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Quando, il 14
marzo del 1509, nonostante gli
sforzi profusi dagli arsenalotti un
violento incendio, propagatosi nei pressi della caxa de le polveri, arrivò fatalmente a lambire il tezon
del salnitro, la detonazione che ne seguì provocò la distruzione degli
edifici adiacenti ed il crollo di un lungo tratto del muro di cinta
prospiciente il Rio de San Daniel. Ultimate le riparazioni, la produzione riprese regolarmente fino al 1522, quando, trovandosi a discutere sulla sicurezza dell'Arsenale, il Senato decretò che in attesa di una soluzione definitiva, la polvere da sparo venisse suddivisa in piccoli lotti da custodire ai piani alti di alcune delle numerose torri che scandivano il lungo perimetro del muro di cinta. Successivamente, nel corso del 1535, Dose Piero Lando, ebbe inizio il quarto ampliamento dell'Arsenale mediante l'utilizzo della zona barenosa posta nell'estremo angolo nord-ovest, fra la laguna, il monastero di San Francesco de la vigna e quello della Celestia. I lavori di consolidamento e di costruzione del nuovo muro di cinta terminarono nel 1539 ed in questa nuova area, chiamata recinto de le polveri, vennero rapidamente trasferite dal deposito de le polveri le officine, la macina e quindi nuovamente concentrato il deposito del salnitro; nonostante ciò la nuova collocazione non fu ritenuta unanimemente consona dal Senato, dove infatti un gruppo minoritario di senatori fece notare che la questione della sicurezza non era stata affatto risolta e che inoltre, proprio lì accanto, era ormai giunto a compimento l'escavo della vasca de le galeazze mentre a breve sarebbero partiti i lavori per la costruzione di sei nuovi tezoni atti ad ospitare appunto la costruzione della galeazza. Sensate osservazioni che rimasero però lettera morta. Il Senato ritornò sulla materia nel 1555, questa volta il dibattito approdò alla decisione di spostare il deposito del salnitro al di fuori dell'Arsenale, suddividendone una parte in appositi caselli da polvere da costruirsi in alcune isolette della laguna e concentrandone la maggior quantità possibile nei depositi da realizzarsi presso la remota isoletta di Sant'Angelo di Contorta (Sant’Angelo della Concordia), che da quel momento fu denominata Sant'Angelo de la polvere (dell'isola non si conservano immagini, poichè il 29 agosto 1689 un fulmine colpì gli ottocento barili custoditi nell'isola, causando la subitanea distruzione del muro di cinta, delle quattro torri agli angoli e del portale d'entrata). Stavano per essere ultimati i caselli da polvere (nelle isole della Certosa, San Secondo, Santo Spirito, Poveglia, Lazzaretto Vecio, Lazzaretto Novo) e la trasformazione in polveriera dell'isola di Sant'Angelo de la polvere, quando nella notte tra il 14 e il 15 settembre del 1569 un improvviso e violento incendio si sviluppò dentro il recinto de le polveri, causando un ulteriore terribile scoppio che distrusse le "teze ed edifici de le macine" nonchè un ampio tratto delle mura perimetrali che erano state appena completate per isolare dalla laguna la vasca de le galeazze. Dopo
di ciò, mentre la custodia delle polveri venne rapidamente e definitivamente
spostato all'esterno, in Arsenale rimase, fino alla caduta della Repubblica,
la sola preparazione del salnitro. Sulla
base della pianta redatta nel 1798 dal Maffioletti sullo stato dell’Arsenale
alla caduta della Repubblica, si desume che il recinto de le polveri aveva ormai cessato di essere
usato come tale; addossata alle mura del lato settentrionale era stata
costruita la scuola dove i garzoni
imparavano la teoria del mestiere prescelto (marangon, calafato, remer, segador), mentre la spianata veniva utilizzata per la prova dei
fucili. All’estremo
angolo nord-ovest, dalla parte esterna, sul muro di cinta si notano i resti
della torre perimetrale detta della
Celestia
con la lapide dedicatoria tutt’ora in loco. Caduta la
Repubblica nel 1797, il recinto delle
polveri
non subì manomissioni di rilievo durante le occupazioni francese ed
austriaca. Annesso
il Veneto al Regno d’Italia nel 1866, il progetto di riordino dell’Arsenale approvato
dalla Regia Marina comportò la demolizione degli edifici esistenti e la
costruzione di due nuovi depositi che occuparono il centro dell’antica
spianata. Quando nel 1964 l’Arsenale cessò ogni attività produttiva, i due capannoni vennero utilizzati per qualche tempo come deposito, quindi vennero completamente abbandonati. In seguito le infiltrazioni d’acqua dovute alla pioggia fecero crollare le coperture e così ancora oggi (2008) sono i due edifici, che a stento si intravvedono fra la rigogliosa vegetazione che tutto ha inesorabilmente ricoperto. |
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