la mariegola

schola dei Santi Marco e Foca

schola de la Purificazion de la Vergine Maria

dei calafai de l'Arsenal

SESTIER DE

 S. MARCO

La schola ebbe la sua prima sede nella chiesa della Carità, dove ebbe assegnato un altare, completo di pala e di due "doppieri di cera per aluminar lo Corpo di Christo". Il 7 luglio del 1330 viene deciso in mariegola di fare festa il giorno di San Marziale per ricordare le tre vittorie riportate dalle armi veneziane in quel giorno (a Zara, nel golfo, contro i padovani). Vengono trascritti gli obblighi religiosi e quelli in riguardo ai funerali dei confratelli, con pena per chi non vi partecipasse. La luminaria (quota associativa) viene fissata in ragione della capacità economica di ciascun iscritto. Va notato che già dalle prime deliberazioni assunte dal Capitolo si coglie l'orientamento verso un profondo senso di solidarietà nei confronti dei veterani inabili, che poi nel 1630 sfocerà nella costituzione di uno speciale sovvegno a beneficio degli ammalati.

Il 4 ottobre 1437 i Provedadori de Comun e i Giustizieri Vechi approvano la mariegola.

Nel 1454, dopo aver lasciato la chiesa della Carità ed essersi trasferita per qualche tempo nella chiesa dei Carmini, la schola si stabilisce nella chiesa di Santo Stefano, dove stringe un accordo con gli agostiniani che prevede: riunioni del Capitolo da tenersi nel refettorio del convento, possibilità di costruire il loro altare dalla parte del chiostro "darente al barco", posizionamento in sacrestia di un armadio per la custodia dei paramenti, l'assegnazione di un'arca dove tumulare i compagni defunti.

Nel 1461 viene deciso di festeggiare solennemente il giorno di San Marco (25 aprile), "conzando l'altar sollenissimamente e tuor trombetti e do pifari".

Nel 1497 i Provedadori de Comun e i Giustizieri Vechi approvano la decisione della schola di festeggiare anche San Foca (14 luglio), potendosi astenere dal lavoro e partecipando alla messa.

Nel 1526 viene stretto un accordo con il parroco di San Martin per poter realizzare un'arca all'interno dell'edificio che ospita la schola de devozion de San Martin.

Nel 1532 il Capitolo approva di spendere la somma di 10 ducati all'anno fino al completamento dei lavori per la costruzione della cappella nella chiesa di San Martin.

Nel 1562 la schola prende in affitto una stanza all'interno del primo chiostro dei domenicani a San Domenego de Castelo, per la somma di 5 ducati l'anno.

Nel 1564 viene acquistata un'arca dentro la chiesa di San Giacomo de la Zueca; viene annotato che una è a disposizione per le sepolture anche dentro al chiostro dei francescani della chiesa San Francesco de la vigna.

Nel 1569 il Senato approva la concessione di un premio di due soldi al giorno ai 237 marangoni e 790 calafai che con il loro pronto intervento hanno spento rapidamente l'incendio alla Caxa de l'Arsenal. Allo stesso modo, nel 1577, il Senato assegna ben 1.500 ducati alle maestranze della Caxa de l'Arsenal che in quell'occasione si sono invece prodigate a domare l'incendio di Palazzo ducale.

Nel 1605 sono ammesse alla schola anche le mogli dei calafai, purchè esse versino la luminaria prevista; in ragione di ciò, saranno accompagnate alla sepoltura.

Nel 1630 tutti i fradeli de la Caxa de l'Arsenal (ossia i marangoni da nave, calafai, remeri e segadori) assumono l'impegno con le monache per partecipare alla spesa per la costruzione dell'altare maggiore nella chiesa di Sant'Ana, iscrivendosi poi tutti come confratelli nella schola de devozion de Sant'Ana. Sulla pala, che verrà posta sull'altare, saranno raffigurati, oltre a Sant'Anna, anche i protettori delle quattro Arti, e cioè rispettivamente: Santa Maria Elisabetta, San Marco e San Foca, San Bartolomeo, San Isidoro. La seconda domenica di ogni mese verrà organizzata una processione in fondamenta San Domenego, come si usava per la Madonna del rosario.

Nel 1667 la schola decide di prorogare per altri sei mesi l'impegno, che già dura da oltre un anno, di sovvenzionare la spesa per la costruzione dell'altare di San Giuseppe, in chiesa San Isepo.

Nel 1682 viene acquistata una lampada d'argento per l'altare di San Martino, nella chiesa omonima, sul quale si celebra la messa per i calafai.

Nel 1722 la schola dei calafai chiede al Capitolo di San Martin di poter partecipare alla benedizione delle palme nella Domenica detta "dell'Olivo", impegnandosi a partecipare alla spesa. Più tardi la schola scelse questa chiesa anche per la benedizione e la distribuzione delle candeline nella festa mariana del 2 febbraio (e perciò detta della "Madonna candelora"). Viene fondata in chiesa di San Martin la schola de la Purificazion de la Vergine Maria dei calafai de l'Arsenal.

A fronte dell'assegnazione di una cappella nella chiesa di San Martin e dell'altare in quella di Sant'Ana, i calafai continuano purtuttavia a mantenere l'uso anche dell'altare in legno nella chiesa di Santo Stefano, che però nel 1726 veniva descritto "desolato et cadente" tanto da arrivare a sconsigliarne qualunque celebrazione. Le insistenti pressioni degli agostiniani affinchè provvedessero ad un restauro vennero in un primo momento disattese dai calafai, ma vedendosi minacciati di perdere ogni beneficio, nel 1730 approvano e quindi portano a compimento nel 1737 la costruzione di un nuovo altare in marmo, adornato da statue e da una pala raffigurante la Vergine, San Marco, San Foca e San Pietro, per una spesa complessiva di circa 1.500 ducati.

Nel 1752 il Capitolo della chiesa di San Biasio chiede aiuto ai calafai, da questi prontamente accordato, per sostenere una parte delle spese per la ricostruzione della chiesa, promettendo in cambio di ricavare un'arca per la sepoltura dei compagni. Nel 1767 la schola riconferma il proprio sostegno economico in favore della chiesa di San Biasio, affinchè venga completato l'altare dedicato a San Marco.

Nel 1761 viene registrata nella mariegola la concessione, avuta per riconoscenza, di un'arca nella chiesa di San Francesco da Paula, posta nel mezzo della navata centrale, ai piedi della scalinata del presbiterio.

Nel 1800 il Capitolo ripristinata la festa di San Marco, che era stata sospesa durante il governo democratico della municipalità.

 


 

CONTRADA

S. VIDAL

CAMPO

S. STEFANO

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