SESTIER DE

DORSODURO

ciexa de San Pantalon

CONTRADA

S. PANTALON

 

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Cenni storici:

Così Incerte sono le notizie su questa chiesa che nemmeno la tradizione s’impegna a indicare l’epoca della sua fondazione.

Alcuni affermano che essendo Dose Ottone Orseolo, sarebbe stata edificata nel 1009 a spese della famiglia Giordani e intitolata a San Pantalon e a Santa Giuliana (come documentano alcuni documenti del 1101). Altri preferiscono posticipare la data di costruzione al 1025, in questo caso però grazie al concorso delle famiglie dei Signolo e dei Dandolo.

Non è chiaro neppure quando fu eletta a chiesa parrocchiale, forse al termine di una prima ricostruzione, avvenuta nel 1222, essendo piovan Angelo Semitecolo, abbastanza plausibile nell’edificio che contava a quell’epoca ormai due secoli di vita. Oppure parrocchiale lo divenne dopo la sua consacrazione celebrata dal Vescovo di Castello Ramberto Polo nel 1305, essendo allora piovan Bartolomeo Dandolo, celebrata forse dopo un’ulteriore trasformazione avvenuta a distanza di settant’anni dalla precedente.

L’unica immagine antica della chiesa di San Pantalon , che fissa la situazione edilizia alla fine del Quattrocento, si ricava nella veduta di Venezia del 1500 di Jacopo de’ Barbari, dove si individua la chiesa gotica: una basilica a tre navate di impianto chiaramente veneto-bizantino, orientata sull’asse est-ovest, con la facciata che si specchiava nell’antico rio Mosca (oggi rio de San Pantalon) e l’abside poligonale a guardare invece la calle San Pantalon. Il campanile stava affiancato alla facciata sulla destra e tutto il lato della navata prospettava da questa parte su campo San Pantalon, preceduta dal portego la cui esistenza è comprovata da numerosi documenti, che conferiva importanza e ricchezza al sagrato e includeva probabilmente il piccolo cimitero della Contrada.

I gravi problemi statici palesati dall’antica fabbrica sul finire del XVII secolo spinsero alla nuova edificazione della chiesa di San Pantalon, il cui progetto fu preparato dall’architetto trevigiano Francesco Comin su commissione del piovan Giambattista Vinanti. I lavori ebbero inizio nel 1668 e si conclusero nel 1686 con la pianta del nuovo edificio (simile a quella adottata dallo Scamozzi per la chiesa dei Tolentini) che, in accordo con il criterio urbanistico dell’epoca che voleva ora le facciate delle chiese prospettare sui campi, fu ruotata di novanta gradi sull’asse longitudinale della navata, ponendo il presbiterio a nord e la facciata a sud; contemporaneamente le navate vennero ridotte da tre a una soltanto. All’esterno i volumi delle cappelle laterali, molto più bassi della navata centrale, sono completamente inglobati e celati dalle case sorte a ridosso più tardi. I muri trasversali di divisione tra cappella e cappella proseguono con funzione di contrafforte fino alla linea di gronda del tetto del quale seguono in alto la pendenza. Fu consacrata nel 1745 dal Patriarca Alvise Foscari.

Alcuni piccoli resti dell’antica facciata si intravvedono ancora sulle mura di alcune case che danno su una corte interna, mentre quella che oggi è la seconda cappella a destra della nuova chiesa costituiva in origine l’abside della chiesa precedente.

Fra il 1704 e il 1732 fu realizzato il nuovo campanile. 

Visita della chiesa:

CONTROFACCIATA

Organo (1803) realizzato da Callido con cantoria laccata e dorata di P. Chezia.

alla parete: tela La Prudenza () di A. Longhi; tela La Maddalena lava i piedi a Cristo () di G. Lazzarini; tela La resurrezione di Lazzaro () di A. Balestra.

NAVATA

soffitto: quaranta pannelli in tela, uniti e montati su tavola Martirio e gloria di San Pantalon (1680-1704) di G. A. Fumiani.

