La sarìa curiosa ...

el posso dei do possi

SESTIER DE

 CASTELO

Ammetto che questa curiosità, da me intitolata  el posso dei do possi  oltre ad avere tutta l’aria di uno scioglilingua, probabilmente vi farà venire anche un principio di emicrania nel tentativo di comprenderne il senso:  el posso dei do possi  tratta del bassorilievo che riproduce due vere da pozzo, che stanno scolpite sull'unica vera da pozzo oggi esistente in campo do pozzi. Chiaro? No? 

Va bene, allora prendiamola da un'altra angolazione, cioè iniziamo dal principio.

Prima di tutto, l'uso del toponimo do pozzi non è infrequente in città, dove ad esempio in Contrada Santa Sofia, Sestier de Canaregio, non lontano dalla chiesa di Santa Sofia, si trova una ruga do pozzi caratterizzata appunto dalla presenza delle due vere in pietra d'Istria. A ragion veduta però, altrettanto non si può dire oggigiorno di campo do pozzi dove, a dispetto del nome, troneggia un po’ discosta dal centro del campo un'unica, solitaria vera da pozzo.

In effetti, non è sempre stato così: nella celebre pianta della città incisa da Jacopo de Barbari nel 1500, all'interno di campo do pozzi sono chiaramente raffigurate due vere da pozzo, che però in epoca posteriore furono tolte per essere sostituite da una sola grande cisterna, più profonda e capiente.

Il problema sorse quando, pur di fronte alla sparizione di una vera, il toponimo non ebbe a mutare anch’esso adattandosi alla nuova situazione, ad esempio in campo del pozzo, e poichè a Venezia le calli non avevano il nome scritto, cioè non esistevano i nizioleti (che furono introdotti dagli Austriaci per una questione di ordine), si pensò forse ad una soluzione che giustificasse l'ormai radicato appellativo che il popolo continuò a mantenere invariato per campo do pozzi.

Fu così che sulla nuova vera, mentre i riquadri meno visibili al passante, se non sono vuoti, sono utilizzati per raffigurare tre angeli e un Santo, sul riquadro che invece è rivolto ancora oggi in posizione ottimale rispetto alle direttrici di attraversamento del campo vennero riportati in grande rilievo ... due pozzi.


Il Tassini (Curiosità Veneziane, VENEZIA, 1886, pag. 244) descrive la curiosità fornendo anche un ragguaglio importante in merito all'esistenza di due pozzi: Due Pozzi (Campo dei) a S. Martino. E' certo che qui esistevano anticamente due pozzi, sebbene oggidì ne esista uno soltanto, poichè il Sabellico, parlando di questi contorni, nomina Trinitatis phanum, geminosque puteos.  

Il Lorenzetti (Venezia e il suo estuario, TRIESTE, 1975, pag. 370) si limita a menzionare il toponimo solo in quanto inserito nell'itinerario numero IV del libro. Di particolare interesse nel campo egli segnala i due edifici che vi si affacciano, di cui uno trecentesco archiacuto.


La cronacheta de Sior Antonio Rioba.

Insoma, 'desso ghe ne xe uno e 'na volta i gera do.

Come mai i ghe ne ga terà do par farghene uno novo ? Queo che ghe xe 'desso el xe proprio ben piantà in mezo al campo e podarìa anca darse che quando che i lo gaveva fato e finio, la zente gavesse domanda se el campo se gavesse da ciamàr de un posso, visto che uno dei do gera sparìo. El tagiapiera gaveva un fià de tempo da perder par zogatolar e xe façie che el gabia pensà de scolpir le do verete, par modo de dir: "vardè ben zente ! I do possi xe 'ncora quà! Ciamèo campo do possi ! 


 

ruga do pozzi, in Contrada Santa Sofia

 

campo do pozzi, in Contrada Santa Ternita

 

la vera da pozzo

 

il rilievo con i due pozzi

 

CONTRADA

S. TERNITA

CAMPO

DO POZZI

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