla torre perimetrale di sorveglianza.

Lungo la strada scoverta di servizio, affastellata al muro dell'officina artiglieria, era disposta fino a circa metà del percorso, una fila di canne da cannone fuse in bronzo; più oltre facevano invece bella mostra proietti di vario calibro ordinatamente raccolte a formare basse piramidi. 

All’altezza dello studio e laboratorio de artiglieria e all’officina de fravi per l'artiglieria si concludeva la parte di pertinenza dell’officina artiglieria, da questo punto in poi il resto dell’edificio entrava nell’orbita delle attività assegnate all’area dei tezoni bassi a l'isolotto.


Caduta la Repubblica nel 1797, durante la seconda occupazione francese (1806-1814), nel corso del 1809, il settore costituito dalla porta de l'artiglieria, il deposito de bale, granate e mitraglie, le sale de le armi, le sale de l’artiglieria, l'officina artiglieria, l'officina dei fravi e il museo de l'artiglieria, assunse la denominazione di Arsenal de terra, venne completamente isolato dal resto del complesso industriale, dando vita ad una organizzazione autonoma adibita alla produzione di artiglieria per uso terrestre. L'accesso dall'interno avveniva solo attraverso la porta de l'artiglieria, mentre dall'esterno era necessario percorrere tutta la calle de San Zuane in rielo, in contrada San Piero de Castelo, dove venne gettato un ponte in legno che scavalcando il rio de San Gerolamo  collegava la calle ad una porta ricavata nel 1809 sull'antico muro di cinta.


Nel 1866, con l'annessione del Veneto al Regno d'Italia, l'Arsenal de terra venne nuovamente congiunto alla grande fabbrica, per essere impiegato per la fusione e la conservazione delle artiglierie di piccolo calibro e delle armi portatili, nonché per il servizio alle armi subacquee; l'ingresso dall'esterno venne murato e il ponte demolito, ripristinando l'antico isolamento.

Un collegamento diretto con l'esterno da questo lato continuò tuttavia ad esistere, venendo però spostato nell’area dei tezoni bassi a l'isolotto, dove una passerella (ancora oggi esistente) passando sopra il rio de San Gerolamo, collega l'Arsenale con l'area dell'ex chiesa e convento di San Daniel, divenuta zona militare con i decreti di soppressione napoleonici del 1806.


Nel corso del tardo Ottocento e poi del Novecento, alcuni dei grandi portali dell’officina artiglieria furono semichiusi per essere trasformati in finestre. Un tratto della strada scoverta che in antico separava l’edificio dal parco de le bombarde è stato invaso con la costruzione di nuovi edifici e la parte rimanente trasformata in una corte interna di servizio, così che due delle grandi porte vennero completamente occultate alla vista, mentre la parte finale sud è parzialmente visibile, slegata dal contesto, solamente dalla piccola corte interna.

Ai nostri giorni il fabbricato è passato in gestione alla Biennale di Venezia, che dopo un restauro di risanamento e consolidamento, lo ha destinato ad ospitare esposizioni internazionali d’arte.

 

QUARTIER DE L’ARTIGLIERIA

 

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