La sarìa curiosa ...

balar sora el cimitero

SESTIER DE

 S. POLO

Chiarisco subito che nel titolo di questa curiosità  balar sora el cimitero  la preposizione "sora" va tradotta in italiano esattamente sopra (non sul, che implica un contatto) ed intesa per ciò che effettivamente significa, cioè ballare proprio sopra un cimitero.

Mi spiego meglio.

Quando nel 1759 l'antichissima Ca' Badoer venne sottoposta ad un radicale restauro, l'architetto chiamato a raccordare fra loro le due ali del palazzo non trovò altra soluzione che costruire un grande salone da ballo (con altezza del soffitto posto a ben otto metri) sopra l'antico portego che stava addossato alla facciata dell'altrettanto vetusta chiesetta di San Zuane Evangelista, prima che questa cambiasse orientamento.

A di sotto del portego, come era d'uso in città, avevano nel frattempo trovato degna sepoltura notabili e artigiani iscritti alla vicina schola granda de San Zuane Evangelista, talchè i convitati alle feste dei Badoer nel grande salone al primo piano si trovarono spesso a tenere i loro minuetti allietando nel contempo con la musica anche il sonno eterno di illustri concittadini.

Va detto che fino alla caduta della Repubblica Venezia era cosparsa di piccoli cimiteri rionali dove trovava sepoltura il popolo minuto, trovandosi frequentemente per questo motivo utilizzato il toponimo associato ai defunti. Ecco quindi calle dei morti e ponte dei morti (oggi inopinatamente divenuto de la chiesa) in Contrada San Cassan, Sestier de San Polo; campiello novo o dei morti in Contrada Sant'Anzolo, Sestier de San Marco; campiello drio el cimitero in Contrada Anzolo Rafael, Sestier de Dorsoduro) calle del cimitero in Contrada Santa Giustina, Sestier de Castelo.

Dal canto loro nobili, borghesi e artigiani delle schole di mestiere spesso trovavano invece sepoltura nelle arche appositamente preparate nelle numerosissime chiese esistenti in città, e per questo scopo munificamente sostenute nelle spese di costruzione e restauro dalle famiglie nobili.

Dopo il decreto napoleonico del 1808, che fu la causa del carme foscoliano "dei Sepolcri", tutte le chiese ed i cimiteri rionali vennero svuotati delle ossa (talune anche illustri) per essere riversate nel grande ossario dell'isola de Sant'Arian (Sant'Ariano, vicino a Torcello). Nacque così il grande cimitero di San Michele in isola, sorto in seguito a cospicui imbonimenti che unirono le isolette di San Michele e di San Cristoforo.

 

Sul tema è sempre interessante ascoltare il Tassini (Curiosità Veneziane, VENEZIA, 1886, pag.187) che così dice:

Cimitero (Calle del) a S. Francesco della Vigna. Questa denominazione, anche altrove ripetuta, proviene dai cimiteri che anticamente tutte le chiese parrocchiali e di regolari avevano all'intorno. Di qua provennero eziandio l'altre denominazioni di «Campo Santo» e «Calle dei Morti». Alcuni di tali cimiteri coll'andar del tempo furono tolti o perché ingombravano le strade, come avvenne nel 1465 di quello dei SS. Filippo e Giacomo, o perché, essendovi stati sepolti cadaveri d'appestati, non si volle più toccarli. Seppellivasi anche nelle chiese, ma tale onore, per quanto si rileva da un atto del patriarca Girolamo Querini (28 ottobre 1530), avrebbe dovuto spettare solamente ai santi, prelati, re, principi, duchi, marchesi, benefattori delle chiese, ed a quelli che vi avevano sepoltura propria. Ogni eccezione a questa regola era considerata dal patriarca un abuso di cui lamentavasi. Finalmente, avendo l'imperatore Napoleone I ordinato nel 1808 che anche in Venezia, come altrove, le tombe si locassero lungi dalle abitazioni dei vivi, fu destinata l'isola di S. Cristoforo a cimitero comunale, e nel 1826 vi s'aggiunse anche la prossima isoletta di S. Michele.

 


 

 

l'entrata al "cimiterium" coperto

 

CONTRADA

S. STIN

CAMPIELLO

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