La sarìa curiosa ... |
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Abbandonare i figli appena nati o in tenera età è una pratica abbietta e tristissima, praticata con facilità nei tempi andati, ma a cui purtroppo continuiamo ad assistere ancora ai giorni nostri. Quasi tutti i grandi Ospeai e Ospissi di Venezia, oltre ai malati, accoglievano ed educavano giovinette e giovinetti orfani; uno in particolare però, l'Ospeal de la Pietà, divenuto poi Istituto degli Esposti, ma ancora oggi chiamato dai veneziani col il suo nome più antico, fu l'istituzione deputata all'asilo ed all'educazione dei putei 'bandonai , (ossia bambini di ambo i sessi abbandonati dopo la nascita). In particolare ai putei 'bandonai parlano due lapidi, collocate in due punti della città abbastanza distanti tra loro, invocando qui maledizioni a chi abbandona i bambini e concedendo là indulgenze a chi vorrà contribuire al sostentamento de l'Ospeal. La prima lapide è situata in Contrada San Zuane in Bragora, calle de la Pietà, è posta sul lato destro dell'omonima chiesa, sotto un bel capitéo, e maledice (e sia ben chiaro, oggi come allora ...) chi abbandona i propri figli, come segue:
FVLMINA IL SIGNOR IDDIO MALEDIZIONI E SCOMVNICHE CONTRO QVELLI QVALI MANDANO O PERMETTANO SYNO MANDATI LI LORO FIGLIOLI E FIGLIOLE SI LEGITTIMI COME NATURALI IN QUESTO HOSPEDALE DELLA PIETA' HAVENDO IL MODO E FACVULTA' DI POTERLI ALLEVARE ESSEENDO OBLIGATI AL RESARCIMENTO DI OGNI DANNO E SPESA FATTA PER QUELLI NE POSSONO ESSER ASSOLTI SE NON SODISFANO COME CHIARAMENTE APPARE NELLA BOLLA DI NOSTRO SIGNOR PAPA PAOLO TERZO DATA ADI 12 NOVENBRE L'ANNO 1548
La seconda lapide è situata invece in Contrada Sant'Anzolo, Sestier de San Marco, murata su di un edificio che da sul ponte dei Frati, concede indulgenze a tutti coloro che faranno beneficenze in favore dell'Ospedale:
+ PAPA CLIMENTO SEXSTO DI UNO ANNO XL DI DE PERDON CASCHUNO CHE PORCE LEMUSENA ALI FANTOLI NI DELA PIETATE MISER LO PATRIACHA DE GRADO MISER LO VESCODO DE CASTELO XL DI
SVMA LO P DO DE LA PIA TADE VNO ANO C° XX DI E DA TRE GRACIE MOLTE
Il Tassini, illustrando nel dettaglio le vicissitudini dell'Ospeal, ivi compreso il fatto che il primo ricetto di bambini abbandonati venne creato in corte de la Pietà in Contrada Santa Giustina e che solo più tardi esso venne trasferito in Contrada San Zuane in Bragora, dove poi si stabilì definitivamente, non accenna anche all'esistenza delle due lapidi. (Curiosità Veneziane, VENEZIA, 1886, pag. 559) per quanto riguarda la collocazione originaria dell'Ospedale dice che: Pietà (Calle, Corte della) a San Francesco della Vigna. Essendo nel secolo XIV cresciuto a dismisura in Venezia il mal costume, si vedevano non di rado i frutti degli illegittimi amplessi abbandonati per le pubbliche vie dalla crudeltà dei genitori. Commosso a tale spettacolo frà Pieruzzo d'Assisi, reduce delle missioni, prese a pigione l'anno 1346 diciassette case a S. Francesco della Vigna allo scopo di ricettare trovatelli, case le quali posteriormente, per testamento della N. D. Lucrezia Dolfin, passarono in proprietà all'istituto. Da bel principio i trovatelli tutti sì maschi che femmine, vennero affidati alla cure d'una confraternita ai divoti della chiesa di San Francesco, ma poscia si assoggettarono le femmine alle Matrone dell'Umiltà, istituitesi appositamente nella vicina chiesa della Celestia. Coll'andar del tempo queste ultime rimasero le uniche direttrici dell'ospizio, che ancora per circa due secoli