SESTIER DE

CANAREGIO

ciexa dei Scalzi

CONTRADA

S. LUSSIA

 va indrìo

i Carmelitani Scalzi  

la Santa

somegie

 

CENNI STORICI:

l’ordine romano dei frati Carmelitani scalzi si stabilì a Venezia nei primi decenni del XVII secolo. Essi, inizialmente in numero assai limitato, trovarono sistemazione in case d’affitto, prima nei pressi della chiesa di San Girolamo, quindi nell’isola della Zueca.

Nel 1647 si trasferirono nell’abbazia di San Gregorio alla Salute ma poco dopo preferirono acquistare un’area ai bordi del Canalasso, presso l’attuale stazione ferroviaria.

I frati fondarono qui nel 1649 il monastero ed una piccola chiesetta intitolata a Santa Maria di Nazareth, da una sacra immagine portata dall’isola omonima, poi diventata Lazzretto Vecio.

La progettazione e le costruzione del monastero vennero affidati a B. Longhena che, da quanto si pèrò rilevare sulle antiche piante, adottò una soluzione a blocco occupante lo spazio verso la fondamenta del Canalasso e lascando libero il resto dell’area che rimase adibita ad orti.

In pochi anni , la modesta chiesa non potè più rispondere alle accresciute esigenze del culto e all’importanza che l’ordine aveva nel frattempo assunto.

Nuovamente il Longhena venne incaricato dai frati alla progettazione della nuova chiesa, che vollero molto più ampia e spettacolare dell’esistente, in modo che richiamasse l’impianto e lo sfarzo decorativo delle chiese che i carmelitani già possedevano in Spagna e soprattutto a Roma.

La fabbrica, iniziata nel 1656, si allontana definitivamente dai modi architettonici tipici veneziani, costituendo un esempio tipico della grandiosità romana, così lontana dagli schemi semplici e rigorosi utilizzati fino a quale momento in città.

L’edificio nel 1672 poteva dirsi quasi ultimato ad eccezione della facciata; in questo periodo il Longhena abbandona (per motivi sconosciuti) la direzione dei lavori e viene sostituito da G. Sardi che tra il 1672 e il 1680 erige la facciata mentre il completamento delle strutture interne mancanti viene affidato al carmelitano laico fra’ G. Pozzo, autore tra l’altro del monumentale altar maggiore

 

OPERE D’ARTE ALL’INTERNO:

navata centrale

 

soffitto: alla bella ed armonica concezione architettonica del Longhena dava, un tempo, compimento mirabile la volta affrescata da G. B. Tiepolo (1743) con il Trasporto della Casa di Loreto, crollata ed irrimediabilmente perduta per lo scoppio di una bomba aerea austriaca che centrò il tetto della chiesa la notte del 27 ottobre 1915. Di questa colossale creazione, definita una delle più fantasiose del genio tiepolesco, si conservano alle Gallerie dell’Accademia il bozzetto ed il frammento di due peducci. In luogo del perduto affresco, riveste oggi la grandiosa volta la Proclamazione della maternità della Vergine al concilio di Efeso, grande affresco opera del pittore E. Tito (1934).

fra pilastro e pilastro: nicchie con le statue degli Apostoli

sovrapposti, entro i riquadri: sculture di Busti di religiosi (secolo XVIII), attribuite a G. Marchiori.

controfacciata

sopra la porta: organo con decorazioni e rilievi scolpiti e dorati.

sopra l’organo: lunettone Santa Teresa incoronata dal Salvatore (secolo XVIII) di G. Lazzarini.

a sinistra della porta: statua della Vergine (secolo XVIII), un tempo situata sul piazzale della stazione ferroviaria, ed oggi sostituita da altra statua in bronzo della Vergine, Imaculata Virgo, (1959) opera dello scultore Scarpa Bolla.

navata destra

navata destra, prima cappella:

Cappella Giovanelli

Costruita a spese della famiglia Giovanelli, con ricco altare settecentesco.

