schola nathional

schola de la Nathion dei Lucchesi

SESTIER DE

 CANAREGIO

Anche il grande Dante ricorda che a Lucca si venerava il Volto Santo di Gesù Cristo, nome con cui ancora oggi in quella città si indica un Crocifisso ritenuto miracoloso.

Quando però nel secolo XIV la Toscana fu sconvolta dalle lotte politiche fra Guelfi e Ghibellini, le persecuzioni messe in atto da Uguccione della Faggiola e di Castruccio Castracani indussero molti lucchesi, tra il 1309 e il 1317, ad abbandonare la loro città natale per sfuggire a morte sicura. In maggioranza artigiani grandi esperti nella produzione di tessuti di seta di qualità, trovarono subito un sicuro (ed interessato) asilo a Venezia.

Principalmente in calle de la bissa (Contrada San Bortolomio), dunque abbastanza lontano dalla località dove vennero costruite la schola e la cappella, trovarono abitazione i membri più ricchi della comunità, denominati nei documenti "Nobili Lucchesi".

Qui giunti, nel corso del 1360 i lucchesi ottennero dal Governo il permesso di riunirsi in confraternita posta sotto la protezione del Volto Santo (che diverrà infatti il simbolo visivo del sodalizio in città). La schola era governata inizialmente da "uno operaio overo Rettore, uno scrivano e otto compagni", l'iscrizione aperta anche alle donne e le cariche da rinnovarsi ogni anno senza possibilità di rifiuto; la mariegola, andata perduta, elencava una lunga serie di regole per l'ordinato svolgimento dell'attività della schola. In questo stesso anno la piccola, ma fiorente comunità, stringe accordi con il Prior generale dei padri Serviti, il quale concede che lungo la navata destra della chiesa, detta appunto dei Servi, i lucchesi iniziassero la costruzione di una cappella, avendo anche la disponibilità di un'ulteriore porzione di terreno per ricavarne un piccolo cimitero. Viene inoltre prevista una pena di 2.000 ducati qualora i religiosi avessero molestato la comunità, le eventuali divergenze sarebbero state appianate facendo ricorso al Patriarca.

Nel 1365 la schola viene soppressa poiché i lucchesi non avevano scrupolosamente ottemperato ad alcune disposizioni dettate dal Consejo dei Diese. Essa potè ricostituirsi solo dopo trascorsi alcuni mesi, quando accettò di conformarsi alle rigide prescrizioni veneziane in materia. Da questo momento la schola ebbe grande incremento, elargendo benefici e soccorsi in denaro a lucchesi e a veneziani fino al 1789.

Nel 1370 la cappella può dirsi ultimata e i lucchesi iniziarono a radunarsi per assolvere alle pratiche religiose ed anche per le attività di beneficenza. Nel 1376 l'edificio veniva consacrato dal Vescovo di Jesolo, Pietro Natal. Come ben si nota nella pianta cinquecentesca del De' Barbari, la cappella è addossata al lato destro del presbiterio della chiesa, mostrando sul fianco quattro strette arcate cieche terminanti con tre archetti e, sulla facciata, anch'essa coronata da archetti, risalta il bel rosone cordonato. Per decorarne l'interno, nel 1370 il Semitecolo dipinse le storie del Volto Santo, tuttora in loco, e, a detta del Boschini, sopra la porta si poteva anche ammirare anche una Madonna col Bambino, opera giovanile  di Jacopo Tintoretto, a cui lo studioso attribuiva anche un Volto adorato dagli angeli sulla lunetta esterna. Erano visibili, inoltre, anche due quadri con storie del Volto Santo, opera di Pietro Ricchi, pittore lucchese del Seicento, seguace del Reni. Ricchissimo viene descritto anche l'altare gotico di legno dorato: lo coronavano ai lati due tele con I Dottori della Chiesa e I Quattro Evangelisti di cui sia il Boschini che lo Zanetti parlano come di opere di Girolamo da Santacroce, assegnate nel 1814 alle Gallerie dell'Accademia: il comparto con i SS. Ambrogio e Girolamo è stato dato in deposito alla chiesa della Madonna dell'Orto, mentre quelli recanti l'immagine di San Giovanni e San Marco alla chiesa di Santa Lena. Sempre presso le Gallerie veneziane si conservano due tele con Adamo ed Eva e Davide e Salomone, che fungevano da ante dell'organo della cappella, citate dal Boschini e dallo Zanetti fra le opere migliori di Tizianello.

