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La tradizione vuole che la fondazione della chiesa e del monastero di Santa Maria in Gerusalemme detta de le Verzene (ovvero delle Vergini) sia da attribuire al Dose Sebastiano Ziani, che fu in ciò ispirato da papa Alessandro III in occasione della sua venuta a Venezia per la storica riappacificazione con il Barbarossa. In realtà, si tratta di un diverso Dose di casa Ziani, Piero, e del cardinale Ugolino dei conti di Segni, futuro papa Gregorio IX, che venne in città per chiedere l'appoggio della Repubblica contro Federico II, nel 1224. Posto al termine
della salizada streta, in antico
l’unico collegamento pedonale esistente era costituito dal ponte de le Verzene, che immetteva in un campetto aperto sul
rio
de le Verzene
e delimitato sui tre lati restanti da
alte mura che si saldavano sulla fronte di una grande casa a due piani, il
cui portale in stile gotico costituiva l'entrata al convento. La chiesa, che
non aveva alcun accesso diretto dalla pubblica via, aveva l'abside rivolta
secondo la tradizione verso est, guardando il canal de San Piero de Castelo, mentre la
fronte si affacciava sullo stretto sagrato a ridosso delle costruzioni che
formavano il convento. Il massiccio campanile aveva caratteristiche
architettoniche tipiche del XIII secolo. Il monastero era sottoposto allo jus patronato dogale, ed infatti il Dose interveniva di persona o si faceva rappresentare dal Vicedose, in occasione dell'investitura della badessa. Con decreto 23 aprile 1613 si stabilì che il primo maggio di ogni anno il Dose e la Signoria avessero da visitare in forma la chiesa e il monastero e tale usanza fu rispettata fino al 1797, la fine della Repubblica. Famoso a Venezia al
pari di quello di San Lorenzo o di San Zaccaria, esso era popolato da monache
provenienti dal fior fiore della nobiltà veneziana le quali venivano
forzosamente inviate alla clausura per non disperdere il patrimonio familiare. Caduta al
Repubblica nel 1797, durante la seconda occupazione francese (1806-1814), in
forza del decreto del 28 luglio 1806, la chiesa ed il convento de le Verzene vennero soppressi e le monache fatte
immediatamente sgombrare. Con un successivo decreto emesso il 29 novembre di
quello stesso anno, gli edifici sconsacrati vennero assegnati alle truppe di
Marina, che a loro volte ne presero possesso il 13 marzo 1807. Dal 1 febbraio
1809, chiesa e convento vennero adibiti ad ospitare il bagno penale, ovvero l'ergastolo marittimo. Il grande barco (coro pensile) che dall’entrata girava tutto attorno
raggiungendo la cappella maggiore, fu trasformato in infermeria per i
condannati, i quali venivano impiegati per espletare i lavori di fatica in
Arsenale. Un corpo di guardia venne alloggiato nel fabbricato adiacente, reso
libero dopo la soppressione della Schola
de la Visitazion.
Nel corso della seconda occupazione austriaca (1814-1848), nel 1822 il barco veniva abbattuto, mentre la completa demolizione di tutti gli edifici avvenne, con ripetuti interventi, fra il 1844 e il 1869. In questo periodo
il rio
de la guera,
che collegava agevolmente il rio de le Verzene con il canal
birià, evitando la circumnavigazione dell’isola de le Verzene passando per il canal de
San Piero,
ancora esisteva, separando l’eremo dall'Arsenale. Dopo l'annessione del Veneto al Regno d'Italia nel 1866, in conseguenza del progetto di riordino ed ingrandimento dell'Arsenale, predisposto nel 1867 dalla Regia Marina, nel 1875 l'isola de le Verzene venne organicamente annessa all'Arsenale, ciò allo scopo di poter disporre della vasta area per installare il deposito di combustibile per il naviglio. Tra il 1872 e il 1879 scomparve, interrato, il rio de la guera e a ridosso dell'antico muro di cinta dell'Arsenale vennero costruiti due grandi tezoni per il deposito del carbone ed in seguito per ospitare le enormi cisterne per il combustibile liquido. A questo proposito si noti che il tezon verso ponente fu costruito direttamente sul sedìme dell'antico rio de la guera essendo stato realizzato sfruttando, per le pareti di elevazione, il muro di cinta dell'Arsenal novissimo e quello dirimpetto de le Verzene. Ne è risultata una conformazione dell'edificio leggermente trapezoidale, che pose non pochi problemi al momento della realizzazione delle coperture, che alfine vennero eseguite impostando capriate di tipo "polonceau" a struttura mista ferro-legno-ghisa, primo esempio di questo tipo che venne sperimentato in Arsenale. Dopo il
completamento delle nuove mura perimetrali, in ricordo dell'antico complesso
religioso de le Verzene fu murato nel
lato che corre lungo il rio de le verzene, in una posizione davvero
infelice oltre che del tutto ingiustificata rispetto alla originaria collocazione
della chiesa o del convento, un composito portale che in origine stava collocato
forse nel chiostro del convento. Vi si trova raffigurato Dio Padre benedicente e sull’architrave la Madonna fra San Marco (S. M.) e Sant'Agostino (S. A.). La sottostante iscrizione recita: MD
LV III ADI II MA[r]ZO SPES
ET AMOR GRATO CARCERE
NOS RETINET S.
M. DELE VERZENE Altri resti salvati dalla distruzione del complesso religioso de le Verzene sono conservati presso le raccolte del Seminario Patriarcale: un grande lavabo, datato 1531, nella cui lunetta è stato inserito un pregevole bassorilievo del Quattrocento raffigurante il sigillo sepolcrale di Francesca Zorzi, morta nel 1428; nonché la pietra tombale di Marco Giustinian, diplomatico e duca di Candia, morto nel 1444. |
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