La sarìa curiosa ...

el cagalibri

SESTIER DE

 S. MARCO

In campo Santo Stefano, al crocevia fra le due immaginarie rette che vengono quotidianamente calpestate dai passi di chi proviene da San Marco ed è diretto a Dorsoduro (o anche viceversa),  nel 1882 Venezia sentì il dovere di tramandare ai posteri il ricordo di Nicolò Tommaseo, l’intellettuale nato a Sebenico il 9 ottobre 1802 che, dopo aver lasciato l’isola natìa per Firenze e in seguito autoesiliandosi a Parigi per contrasti con il governo austriaco, si trasferì più tardi a Venezia, dove si stabilì pubblicando in seguito numerose opere, fra cui si ricorda “Fede e Bellezza”, considerato dalla critica un precoce tentativo di romanzo psicologico. Nel 1847, tornato nel mirino della polizia asburgica, venne arrestato a seguito di alcune dichiarazioni sulla libertà di stampa, che rivendicavano il diritto di vedere applicate leggi che non la limitassero. Fu liberato il 17 marzo 1848, insieme con Daniele Manin, durante l'insurrezione di Venezia contro gli austriaci. Alla successiva proclamazione della Repubblica di San Marco, ottenne il maggior numero di voti dopo Manin e prima di Giacomo Treves dei Bonfili, venendo inserito nel Governo provvisorio come ministro per l’istruzione e il culto. Dopo il ritorno degli austriaci in Venezia, nel 1849 fu esiliato a Corfù. Divenuto nel frattempo praticamente quasi cieco, ritornò nel 1859 a Firenze, dove morì il 1 maggio 1874.

La statua posta sulla sommità del basamento è opera di Francesco Barzaghi (Milano 1839-1892), il quale da un blocco di marmo di Carrara ne trasse la statua del Tommaseo con le braccia conserte, perfettamente abbigliato secondo la moda del tempo, mentre con aria corrucciata riflette tra i rotoli che tiene nella mano sinistra e i libri accatastati alle sue spalle.

Sebbene la particolare postura data alle gambe della statua non fosse nuova all'esperienza dell'artista, in corso d’opera egli evidentemente ebbe sentore di un qualche problema di statica, escogitando l'espediente di rinforzare la gamba destra ricavandovi dietro la stessa una pila di quattro grossi libri. Tre dei volumi vennero raffigurati impilati con noncuranza, mentre il quarto venne scolpito poggiato in verticale, di modo che con il dorso arrivò a lambire l'orlo del cappotto.

Ponendosi di fronte al viso compassato del Tommaseo, l'involontario esito comico provocato dall'inserimento dei libri resta ancora parzialmente occultato alla vista, ma quando ci si porti alle spalle della statua è allora impossibile non cogliere in tutta la sua evidenza l'esilarante effetto causato da quella che, inequivocabilmente, ha tutta l'aria di apparire come un'insolita "produzione culturale" e risultando alquanto difficile trattenere il sorriso.

L'irrispettoso termine di  cagalibri  venne coniato dai veneziani quasi immediatamente dopo l'inaugurazione e, in alcuni casi, anche al giorno d'oggi tale epiteto viene accompagnato con disinvoltura alla presentazione della scultura (cfr. www.duesecolidiscultura.it).

Di questa curiosità non ne parla il Lorenzetti, che descrive il monumento come segue: (Venezia e il suo estuario, TRIESTE, 1975, pag. 501): "(…) Nel mezzo del campo: statua del letterato e patriota Nicolò Tommaseo, di Sebenico (1802-1874), una delle figure più luminose del Risorgimento italiano (scult. Franc. Barzaghi - 1882).(…)".

Allo stesso modo ne parla il Tassini (Curiosità Veneziane, VENEZIA, 1886, pag. 702): (...) In Campo S. Stefano fu nel 1882 innalzato un monumento a Niccolò Tommaseo, esimio letterato e patriota.(...).

 


 

 

 

 

CONTRADA

S. VIDAL

CAMPO

S. STEFANO

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