LATO DESTRO

prima Cappella

ai pennacchi esterni: affresco Apostoli Filippo e Borromeo (1779) di J. Guarana.

al soffitto: tela Cristo in gloria con la Vergine, San Giuseppe e Santi (secolo XVII) attribuito al Fumiani.

all’altare: pala di statue marmoree Sant’Anna (centro) ai lati  San Gioacchino e San Giuseppe (secolo XVIII) attribuite al Bonazza.

alla parete: rilievo marmoreo Nascita della Vergine (secolo XVIII) attribuito al Bonazza.

alla parete: rilievo marmoreo Presentazione al Tempio (secolo XVIII) attribuito al Bonazza.

seconda Cappella di San Pantaleone

ai pennacchi esterni: affresco Apostoli Matteo e Simeone (secolo XVIII) di G. Fazioli.

al cupolino, in alto: affresco San Pantalone in gloria (secolo XVII) di G. A. Fumiani; entro ovali, in alto: Profeti (secolo XVII) di G. A. Fumiani.

a destra, al lunettone: tela San Pantaleone in prigione (secolo XVII) di G. A. Fumiani.

alla parete:

alla parete di fondo: tela San Pantaleone risana un fanciullo (fine secolo XVI) di P. Veronese.

a sinistra, al lunettone: tela San Pantaleone guarisce gli infermi (1702) di A. Lazzarini.

alla parete: tela Decapitazione e Miracolo del Santo (fine secolo XVI) di J. Palma il Giovane.

terza Cappella della schola picola dei Laneri

ai pennacchi esterni: affresco Apostoli Taddeo e Matteo (1780) di A. Longhi.

alla parete destra: tela San Bernardino fonda un ospedale a Siena (1701) di G. B. Lambranzi.

all’altare: tela San Bernardino riceve il simbolo del Cristo (fine secolo XVI) attribuita a scuola del Veronese.

alla parete sinistra: tela San Bernardino fonda un ospedale a Siena (fine secolo XVI) attribuita a scuola del Veronese.

alla parete esterna

in basso: tela La Samaritana al pozzo () di G. Segala.

in alto: tela La Fede () di P. Manfredi.

SACRESTIA

sopra la porta d’ingresso, in basso: tela Paesaggio () di L. Carlevaris; in mezzo: tela Cristo e la Maddalena () di V. Guarana; in alto: tela La Speranza () di P. Manfredi.

in sacrestia, all’altare: tela Cristo deposto () di A. Varottari detto il Padovanino.

alla parete: due portelle dell’antico organo con Santi (inizio secolo XVI) di scuola veneziana.

alla parete: tela Rebecca al pozzo (secolo XVII-XVIII) di Elisabetta Lazzarini. Già nel battistero.

PRESBITERIO

Cappella Maggiore

alla parete destra: tela La probatica piscina () attribuita allo Charon.

altar maggiore: isolato “alla romana”, costruito fra il 1668 e il 1671 da G. Sardi, è ideato a ordini sovrapposti, con grande varietà di elementi decorativi in bronzo, colonnine, capitelli e caratterizzato da vasta policromia di marmi; all’altare:  quattro statue marmoree San Pietro, San Paolo, Santa Giuliana, San Giovanni Evangelista (1600) di T. Ruer.

alla parete di fondo e alla volta: tela Trionfo dell’Eucarestia (secolo XVII) di G. A. Fumiani.

alla parete a sinistra: tela La moltiplicazione del pane e dei pesci (fine secolo XVII) di A. Molinari.

CAPPELLA a sinistra del Presbiterio

Cappella del Sacro Chiodo già degli Ognissanti

sopra la porta d’ingresso, in basso: tela Paesaggio () di L. Carlevaris; in mezzo: tela Cena in Emaus () di V. Guarana; in alto: tela La Carità () di A. Longhi.

alla parete destra: tela Incoronazione della Vergine (1444) di A. Vivarini e G. d’Alemagna.

altare: di età gotica, costruito tra il 1427 e il 1458, è ricco di ornamenti e di statuine nelle nicchie dei pilieri laterali e sulla sommità (secolo XV); sul paliotto: altorilievo Cristo deposto nel sepolcro (secolo XVI) attribuito a M. Cedrini; all’altare: reliquia Sacro Chiodo (1590).

alla parete sinistra: trittico; tavola centrale: Madonna con Bambino, tavole laterali a sinistra: Annunciazione; Natività; tavole laterali a destra: Presentazione al Tempio; Dormitio Virginis (seconda metà secolo XIV) prossimo all’arte di Paolo Veneziano, di Anonimo.