Nel 1398, i lucchesi acquistano, ancora dai padri Serviti, un "terren vachuo mezo in la contrada di San Marcuola lo qual'è per mezzo la Chiesa oltre l'orto", dove essi diedero alacremente inizio a "fabbricare due rughe o strade di case", alle quali altre case ancora si aggiunsero per acquisto. Venne così costituito un vasto ricovero, destinato all'assistenza dei confratelli poveri, che secondo le cronache contemporanee formava una specie di castello, circondato dall'acqua del rio de la Madalena (a ovest), rio (poi terà) de San Marcuola (a nord) e da rio dei Servi (a est), avente nel mezzo un pozzo comune con intorno diversi ingressi a separate abitazioni, la quale unione di case prese rapidamente il nome, nei documenti pubblici, di corte del Volto Santo. Oltre alle case ospitaliere venne realizzato anche l'edificio della schola, tuttora esistente, che si affaccia oggi sul rio terà de la Madalena. Murata sulla facciata si nota la patera rotonda con scolpita l'immagine del Volto Santo, il simbolo è ripetuto anche nella patera murata sulla facciata interna del sotoportego che introduce alla corte del Volto Santo, dove, anche sulla vera da pozzo del XIV secolo, il medesimo simbolo è riportato in bassorilievo altre due volte. Un'ultima patera è infine collocata esternamente alla porta d'acqua, in fondo alla corte del Volto Santo, sulla facciata dell'edificio prospiciente il rio.

Nel 1403 i lucchesi poveri vengono invitati a "darsi in nota" per ottenere l'assegnazione delle casette fatte costruire nel 1398 per loro comodo. Nel 1409 tuttavia, sotto pena di 20 ducati di multa, il rettore deve esaminare due volte l'anno se i beneficiati delle case conservino sempre i requisiti richiesti. Nel 1491 viene deciso che non saranno riconosciuti soldi per gli affitti a chi prenderà alloggio fuori della "corte destinata".

Nel 1506 viene certificato che i depositi della schola nelle casse del Monte Vechio, ascendono alla ragguardevole cifra di 17 mila ducati.

Nel 1539 il Consejo dei Diese accoglie sotto la sua diretta protezione la schola fondata nel 1360, che ha provveduto a costruire la propria cappella presso la chiesa dei Servi e dieci case nella propria corte, spendendo 14 mila ducati.

Nel 1556 la schola approva che i masseri abbiano assegnata la casa a titolo gratuito, con l'obbligo di abitarla personalmente, custodire la corte e cuocere l'agnello pasquale.

Nel 1632 vengono regolate le spese per la "cerimonia di Pasqua": prima della processione due religiosi "nell'albergo di sopra benedicano pan e carne". Si potranno spendere fino a 50 ducati per mandare "pane e carne al Dose, al Cancellier Grando, al segretario del Consejo dei Diese, alla banca e ai confratelli". Nella festa di San Martino, i "biscottelli" saranno distribuiti solo alla banca e al capitolo.

Nel 1674 viene approvata una nuova regolamentazione per la distribuzione del pane e dell'agnello al Dose, al Cancellier Grando, ad ognuna delle "sette case che compongono la nostra fraternità" al rettore, ai confratelli (in tutto vengono mediamente consumate 460 libbre di agnello).

Nel 1678 la schola partecipa con la somma di 6 ducati alla rifabbrica della chiesa di Santa Fosca.

Nel 1789 un furioso incendio devasta in breve tempo circa sessanta edifici, fra i quali venne distrutta anche la schola e le casette in locazione ai confratelli poveri. In questo frangente però grazie al concreto contributo offerto dal Dose e dai patrizi Corner e Contarini, nonché al sostegno della pubblica carità, nel 1799 si poté completarne la ricostruzione. Due lapidi poste sulla facciata della schola ne ricordano l'episodio.

Nel 1797, alla caduta della Repubblica, con la promulgazione degli editti napoleonici del 1806 il Demanio tentò in tutti i modi di impossessarsi dei beni della schola, riuscendovi alfine nel 1823; tuttavia nel 1839 la schola venne finalmente riconosciuta quale corporazione a carattere laico e pertanto esclusa dai provvedimenti di soppressione.

Nel 1865 la schola venne affidata alla Congregazione di Carità, ma nel 1879 la Congregazione veniva riorganizzata e ad ogni opera pia che in essa vi era nel frattempo confluita venne assegnata nuovamente una certa autonomia. Nel 1884 veniva dato alle stampe il nuovo statuto della schola che fissava le regole per il soccorso ai lucchesi e ai veneziani (come era stato nel XV secolo).

Ai nostri giorni l'edificio della schola ospita attualmente alcuni esercizi commerciali al piano terra, mentre al piano superiore è stato ridotto all'uso di abitazione privata. Ciò che invece rimane delle proprietà immobiliari è costituito da una modesta casetta in rio terà San Lunardo, dove sulla facciata vi è ancora un bassorilievo con l'insegna del Volto Santo.

Ancora oggi, sull'altro lato del rio dei Servi, risalta la forma slanciata della cappella, ulteriormente accentuata dal fatto che nel corso del 1820 venne ultimata la completa spoliazione e la quasi totale demolizione della splendida chiesa e del monastero dei padri Serviti.


 (G. Vio - "Le scuole piccole nella Venezia dei Dogi" - pagg. 535/538 - Vicenza 2004)

CONTRADA

S. MARCUOLA

CORTE

DEL VOLTO SANTO

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