la mariegola |
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Nel 1635 la schola decide che la prima domenica dopo la festa di San Francesco (4 ottobre)sia fatta celebrare una messa cantata nella chiesa di San Geremia. Nel 1730 il Capitolo decide di provvedere all'acquisto di due aste e di un penelo (stendardo) da usare appositamente durante i funerali dei compagni. Nel 1731 il Capitolo approva l'acquisto di altre due aste. Nel 1733 il Senato decide lo scioglimento della schola e nel 1734 cessa ogni devozione.
Va qui ricordato che a causa del nauseabondo odore esalato durante la lavorazione, a partire dal 1271 tutte le scortegarie (concerie) furono obbligate a spostarsi nella vicina isola della Zueca (Giudecca). Le fasi della lavorazione prevedevano che dopo il taglio della coda e delle altre parti di scarto, fosse eseguito un primo lavaggio cui faceva seguito la "calcinatura", ossia numerose immersioni effettuate nella calce viva, allo scopo di impedire la putrefazione. Seguiva la scolatura, poi la pelatura, la scarnatura e quindi la rasatura, effettuata mediante una lama sulla pelle tesa su di un telaio. Veniva poi la fase che prevedeva l'immersione in tini contenenti acqua dolce e materie concianti (foglia di sommacco, corteccia di rovere, allume di rocca), eseguita in tre momenti diversi, dei quali l'ultimo durava in media fino a cinque mesi. Nelle scortegarie avveniva anche la folatura dei cuori ossia la pigiatura dei cuoi eseguita dagli addetti direttamente pestando con i piedi sul materiale grezzo. Come per gli altri lavori faticosi, gli artigiani scortegadori provenivano in maggioranza dai territori sudditi situati nella Terra Ferma, oppure dall'Istria o dal Trentino. |
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