ORATORIO contiguo alla Cappella

Oratorio della Madonna di Loreto

nicchia parete di fondo: scultura in legno Vergine col Putto () di

alle pareti: affreschi di P. Longhi.

nicchia parete laterale: statuetta in albastro Madonna col Putto (tardo 300) di Anonimo.

LATO SINISTRO

alla parete esterna

in basso: tela Cristo consegna le chiavi a San Pietro () di F. Pittoni; tela La Prudenza () di A. Longhi; tela L’Angelo appare a San Pietro di G. Fazioli; Cristo libera un indemoniato () di A. Trevisani.

in mezzo: tela La Guarigione del cieco () di G. Segala.

in alto: tela Le Carità o l’assistenza agli infermi () di A. Longhi.

terza Cappella

ai pennacchi esterni: affresco Apostoli Pietro e Andrea () di P. Longhi.

alla volta: entro ricchi stucchi secenteschi, tre tele Decollazione di San Giovanni Battista, Il Battista dinanzi a Erode, Il Battista e un angelo (secolo XVII) attribuite al Fumiani.

all’altare: pala Trinità, San Giovanni Battista e San Pietro ()di G. Lazzarini.

alla parete: tela Battesimo di Cristo () di G. Lazzarini.

alla parete: tela Predicazione di San Giovanni Battista () di G. Lazzarini.

Pulpito

riccamente ornato, fu eseguito su progetto di P. Chezia, il ricostruttore dell’antico teatro di San Luca (oggi dedicato a Carlo Goldoni).

seconda Cappella

ai pennacchi esterni: affresco Apostoli Giacomo Maggiore e Giacomo Minore (1780) di V. Guarana.

alla parete destra: entro ricca decorazione a stucco, ovale con tela Preparazione alla crocifissione (secolo XVII) di G. A. Fumiani.

altare: in stile barocco, riccamente ornato a marmi bianchi e neri, all’altare: pala Deposizione della Croce (secolo XVII) seguace di G. A. Fumiani.

alla volta: entro ricca decorazione a stucco, tondo con tela Padre Eterno in gloria (fine secolo XVI) di P. Veronese.

alla parete sinistra: entro ricca decorazione a stucco, ovale con tela Incontro di Cristo con Giuda (secolo XVII) di G. A. Fumiani.

prima Cappella

ai pennacchi esterni: affresco Apostoli Tommaso e Jacopo () di A. Tonioli.

alla parete destra: tela San Bernardino fonda un ospedale a Siena (1701) di G. B. Lambranzi.

altare: seicentesco a colonne tortili, all’altare: pala La Vergine concetta (fine secolo XVII) di N. Bambini.; busto marmoreo Il Redentore (principio secolo XVI) di C. Solari detto il gobbo.

alla volta: entro ricca decorazione a stucco, tondo con tela Padre Eterno e altre figure sacre (secolo XVII) di G. A. Fumiani.

alla parete sinistra: entro ricca decorazione a stucco, ovale con tela Incontro di Cristo con Giuda (secolo XVII) di G. A. Fumiani.

Battistero

internamente nel fondo: entro cornice formata da due colonne di marmo greco, rilevo marmoreo Battesimo di Cristo e Decapitazione di San Giovanni Battista (tardo Trecento) di Anonimo.

L'interno:

la chiesa precedente era suddivisa in tre navate, di cui la centrale, più alta, si concludeva con un abside poligonale finestrata. Diversi erano gli altari che nel Quattro e Cinquecento arricchivano la chiesa, che vedeva il suo fulcro visivo nella cappella maggiore, progettata nel 1557 da Andrea Palladio e poi completamente demolita nella ricostruzione della fine del Seicento.

La planimetria della nuova chiesa fu concepita a un’unica ampia navata di ordine composito, coperta da un soffitto a volta.  Furono realizzate due serie di tre cappelle laterali, intercomunicanti (di cui è la seconda a destra che costituiva l’abside della chiesa del ‘200), mentre invece il profondo presbiterio è a fondo piatto.

