|
|||
|
Tutto il lato a ponente della darsena novissima granda, venne detta darsena de novissimetta quando a partire dall'antico muro di cinta dell'Arsenal novo venne innalzata fino a raggiungere verso settentrione il muro di cinta dell'Arsenal novissimo, una fila ininterrotta di dodici tezoni che furono chiamati di novissimetta. All'epoca della Repubblica, la schiera era a sua volta suddivisa in tre aree distinte, tale per cui, partendo da meridione, e dopo subito lo stretto deposito del catrame, i primi tre erano chiamati tezoni alti a la scafeta, i successivi quattro tezoni de novissimetta e gli ultimi cinque tezoni bassi a le nappe. La costruzione di questi squeri ebbe inizio nel corso del 1545, venendo realizzati uguali nella concezione architettonica a quelli della novissima granda e dell'isolotto. La copertura era costituita dalle classiche tettoie a quattro falde, sostenute da setti divisori aperti da arcate a tutto sesto girate su capitelli a foglie d'acqua, posti in cima a colonne in pietra d'Istria. Queste erano formate da nove a undici rocchi di varia altezza (da 12 cm. a 45 cm.) e con diametro variabile fra i 55 cm. ed i 140 cm. (quest’ultimo misurabile ai tezoni aquatici a le canne). I capitelli a foglie d'acqua, erano tipici dell'Arsenale e verranno largamente usati nel corso successivo di più di un secolo. Una volta ultimati i lavori, i nuovi tezoni formavano un complesso di grande suggestione che, per dimensioni ed architettura, avevano un’imponenza quasi uguale a quelli della novissima granda (quasi, ecco perché novissimetta). Nel corso del 1680, per aumentare lo spazio in altezza, necessario per la costruzione dei vascelli da guerra del tipo nord-europeo (il primo dei quali venne varato in Arsenale nel 1667 con il nome di Giove fulminante), si rese necessaria la sopraelevazione delle coperture dei tezoni destinati a squeri per nave. I lavori iniziarono partendo prima dai tezoni della novissima granda e si conclusero nel 1745, allorquando venne posto mano anche ai quattro tezoni de novissimetta. La sopraelevazione degli squeri ben si nota sia nelle antiche incisioni ma di più in alcune vecchie fotografie che ritraggono i setti murari dei tezoni: al di sopra di ciascuna delle classiche aperture di comunicazione interna costituite dalle arcate a tutto sesto, è possibile notare l'impostazione, con funzioni di alleggerimento della massa e di scarico, di aperture più recenti. Sulla base della pianta disegnata dal Maffioletti nel 1798 sullo stato dell’Arsenale alla caduta della Repubblica, procedendo da sud a nord, i dodici tezoni della novissimetta erano impiegati come segue: tezoni
alti a la scafeta: (voce
originata pare dal greco scafe,
che sta per barchetta o battello - oppure anche da scafa da prova,
riparo dalla parte della prua per ricevere le onde che entrano dalle cubie) deposito del catrame; tezon (1) – deposito di cunei e squero per lo smantellamento delle navi in disarmo; tezon (2) – squero per la costruzione di bastimenti di basso bordo; tezon (3) - diviso in due piani: al pè pian (piano terra) vi era il deposito di brazioli (legni angolari che servono per incatenare insieme due parti della nave e specialmente le latte col dormiente); al primo solèr (primo piano) erano alloggiate la scuola di matematica e la celebre sala dei modelli, dove gli ingegneri navali tracciavano le parti delle navi a grandezza naturale. Entrambe erano state istituite nel 1778 da Giovan Maria Maffioletti, pubblico professore di matematica e di architettura navale. In particolare,
sulla porta d’ingresso alla sala dei
modelli era
posta la seguente scritta: ADRIACVM
NOMEN QUAE TOTA PER AEQUORA PORTANT NAVES HINC
FORMIS VIMQUE DECUSQUE TRAHUNT Lo scalone per
mezzo del quale dal retrostante edificio degli squadradori era possibile scendere nella sala dei modelli era finemente decorato con ornamenti in
legno, ideati anch'essi dal Maffioletti, di cui si sono conservate le due
colonne rostrate in legno, che erano poste alla base della gradinata. Sulla prima
colonna è inciso: QVAM DVILIVS HABVIT FRANCISCVS MAVROCENVS LABANTE XVIII
MO sulla seconda vi
è il seguente epitaffio: ANGELVS EMO
OCCIDENTE SAECULO
XVIII MERVERE
tezoni de
novissimetta: tezoni (4,5,6,7) – squeri sopraelevati per la costruzione di vascelli; (nappe sta per ceppi, ossia residui della lavorazione del legno); tezon (8) squero per la costruzione di naviglio di basso bordo; tezon (9) deposito di legnami dolci; tezon (10) deposito di stelle (schegge, rimasugli dal taglio del legno); tezon (11) deposito di legname vecchio; tezon (12) deposito di stelle (schegge, rimasugli dal taglio del legno). Caduta la
Repubblica, alla termine della sua prima occupazione (1797-1798) l’esercito
francese razziò la vasta collezione di modelli custodita nell’apposita sala
del tezon (3); il poco che venne salvato è oggi esposto al Museo Storico Navale. Nel corso della
seconda occupazione francese (1806-1814) dei tezoni sopravvissero i blocchi esterni della scafeta e delle nappe ma uno solo dei
quattro centrali della novissimetta poiché infatti i tezoni (5,6,7)
vennero demoliti per la realizzazione di due squeri a cielo aperto in pietra, di maggiori dimensioni, per
permettere la costruzione dei grandi vascelli di primo rango, mai prima
impostati in Arsenale. Dopo l’annessione
del Veneto al Regno d’Italia, in conseguenza all’applicazione del piano di
riordino dell’Arsenale, i tezoni
sopravvissuti subirono alcuni rimaneggiamenti: tezon (1): chiuso alla fronte, ha conservato le proporzioni originali ed è libero da superfetazioni all'interno (se ne può ancora apprezzare la struttura con le colonne in pietra d'Istria); tezon (2): chiuso alla fronte e molto rimaneggiato all'interno; tezon (3): chiuso alla fronte e poi sopraelevato. tezon (4): raddoppiato in altezza nel 1890, ha la copertura sostenuta da capriate metalliche. Restò adibito a squero e funzionò come scalo coperto per grandi lavori sui sommergibili fino al 1940; Vennero quindi demoliti i due squeri all’aperto realizzati dai francesi e con essi anche i tezoni (8 e 9) allo scopo di creare uno spazio lasciato libero (corrispondente, verso la vasca de le galeazze, all’area che si ricavò con la demolizione del terzo tezon de le galeazze est e la parziale demolizione dell'edificio degli squadradori) sul quale vennero costruiti nel 1877 due sìvoli da varo a cielo aperto. tezoni (10,11,12): chiusa la fronte
dell’unico libero, furono tutti trasformati in fonderia (essendo state chiuse
nel frattempo le originarie fondarie), denominazione
con la quale vengono oggi erroneamente indicati, essendo lasciato cadere
in disuso quello originario di tezoni
bassi a le nappe. Quando
nel 1964 l’Arsenale cessò ogni attività, i tezoni
alti a la scafeta
e l’unico sopravvissuto de novissimetta vennero
assegnati alla Marina Militare ed in parte abbandonati ed in parte
riutilizzati per altri scopi; i tre tezoni
bassi a le nappe
invece vennero abbandonati e solo recentemente (2007) sono stati completati i
lavori di restauro delle coperture. |
||
|
|||
|
|||