La sarìa curiosa ...

la colòna de l'infamia

SESTIER DE

 S. POLO

Pioveva.

Pioveva a dirotto, l'alba del 15 giugno del 1310.

Forse Bajamonte Tiepolo per un momento si sarà affacciato alla finestra del suo palazzo in Contrada Sant'Agostin, magari mentre si cingeva la spada al fianco, e sporgendosi dal davanzale, per meglio scrutare il cielo nuvoloso, per un momento avrà esitato, pensato anche di sospendere un piano tanto audace, ma forte tempra d'uomo qual'era, pur sempre un nobile veneziano, con il viso bagnato socchiuse le imposte, finì di sistemare le armi e andò incontro al suo destino. 

Ca' Tiepolo, in campo Sant'Agostin, tenne a battesimo la velleità di una parte dell'aristocrazia veneziana di poter cambiare con la forza il corso della Storia. Repressa la rivolta,  la colona de l'infamia  venne piantata nello spazio reso vuoto dalla completa demolizione della dimora e rappresentò il testamento più eloquente del trionfo della ragion di Stato. Adoperandosi per cancellare ogni ricordo dei partecipanti alla sommossa, il Governo si spinse fino ad imporre ai "rami" superstiti delle casate dei Querini e dei Tiepolo di adottare un nuovo blasone.

Ai giorni nostri, impedito da un cancello l'accesso al campiello del remer, divenuto privato giardino, alla calle nata dallo spazio lasciato libero tra una casa ed il caseggiato sorto al posto dell'antica chiesa di Sant'Agostin, è stato cambiato, chissà per quale motivo, il nome, ora calle Bajamonte Tiepolo, "el traditor", piuttosto che calle Cà Tiepolo, casata comunque illustre che tanti figli devoti (compresi due dogi, padre e figlio) diede alla Repubblica. 

 

Dal Tassini (Curiosità Veneziane, VENEZIA, 1886, pag.9) apprendiamo che:

"(…) In parrocchia di Sant'Agostino, e precisamente in Campiello del Remer, sorgeva la casa dei Tiepolo, che diede stanza al doge Jacopo Tiepolo dopo la sua abdicazione successa nel 1249, e che nel 1310 venne atterrata per la famosa congiura Tiepolo-Querini. Vedi Remer (Campiello del) (…)".

Ancora dal Tassini , (Curiosità Veneziane, VENEZIA, 1886, pag.607) sappiamo che:

"(…) Il Campiello del Remer a S. Agostino è celebre perché vi sorgeva la casa di Boemondo, o Bajamonte Tiepolo. Avendo costui alcune particolari cagioni di odio contro il doge Pietro Gradenigo, approfittò del disgusto che la serrata del Maggior Consiglio avea sparso fra i Veneziani, e l'anno 1310 tramò una congiura, ove entrarono i Querini, i Badoer, i Doro, ed altre famiglie. Pertanto nella notte dal 14 al 15 giugno raccolse in questa sua casa molti armati, coi quali, sull'alba, si avviò verso la Piazza di San Marco affine di dare l'assalto al palazzo ducale. Ma colà fu sbaragliato, e posto in fuga dal doge, che, avvertito a tempo della trama, attendevalo a piè fermo coi suoi. Le conseguenze di tale disfatta furono che Bajamonte venne condannato a perpetuo esilio, e che, demolita la casa ove abitava, s'innalzò in seguito, cioè nel 1364, sopra quell'area una colonna d'infamia colla seguente iscrizione:

 

DE Baiamonte Fo Questo Tereno

E Mo Per Lo So Iniquo Tradimento

S'E' Posto in Chomun

Per L'Altrui Spavento

E Per Mostrar A Tutti Sempre Seno

 

Quel Mo del secondo verso spiegasi per Ora, e quel Seno dell'ultimo per Sieno, sottointendendovi: queste parole.