Sul presbiterio, rialzato di qualche gradino, è collocato l’imponente altar maggiore eseguito nel 1671 da Giuseppe Sardi, a ordini sovrapposti, secondo i modelli usuali dell’artista che prevedevano grande ricchezza e varietà di motivi decorativi, riquadri, colonnine, capitelli, ghirlande, specchi, trabeazioni e caratterizzato da vasta policromia di marmi.

Nel 1722 venne aggiunta al corpo della fabbrica, a sinistra del presbiterio, una cappella di pianta rettangolare dedicata a Ognissanti ma che venne in seguito stabilmente detta del “Sacro Chiodo” quando nel 1830 l’ultima badessa del convento della Clarisse dell’isola di Santa Ciara donò la reliquia a questa chiesa.

Da ultimo, nel 1744, fu realizzato l’oratorio che riproduce al suo interno la Santa Casa di Nazaret, e che conserva ancora tracce degli affreschi eseguiti da Pietro Longhi.

Il soffitto a volta è completamente ricoperto dai quaranta pannelli in tela, uniti e montati su tavola, a formare la gigantesca scenografia prospettica del Martirio e gloria di San Pantalon, opera di Giovanni Antonio Fumiani (non a caso pittore specializzato nella realizzazione di scenografie teatrali), che vi lavorò per vent’anni (1680-1704). Il capolavoro copre una superficie di ben 443 metri quadrati, nel cui spazio, reso ancora più profondo dal sapiente uso della prospettiva, si affollano centinaia di personaggi. È qui raccontato il martirio del Santo e la sua accoglienza da parte di Gesù nel paradiso in un turbinio di angeli festanti, con corone, palme e strumenti musicali.

Partendo dal basso, al di sotto del maestoso architrave, che sorregge la cornice aggettante, disposti a due a due si notano nei pennacchi sopra le arcate che introducono alle cappelle laterali, i ritratti dei dodici Apostoli, che qui assurgono al ruolo figurativo di colonne portanti dell'architrave ed elementi di fondazione dell'edificio dove si celebra il martirio di Pantaleone. Allo stesso livello, le Virtù sono state pensate quali pilastri angolari dei due edifici: agli angoli verso la controfacciata sono leggibili le quattro Virtù cardinali: la Fortezza e la Temperanza (a destra), la Giustizia e la Prudenza (a sinistra); agli angoli del presbiterio stanno invece le tre Virtù teologali: a destra la Speranza (appoggiata a un'ancora) assieme alla Fede (con il calice); a sinistra la Carità (attorniata da bambini), quest’ultima raddoppiata in una scena di Assistenza agli infermi, per occupare il riquadro libero.

Sul lato destro è raffigurata la parte eminente del soffitto: qui infatti è ritratto Pantaleone mentre, sereno e sicuro, ascolta la condanna pronunciata dall'imperatore Diocleziano, a sua volta seduto sul seggio imperiale avvolto in un manto rosso.

Sul lato sinistro del soffitto e sopra la controfacciata sono invece compendiati, negli oggetti spezzati tenuti in mano dai carnefici (una corda, un uncino, un bastone), gli strumenti utilizzati per i numerosi martiri cui fu sottoposto Pantaleone e che egli superò grazie all'intervento salvifico di Gesù, presente accanto a lui nelle sembianze del maestro Ermolao.

Alla controfacciata, sull'angolo destro del soffitto è simboleggiata la vittoria sul male, con alcuni diavoli che vengono fatti precipitare da un angelo con la spada e, nella fascia inferiore dalla presenza di grandi figure allegoriche.

Sopra l'arcata del presbiterio, la Fede (con il calice) e la Speranza (con l’ancora) sorreggono Pantaleone, raffigurato nelle belle fattezze giovanili, nel momento decisivo del martiro in nome di Cristo; sul lato sinistro stanno accoppiate la Giustizia e la Pace secondo la promessa dei tempi messianici: «misericordia e verità si incontreranno, giustizia e pace si baceranno» (Sai. 85,11); sul lato destro, vinti e delusi, stanno l’Orgoglio e il Furore.