dopo la morte di fra Pieruzzo fiorì nella Corte da noi illustrata, e che fu detto della Pietà dal gridare pietà! pietà! fatto dal buon frate quando andava questuando di porta in porta per condurre ad effetto la sua santissima intrapresa. Ancora dal Tassini (Curiosità Veneziane, VENEZIA, 1886, pag. 559), per quanto invece riguarda l'Ospedale nell'attuale collocazione: "Pietà (Ponte, Calle, Rio della, Ponte e Calle dietro la) a San Giovanni in Bragora. Fino dal 1348 fra Pieruzzo d'Assisi aveva fondato in questa situazione un ospizio figliale a quello di S. Francesco della Vigna, da noi mentovato nell'articolo precedente. Dopo la di lui morte, successa nel 1353, ambidue gli ospizii vennero sottoposti al jus patronato Ducale. Questo di San Giovanni in Bragora ottenne un primo ampliamento nel 1388 coll'acquisto di alcune case vicine; quindi un secondo nel 1493, e successivamente un terzo nel 1515. Qui venne allora trasportata tutta la famiglia degli esposti, crescendo la quale, nuovi ampliamenti successero verso la fine del secolo XVII, nonché sul principio del XVIII a merito della Congregazione del Luogo Pio, subentrata nella direzione dello stabilimento alle Matrone dell'Umiltà. Finalmente nel 1745 incominciossi a cangiare la piccola chiesa in quella che oggi s'ammira, disegnata da Giorgio Massari, e dedicata alla Visitazione della B.V. (vulgo S. Maria della Pietà), che fu aperta nel 1760, e della quale oggidì, per iniziativa del dottor Pietro Pastori, medico dell'Istituto, si vorrebbe compiere la facciata rimasta interrotta. L'ospizio della Pietà, il cui fabbricato fu nel 1791, ed anche in tempi a noi più vicini, ristaurato, esente da pagamento di decime, e sovvenuto di legne, di farine, e di largizioni infinite sì pubbliche che private, avevasi assicurato una rendita di quasi 300 mila ducati. Anche adesso si può dire in non dispregevole stato. Fra le altre discipline erudiva le femmine nella musica vocale ed instrumentale, in cui altre volte giungevano ad invidiata rinomanza.(…)"
Il Lorenzetti (Venezia e il suo estuario, TRIESTE, 1975, pag. 293) alquanto sintetico nella citazione riguardante l'Ospeal, cita anche l'esistenza delle due iscrizioni: "(...) Ha sede in questi palazzi (sin da tempo antico) l'Istituto Provinciale per l'Infanzia, Santa Maria della Pietà (un tempo detto Ospizio degli Esposti), (...) fondato nel 1346 dal frate Pietruccio di Assisi. Questo Istituto, fiorentissimo sotto la Repubblica, annualmente visitato dal Doge, nella Domenica delle Palme, protetto da Pontefici (due lapidi ne testimoniano l'interessamento, l'una di Paolo III (1548) in Calle della Pietà l'altra di Clemente VI (1342-1352) a piè del ponte dei frati a S. Angelo), sostenuto da benefattori, provvedeva inoltre all'educazione musicale delle giovani orfane (com'era usanza anche in altri pii Istituti) e famosi erano nel '700 i concerti tenuti sotto la guida del celebre compositore e violinista Antonio Vivaldi (1675-1745) che dal 1703 e per lunghi anni fu "Maestro de Choro" e maestro di violino nell' "Ospitale" della Pietà.(...)"
La cronacheta de Sior Antonio Rioba. 'Bandonar le povare, picole aneme, xe 'na roba bruta e xe indegno de un omo; ma quanto più bruto gera (e xe) butarli via come se i fusse de le strasse? Nati e morti, cussi, sensa remission. Altro che maledizion! Altro che Inferno e pene eterne! Bisognaria farli rinasser, 'sti peoci refai, e farghe provar el stesso identico destin de merda!
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