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Ospissi (ospizi), ospeai (ospedali) e ospedaleti (ospedaletti), costituivano una realtà assistenziale assai diffusa nel mondo medievale, e a Venezia questi istituti di ricovero, assistenza e di educazione dell'infanzia presentarono caratteristiche particolari per la quantità e la continuità nel tempo.
Quasi sempre fondati per iniziativa privata o direttamente promossi dalle schole e dalle confraternite de devozion, le prime strutture sorsero con il preciso proposito di raccogliere e di tenere in isolamento igienico i gruppi dei pellegrini che transitavano per Venezia diretti verso la Terra Santa. Successivamente, scemato che fu il fervore religioso, gli istituti si riciclarono dando assistenza ad ex marinai, alle vedove povere ed ai disabili delle varie Arti, arrivando infine a specializzarsi in veri e propri luoghi di degenza e di cura degli ammalati.
A Venezia alcuni di questi complessi acquistarono anche uno status aggiuntivo, di carattere altamente sociale, divenendo il luogo dove giovani orfani, specialmente fanciulle, venivano accolti ed educati a spese pubbliche, quindi avviati alla vita sociale in età adulta. Pur alternando e compenetrando, con una certa qual disinvoltura, la missione sanitaria e quella assistenziale, col tempo queste istituzioni videro una progressiva crescita nel campo educativo e culturale, che venne rivolto soprattutto verso l'educazione musicale.
Quando non vi provvedevano direttamente i religiosi o i confratelli, furono per lo più le terziarie, in dialetto veneziano le pizzòcare, cioè le suore laiche del terzo ordine dei francescani, domenicani e carmelitani che più frequentemente si dedicarono all'assistenza dei malati e degli indigenti, autentiche anticipatrici del moderno ruolo svolto dal corpo infermieristico.