Dall'arcata del presbiterio fuoriesce il grande angelo che, con in una mano la palma del martirio e nell’altra il giglio, introduce al Trionfo dell’Eucarestia raffigurata al soffitto del presbiterio.

Al soffitto del presbiterio l’offerta del pane e del vino fatta ad Abramo da Melchisedech, re di Salem, (Gen. 14,17-24), appare, secondo l'interpretazione patristica, figura dell'eucarestia e si trova in asse con l'altare sottostante, dove si rinnova quotidianamente, nella celebrazione della messa, il sacrificio della Croce. Il calice e l'ostia, irradianti luce divina, occupano lo spazio centrale loro dovuto e invitano all'adorazione; la sottostante figura femminile, dolcemente abbracciata a un bambino, è la nota allegoria della Carità.

Alla sua morte, avvenuta nel 1710, Giovanni Antonio Fumiani fu sepolto in questa chiesa.

Facciata e portale:

con la ricostruzione seicentesca, la facciata rimase incompiuta e si presenta quindi nella nuda sottostruttura a mattoni, a eccezione delle cornici del portale e delle due porte laterali. Preceduta da una breve gradinata che interessa tuuta la larghezza del prospetto, ha semplice forma a capanna di altezza accentuata, aperta in alto da un finestrone semicircolare centinato. Secondo quanto riferito dal Moschin, Francesco Comin avrebbe preso a modello quella della chiesa del Redentor, ed il progetto, nel rispetto del rigore palladiano, ricordava quella della chiesa dei Mendicanti realizzata da Giuseppe Sardi.

Scuole di mestiere.

La chiesa ospitava gli altari di numerose Schole di Mestiere e di Schole de Devozion: quella del Santissimo Sacramento istituita nel 1513,  la Fraterna dei Sacerdoti sorta nel 1538 sotto il titolo della Beata Vergine Concetta, la Scuola del Laneri, devota a san Bernardino, che ebbe qui il suo altare nel 1514 ma disponeva di una sede propria, quella della Visitazione della Beata Vergine del 1577, e dell’Annunciata del 1583.

 

Campanile: (campaniel)

costruito nel 1009 assieme alla prima chiesa, fu rimaneggiato nel 1225; la veduta di Venezia del 1500 di Jacopo de’ Barbari offre l’immagine della canna in mattoni a doppia lesena, incorniciata da archetti binati. La cella si apriva a trifore con balaustra in pietra d’Istria, sormontata da una piattaforma protetta da pilastrini su cui si elevava un tamburo ottagonale sormontato da una cuspide conica. Fu demolito nel 1511 in seguito alle gravi lesioni riportate durante il terremoto.

Il campanile attuale sorge sulla destra della chiesa, appoggiato da una parte al muro d’ambito della navata e dall’altro al corpo della sacrestia. Fu ricostruito fra il 1704 e il 1732 ed è attribuito allo Scalfarotto. La nuova torre, alta 46 metri, è in mattoni con la canna a doppia lesena in ghiera singola, incorniciata da un cornicione aggettante in pietra d’Istria su cui insiste la cella campanaria ad una sola apertura ad arco rialzato (serliana), sormontata da un alto tiburio circolare alleggerito da nicchie con la copertura a “cuba” allungata, ricoperta di lastre di piombo.

Bibliografia:

 

M. Sanudo

"I diarii di Marino Sanuto", T. 17 [1513-1514],

Venezia, a spese degli editori, 1886, col. 461

 

Flaminio Corner

Venetia città nobilissima et singolare”.

Stefano Curti, Venezia 1663

 

Flaminio Corner

Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello, tratte dalle chiese veneziane e torcellane

Stamperia del Seminario, Padova 1758

 

Giambattista Albrizzi

Forestier illuminato. Intorno le cose più rare e curiose, antiche e moderne, della città di Venezia e dell’isole circonvicine.

Giambattista Albrizzi, Venezia 1765

 

Giulio Lorenzetti

Venezia e il suo estuario

Edizioni Lint, Trieste 1956

 

Umberto Franzoi / Dina Di Stefano

Le chiese di Venezia

Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo, Venezia 1975

 

Tudy Sammartini / Daniele Resini

Campanili di Venezia

Edizioni Grafiche Vianello, Treviso 2002

 

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