La sarìa curiosa ...

le tre grue

SESTIER DE

 S. CROSE

Il motivo per cui ho chiamato questa curiosità  le tre grue , deriva dal fatto che le conclusioni alle quali ero giunto e che spiegherò poco oltre, mi avevano convinto che non fosse azzardato collegarla a quell'altra curiosità, certamente più nota ed intitolata  le do oche .

Procediamo però con ordine.

 

Della fondamenta de le grue il Lorenzetti non ne parla, mentre invece il Tassini (Curiosità Veneziane, VENEZIA, 1886, pag. 511) espone la seguente interpretazione:

"Grue (Fondamenta delle) a S. Maria Mater Domini. Forse dalla famiglia Grua. Trovasi memoria di questa famiglia nel Codice 30, classe VII della Marciana, ove si legge che alcuni da Ca' Grua, ovvero, come altri dicono, da Ca' Vilinici, levarono l'arma degli Zeno, e si fecero chiamare da Ca' Zen. Un Marco Grua, un Polo Grua q. Piero, ed un Nicolò de Stefano Grua furono pure ascritti alla Scuola Grande di S. Maria della Misericordia (Mariegola dal 1308 al 1499)".

 

Notando l'uso da parte del Tassini del "forse" riferendosi alla famiglia Grua, ho fatto ricorso al Boerio (Dizionario del dialetto veneto, VENEZIA, 1856, pag. 319) dove ho verificato l'etimologia del toponimo:

"GRUA, s. f. Gru; Grua e Grue, Uccello grosso e di passo, che vola a stormi, ed è chiamato da Linneo Ardea Grus".

La teoria dei volatili usciva dall'ipotesi, ed iniziava ad assumere i contorni della possibilità.

 

Incuriosito, mi sono allora spinto fino al campiello del Spezier e da qui ho imboccato la fondamenta de la grue (il cui toponimo è stato alterato) che ho percorso lentamente per tutta la sua lunghezza, scrutando attorno alla ricerca del minimo indizio che rappresentasse o che almeno potesse richiamare nell'immaginario il celebre trampoliere.

Giunto alla fine della fondamenta ormai senza più speranze, incerto se proseguire svoltando in calle del Modena che porta in Contrada San Boldo, Sestier de San Polo, proprio davanti a me individuo una patera di gusto bizantino, che raffigura tre grossi volatili, paiono pavoni, dei quali uno è nell'atto di aggredire un leone sulla testa.

 

Solo più tardi ho scoperto che, come era logico aspettarsi, ero stato preceduto da tempo in questa conclusione, anche in relazione al collegamento con il ponte de le oche, ma il fatto di vedere condivisa in pieno la mia teoria mi ha fatto un'enorme piacere, avendo avuto così la riprova della correttezza del mio approccio.

Il Rizzi infatti (Scultura esterna a Venezia, VENEZIA, 1987, pag. 440) riferendosi alla patera, scrive:

"Fondamenta de le Grue, n° 2002 (S. Stae). Sopra la porta del n° civ.: Formella (XIII sec.) Marmo greco, cm. 58 X 32. Formella centinata rappresentante in alto due pavoni affrontati, dai becchi quasi congiunti e dei quali uno ha una zampa sollevata, posti sopra un'aquila in atto di colpire al capo un leone in corsa. Con ogni probabilità l'evidenziata formella diede origine al toponimo ("grua" in veneziano significa gru, uccello qui scambiato per pavone) che invece il Tassini ritiene dubitativamente derivare da una famiglia Grua. Conservazione: discreta, il bordo è qua e là slabbrato e l'angolo inferiore destro è smussato."

La didascalia posta sotto la fotografia a pag. 441 recita: "Questa formella del XIII sec. dalla singolare iconografia - anomalo è il tema di aquila beccante il capo di un leone - diede con ogni probabilità origine al toponimo Fondamenta de le Grue analogamente, nel medesimo sestiere di S. Crose, al Ponte de le Oche."

 

Per concludere, faccio osservare che i tre volatili non palesano fra loro grandi differenze, tale per cui pare difficile vedere nei due uccelli superiori due pavoni e in quello inferiore un'aquila.

 


 

 

 

CONTRADA

S. MARIA

MATER DOMINI

FONDAMENTA

DE LE GRUE

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