Ospeai & Ospissi |
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La storia. Costruito fra il 1312 e il 1317, grazie alla generosità del Dose Marino Zorzi, della cui casata ancora è visibile l'arma incisa sul lato destro dell'architrave della porta d'ingresso. Attraverso il monumentale portale transitavano le donzelle che venivano accolte in questo ospissio per essere educate e preservate da quello che spesso poteva essere un ben misero destino. Istituti di questo tipo, con la vocazione di ospitare le ragazze orfane o povere o ravvedutesi dopo una vita di tribolazioni, Venezia ne aveva in buon numero, tra i più noti si ricordano: l'Ospissio de le Zitele, (Contrada Santa Eufemia, isola de la Zueca) e quello delle Penitenti (Contrada San Geremia, Sestier de Canaregio). Nella storia dell'ospissio un ruolo importante ebbe una sua famosa Priora, Cassandra Fedele, donna dalla tempra formidabile, che lesse nello studio di Padova, disputò in teologia coi migliori studiosi del tempo, cantò versi latini all'improvviso, compose alcune opere e fu celebrata da molti letterati. Venendo a morte il 26 marzo 1558, alla veneranda età di 102 anni, nel suo testamento, redatto il 28 agosto 1556, essa aveva dichiarato essere "Cassandra Fedel rel.ta del q.ex.te m. Z. Maria Mapello D. in medicina, et Priora del hospeal de le donzele appresso S. Domenego" e chiedendo di essere sepolta, come poi puntualmente avvenne, nella vicinissima chiesa di San Domenego de Castelo. Caduta la Repubblica nel 1797, la plurisecolare attività dell'ospissio venne bruscamente e definitivamente interrotta in seguito agli editti napoleonici del 1807, quando venne chiuso, le sue ospiti trasferite presso altra sede e l'immobile avocato al Demanio, che in seguito lo vendette ai privati.
L'edificio. L'ospissio guardava un tempo il rio de San Domenego (che sarà poi brutalmente interrato nell'800, divenendo l'attuale Via Garibaldi, che ha di fatto privato l'antico canale almeno della dignità del toponimo terà) ed il bel portale rappresenta in pratica tutto ciò che oggi è rimasto in ricordo dell'importante presenza dell'ordine dei Domenicani in questa zona della città, che a pochi passi da qui avevano la loro chiesa, il convento ed un vasto orto che arrivava fino alla laguna. Maria Petrettini, nel suo "Vita di Cassandra Fedele", narra che secondo l'opinione dell'abate Sante della Valentina, l'ingresso dell'ospissio, altrimenti detto orfanotrofio di donzelle, (e non convento di sacre vergini, come erroneamente a volte si legge), si trovava oltre questa porta che, per antica tradizione, veniva comunemente chiamato Ospeal de le Pute. Il grande portale, di architettura gotica a forma archiacuta e probabile lavoro del principio del XV secolo, è adornato da rappresentazioni allegoriche poste entro le due guglie nella parte alta del timpano e da altorilievi a soggetto sacro. Nell'ordine superiore è posto il busto del Cristo, nell'ordine inferiore sono scolpiti a figura intera due santi domenicani (San Domenico e San Pietro Martire con in mezzo il Salvatore). Questo portale, che con il passare del tempo si era ridotto in pessime condizioni di conservazione, ha subito un attento restauro negli anni '90 del secolo scorso quando, in occasione della ripavimentazione di Via Garibaldi, un gruppo di volonterosi veneziani abitanti della Contrada riuscirono infatti a coinvolgere nel progetto di recupero l'impresa appaltatrice, che generosamente sottopose a proprie spese il portale ad un minuzioso restauro, riportandolo all'antico splendore. Un'epigrafe murata poco distante dal portone, ricorda che tutto lo stabile venne rifabbricato a spese dei Procuratori de San Marco, dopo un rovinoso incendio che nel 1694 recò gravi danni alla struttura dell'ospissio, la scritta così recita:
FLAMMA COMBVSTA IN AMPLIORE MEOM REDACTA HYERONIMO IVSTINIANO D.M. PROC. C EODEM ANNO M D C L X L I I I I
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