La sarìa curiosa ...

el gobo de Rialto

SESTIER DE

 S. POLO

L'area che gravita attorno all'antichissima chiesa di San Giacometo è assai ricca di curiosità. Talune di esse legate ad usanze, altre a fatti storici, altre infine in ricordo di qualche misteriosa ispirazione.

Per vedere la curiosità  el gobo de Rialto  bisogna recarsi in campo San Giacomo de Rialto, nel pieno del mercato di Rialto, che si raggiunge dal ponte de Rialto percorrendo un breve tratto della ruga dei Oresi.

Qui giunti non sarà difficile individuare  el gobo de Rialto  composizione plastica costituita da un tronco di colonna (della stessa qualità di granito rosso della pietra del bando di piazza San Marco) e fiancheggiata da una scaletta in pietra d'Istria, sotto la quale si trova una figura maschile a mò di cariatide, ricurva per il peso che la sovrasta. Il monumento, oggi circondato da una balaustra in ferro, racchiude in sè molteplici particolarità, che ne ampliano il ruolo di "guardiano della memoria" che in definitiva appartiene a ciascuna delle singolarità veneziane.

Prima di tutto va accennato che il tronco di colonna si vuole strettamente collegato alle vicissitudini che interessarono quello esistente in piazza San Marco essendo ambedue provenienti dalla città di Acri quale bottino di guerra dopo la vittoria sui genovesi (vedi la curiosità: piera del bando).

Proseguendo questa curiosità è legata anche alla tradizione, in voga nel '600, che vedeva spesso comparire, appesi alla statua, dei bigliettini contenenti versi di dileggio nei confronti di qualunque persona e autorità, che in città coinvolse anche le curiosità di  Sior Antonio Rioba e i so do (o tre) fradei e Maròco de le pipone e che la penna del Molmenti, (La Storia di Venezia nella vita privata, TRIESTE, 1973, vol. II, pag. 258) così descrive:

"(...) Libelli e caricature anonime, si affiggevano inoltre a quella pietra, donde si pubblicavano le leggi, e che è sorretta da una statua incurvata, detta il Gobbo di Rialto, il quale fu per qualche aspetto il Pasquino veneziano. Tra la statua di Roma e quella di Venezia corse una specie di corrispondenza satirica, e dietro il nome del Gobbo si nascosero molti scrittori di pasquinate contro le persone, i costumi, il clero e perfino lo Stato. (Moschetti, "Il Gobbo di Rialto e le sue relazioni con Pasquino", in "Nuovo Archivio Veneto" 1893, t. V, pag. 5 e segg.)".

 

Continuando, anche se forse meno noto sotto questo aspetto,  el gobo de Rialto  ebbe in passato un ruolo da protagonista nelle usanze veneziane nella somministrazione della pena in campo giudiziario. Ora però altri sono i simboli che devono comparire in scena: una moeca (ossia il leone di San Marco ritratto in maestà) e una croxetta (piccola croce); parti in causa del complesso rapporto che intercorreva fra lo Stato veneziano e la Chiesa di Roma, spesso del tutto sconosciuto ai più.

Di tutto questo il Tassini (Curiosità Veneziane, VENEZIA, 1886, pag. 55) ne tratta con un'ampia descrizione, anche se pecca di imprecisione affermando, come vedremo, che "Il S. Marco e la Croce si vedono tuttora".

"Banco Giro (Sottoportico del) a Rialto. (…) Presso il Sottoportico del Banco Giro scorgesi un antichissimo tronco di colonna, sormontato da una lastra di marmo, da cui si bandivano le leggi al tempo della Repubblica. Mette alla sommità di detta colonna una picciola scala sostenuta da una statua ricurva, chiamata il Gobbo di Rialto, scultura di Pietro da Salò (anno 1541). Riguardo al Gobbo di Rialto scrive la cronaca Barba (Classe VII, Cod. 66 della Marciana): "Jera costume in Venetia che, ad esser frustado da S. Marco a Rialto, li malfatori, come erano a Rialto, andavano a basar il Gobbo di pietra viva che tien la scala che ascende alla colonna delle grida; fu terminado che più questi tali non andassero a far tale effetto, et però fu posto in la colonna sopra il canton, sotto il pergolo grando in Rialto, una pietra con una croce, et uno S. Marco di sopra, aciò li frustadi vadano de cetero a basar la d. +, et fu posta a dì 13 marzo 1545".

Il S. Marco e la Croce si vedono tuttora. Il Gobbo di Rialto ebbe un ristauro nel 1836, postavi a salvaguardia una barriera di ferro. In tale occasione il Cicogna scrisse, nel giornale intitolato il Vaglio, uno spiritoso articolo, donde si desume che questa statua, al pari di quelle di Pasquino e Morforio in Roma, venne fatta parlare a stampa fino dal 1557 col Dialogo del Gobbo di Rialto e Marocco dalle pipone delle colonne di S. Marco sopra la cometta alli giorni passati apparsa nel cielo. Per Marocco qui si vuol intendere una di quelle piccole figure poste ai gradini delle colonne della Piazzetta di S. Marco, la quale tiene una cesta di poponi. Seguita il Cicogna ad annoverare altri dialoghi satirici e corrispondenze del Gobbo con Pasquino e Morforio, che si pubblicarono nei secoli successivi".

 

Il Lorenzetti (Venezia e il suo estuario, TRIESTE, 1963, pag. 467) riporta sommariamente il riferimento al "gobbo", tralasciando però tutto il resto:

"Nell'altro lato del campo sorge la Colonna del Bando (restaurata nel 1836); di qui la Signoria faceva leggere, come dalla pietra del bando in Piazza S. Marco, bandi, proclami, condanne, ecc. - E' chiamata Gobbo di Rialto per la figura di un nano che ne sostiene la gradinata (opera di Pietro Grazioli da Salò, sec. XVI), figura tradizionalmente nota per i lazzi, i sarcasmi e le satire che, come al Pasquino romano, le si attribuivano".

 

Va detto che dell'originaria croce in ferro rimane oggi solamente il suo alloggio scavato nella pietra d'Istria, mentre data l'accuratezza dell'intervento, l'effige del leon in moeca venne certamente scalpellata nel 1797, alla caduta della Repubblica. Vero è che al di sopra del gruppo, in epoca più recentemente è stato inserito un piccolo rotondo con il bassorilievo di un leone di San Marco in "moeca", oggi anch'esso alquanto rovinato. A questo si riferiva forse il Tassini ?

Infine, il Vittoria (Le strane pietre di Venezia e curiosità, VENEZIA, 1969, pag. 25) citando  el gobo de Rialto  correttamente completa l'esposizione anche accennando alla moeca e alla croxetta, informando il lettore contemporaneo che "ora l'effige di San Marco è scomparsa, mentre la croce esiste ancora, ma il più delle volte è coperta da vistosi prezzi di un banco di frutta e verdura".

Come, al momento, continua ad accadere ancora oggi.

 

Il monumento de  el gobo de Rialto  venne restaurato nel 1836, e a conclusione dei lavori venne apposta la seguente iscrizione, ancora leggibile:

 

LAPIS LEGIBUS REIP.

EDICENDIS

AERE CIVICO RESTITUTUS

A. M D C C C X X X V I

 


 

la pietra del bando

il gobbo di Rialto

il "pergolo grando" sopra l'ultima arcata

la "croxetta" sulla colonna d'angolo

la "moeca" recente e quella scalpellata sopra la "croxetta"

 

CONTRADA

S. ZUANE

DE RIALTO

CAMPO

S. GIACOMO

DE RIALTO

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