|
|||
|
Nel 1473,
essendo Dose
Andrea Vendramin, vennero avviati i lavori per la realizzazione del terzo
ampliamento dell'Arsenale, che fu reso possibile con l'acquisizione da parte dello
Stato della vasta area barenosa posta a nord della darsena dell'Arsenal novo. La terza darsena che ne venne ricavata, chiamata novissima granda, inizialmente venne utilizzata solamente per il ricovero della flotta durante il periodo invernale; questo è il motivo per cui lo specchio d'acqua non venne subito posto in comunicazione con l'Arsenale, ma usufruì inizialmente di un varco indipendente con la laguna, chiaramente visibile nella pianta realizzata nel 1500 dal de' Barbari, che venne però chiuso nel corso del 1516. A ridosso delle mura di confine nord, lambite esternamente dalle acque del canal birià (il cui tratto finale venne successivamente interrato), dopo il completamento avvenuto nel 1527 dei tre tezoni acquatici de San Cristoforo, nel corso del 1544 iniziava la costruzione della lunga e suggestiva serie dei dodici tezoni de novissima granda, successivamente completata all'estremità est con la realizzazione di altri quattro tezoni che vennero detti bassi a Loreto. Le dimensioni dei
tezoni de novissima granda hanno misure
inferiori rispetto ai tre tezoni aquatici
de San Cristoforo,
purtuttavia con una maggiore estensione se confrontati con la pianta degli squeri
arsenalizi del trecento. Con lunghezza di 56 metri, larghezza di 19 metri e
altezza di 9 metri (sottocapriata) i dodici tezoni
costituiscono un corpo di fabbrica lungo ben 228 metri, dei 376 complessivi. Tutti i setti divisori dei tezoni de novissima granda, (come quelli della novissimetta e quelli dell'isolotto), erano dotati da aperture con arcate a tutto sesto girate su capitelli a foglia d'acqua, sostenuti da colonne in pietra d'Istria, formate da nove a undici rocchi di varia altezza, dai 12 cm. ai 45 cm., e di diametro variante fra i 55 cm. e i 140 cm. (quest’ultimi misurati nei tezoni acquatici alle canne). I semplici capitelli a foglie d'acqua sono una costante ornamentale tipica dell'Arsenale, e verranno usati con continuità anche nel corso del secolo successivo. Per poter avere a
disposizione lo spazio necessario all’impostazione dei moderni vascelli da
guerra nord-europei, il primo dei quali venne varato in Arsenale nel 1667 con
il nome di Giove fulminante, si rese necessario l’adattamento dei tezoni
alle nuove esigenze di costruzione navale. Nel 1680 ebbero pertanto inizio i lavori di sopraelevazione delle
coperture dei tezoni de novissima
granda,
che si concluderanno nel 1745, per poi passare a modificare allo
stesso modo i tezoni de novissimetta. A questo
proposito, come ben si nota nelle antiche incisioni ed anche in qualche vecchia
fotografia, i setti murari dei tezoni mantennero le ampie aperture
intercomunicanti, mentre per la sopraelevazione vennero impostate nuove
aperture (quasi a livello dell’imposta delle capriate) sopra le esistenti,
con funzioni di alleggerimento e di scarico. Si osservi
inoltre che due dei tezoni de novissima
granda
conservano al loro interno le uniche iscrizioni che costituiscono la
testimonianza giunta fino a noi in riguardo al varo di galee o di navi in
Arsenale. Quella murata sul
setto che divide il tezon (9) dal tezon (10) così recita: A DI 2 MAGGIO 1641 CON FORTUNATO AUGURIO ALLA PRESENZA DEL SERENISSIMO PR INCIPE FRANCESCO ERIZZO ET DELLA SERENISSIMA SIGNORIA VENUTI
ALL' ARSENAL FU IN QUESTO LUOGO DA ME PIERO NADALIN LEV ATA UNA GALERA GROSSA Quella murata
invece nel setto destro del tezon
(10) così recita: IN QUESTO LOGHO FU AVARADO DOI BARXE E UNO GALION MDXXXI A DI X OTOBRIO Tale iscrizione è ripetuta anche sul lato esterno del tezon e porta l'arma Querini, Morosini, Orio, Minotto e Dolfin (Provedadori e Patroni a l’Arsenal). In effetti, grazie ai Diarii di Marin Sanudo è possibile accertare che in quella data era pronto un galion armato di ben 128 bocche da fuoco di vario calibro, che però fu possibile varare solo demolendo il muro di cinta verso la laguna, essendo impossibile il suo transito lungo il rio de l'Arsenal. Caduta la Repubblica nel 1797, i dodici tezoni della novissima granda (compresi anche i tre tezoni aquatici de San Cristoforo e i quattro tezoni bassi a Loreto) sopravvissero indenni alle occupazioni francesi ed austriache. Dopo l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, a partire dal 1903 vennero intrapresi alcuni stravolgimenti strutturali che comportarono la demolizione di un tratto di circa quindici metri della loro lunghezza verso la darsena e trasformando il tratto antistante in una banchina-fondamenta; la chiusura delle fronti; la distruzione completa delle antiche e caratteristiche coperture a quattro falde ivi compreso un tratto in altezza dei muri, sui quali vennero ricostruite le nuove tettoie a due spioventi utilizzando capriate del tipo Polonceau oppure all'inglese. Anche all'interno dei fabbricati vennero attuate modifiche che portarono al quasi completo tamponamento delle arcate esistenti nei setti divisori. Perduto definitivamente il contatto con l'acqua, i tezoni della novissima granda vennero dapprima adibiti a magazzini e ad officine meccaniche, poi abbandonati ed ora nuovamente recuperati ad attività di cantieristica, di ricerca ed esposizione. |
||
|
|||
|
|||