La colonna, poco dopo il suo innalzamento, fu rotta da un Francesco Fantebon, già complice di Bajamonte Tiepolo, ma poscia graziato, il quale perciò venne punito col taglio d'una mano, colla perdita degli occhi, e col bando. In seguito essa fu levata dal Campiello del Remer, e posta dietro la chiesa di S. Agostino. Nel 1785 il patrizio Angelo Maria Querini la ottenne dal governo, e trasportolla in una sua villa ad Alticchiero. Quindi passò in mano all'antiquario Sanquirico, e finalmente del nipote ed erede del duca Melzi, che destinolla ad ornamento d'un suo giardino sul lago di Como, ove esiste tuttora. Nel sito ove ultimamente innalzavasi in Venezia, cioè dietro l'abside della chiesa di Sant'Agostino, recentemente distrutta, si scorge sul pavimento una pietra bianca coll'iscrizione: Col. Bai. The. mcccx"

A proposito di Francesco Fantebon, il Tassini (Curiosità Veneziane, VENEZIA, 1886, pag. 675) racconta anche quanto segue:

"S. Simeon Grande (Parrocchia, Campo) (…) In parrocchia di S. Simeone Profeta abitava quel Francesco Fontebon, o Fantebon, che sebbene complice della congiura di Bajamonte Tiepolo, venne graziato. Non per questo egli cessò dallo sparlare contro il governo, dicendo che con 200 uomini gli bastava l'animo di prender la Piazza, e che, se le cose si facessero due volte, s'avrebbero fatto bene. Soleva di più girare la notte chiedendo a quanti incontrava se fossero Guelfi o Ghibellini, ed alcuni, da lui odiati, ammazzava. Giunse finalmente a tale da rompere la colonna d'infamia posta per ordine pubblico ove sorgevano le case di Bajamonte. Per tali colpe egli fu punito col taglio d'una mano, coll'accecamento, e col bando".

 

Tratto dal Lorenzetti (Venezia e il suo estuario, TRIESTE, 1963, pag.606):

"(…) CAMPO S.AGOSTINO. - Sull'area delle odierne abitazioni popolari sorgevano le Case dei Tiepolo, a cui apparteneva il famoso Bajamonte che capitanò la nota congiura del 1310. Scoperta la trama e condannati i principali responsabili all'esilio, la Signoria ordinò la demolizione delle case dei Tiepolo e sul luogo l'erezione di una Colonna d'infamia (oggi al Civ. Museo Correr) sostituita sul posto da una semplice lapide; sul pavim.: Col. Bai. The. mcccx. (…)".

 

Per quanto riguarda altre e più precise notizie sulla colonna, il Molmenti (La Storia di Venezia nella vita privata, Trieste 1973, vol. I, pag.67) ci ricorda che:

"La casa di Bajamonte a Sant'Agostino sorgeva sul luogo ora denominato campielo del remer. La colonna fu poi tolta dal campiello e posta sull'angolo della chiesa di Sant'Agostino. Nel 1785 fu collocata nella villa Quirini ad Altichiero presso Padova, e nel 1829 venduta ad un negoziante d'anticaglie, che la rivendette al duca Melzi, il quale la mise nella sua villa a Como. Fu restituita al Comune di Venezia dagli eredi Melzi; si trova nel Museo Correr".

 

La traduzione dell'iscrizione dal veneziano suona così: Questo terreno FU di Bajamonte e ora a causa del suo iniquo tradimento è diventato di proprietà pubblica, così da incutere AD ALTRUI UGUALI A LUI LO spavento e perchè TUTTI RICONDUCA AL SENNO".

 

La cronacheta de Sior Antonio Rioba.

Cossa ? Go sentìo ben ? Quei bogie i ga cambià el nome a la cale in campo Sant'Agostin ? Ma dove 'ndaremo a finir ? No basta che i scrive sbaglià anca i nomi più façili, parochia, parrochia, parrocchia; sotoportego, sottoportego; rio terà, rio terrà; 'desso me toca veder che i gà intestà 'na cale a "el traditor" Bajamonte Tiepolo.

Povara Venessia mia !

 


 

 

 

 

CONTRADA

S. AGOSTIN

CAMPO

S. AGOSTIN

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