all’altare: statua di San Giovanni della Croce (uno dei fondatori dell’ordine dei carmelitani scalzi) di B. Falcone.

sulla cimasa: tre statue Virtù Cardinali  di T. Ruer.

navata destra, seconda cappella:

Cappella Ruzzini

Costruita a spese della famiglia Ruzzini, con altare sovraccarico di marmi e di sculture, eretto su disegno di fra’ G. Pozzo.

all’altare: dipinto Estasi di Santa Teresa (1697) opera di A. Merengo, come forse anche i due Angeli ai lati, i Putti della mensa ed il rilievo della Trinità sul fastigio.

sulla volta: dipinto Gloria di Santa Teresa (1720-25) opera di G. B. Tiepolo.

alle pareti laterali: dipinto San Giuseppe appare a Santa Teresa e la libera da un pericoloso incontro e l’altro dipinto: L’ostia consacrata si stacca miracolosamente dalle mani del sacerdote per volarsene alla Santa (fine secolo XVII) entrambe le tele sono attribuite a N. Bambini.

navata destra, terza cappella:

Cappella Mora

costruita a spese della dalla Famiglia Mora.

all’altare: statua Il Battista (seconda metà del XVII secolo) di M. Barthel.

sulla volta: Padre eterno in gloria (secolo XVII) di P. Liberi.

presbiterio

cappella maggiore o presbiterio:

macchinoso e ricco l’altare, eretto su disegno, pare, dell’architetto G. B. Viviani, a cui in seguito fra’ G. Pozzo aggiunse altre fantasie decorative.

all’altare: sopra la mensa sorretta da quattro Angeli con i simboli dell’Eucarestia, sta il fastoso tabernacolo marmoreo, ornato di statue in bronzo e marmi policromi.

sotto la cuspide: tavola Vergine con Putto e Profeti (principio XV secolo), dipinto proveniente dall’isola del Lazzaretto Vecio.

Completa l’insieme un macchinoso baldacchino sorretto da colonne tortili, alto fino a toccare il soffitto.

sul fastigio: statue Salvatore benedicente fra due Sibille giacenti, opere di G. Marchiori; più in basso: Santa Teresa e San Giovanni della Croce, opere di B. Falcone.

Ai lati della mensa: due candelabri in vetro turchino e sbalzo d’argento di arte muranese (secolo XVIII).

sulle pareti laterali: dieci statue Sibille (secolo XVIII), sei su piedistalli e quattro adagiate, opera notevole di G. Marchiori.

nel coro dei frati: Affreschi monocromati (secolo XVIII) opera di G. e D. Valeriani.

alle pareti laterali: dipinto Vergine in gloria e Santi (secolo XVII) di M. Subleo e dipinto L’Estasi di Santa Teresa (secolo XVII) di F. Cairo.

 

sacrestia

sacrestia:

è un caratteristico ambiente settecentesco, con tutto attorno alle pareti armadi di noce decorati ed intagliati su disegno di fra’ G. Pozzo.

navata sinistra

navata sinistra, prima cappella:

Cappella Venier

costruita per Sebastiano Venier, abate e protonotario apostolico, che qui giace sepolto († 1664).

all’altare: statua San Sebastiano (1669) di B. Falcone.

sul parapetto: in tre scomparti, rilievi in bronzo con Episodi della vita di San Sebastiano.

battenti delle porte laterali: preziosamente intarsiati a fiori ed uccelli (fine secolo XVII).

navata sinistra, seconda cappella:

Cappella Manin

costruita a spese della famiglia Manin, qui è sepolto l’ultimo Dose di Venezia, Lodovico Manin, spentosi il 23 ottobre 1802. La cappella venne realizzata da fra’ G. Pozzo, con grande teatralità di effetti e ricchezza di decorazioni, sculture e rivestimenti marmorei.

all’altare: altorilievo Vergine col Putto e San Giuseppe tra le nubi, opera di G. Torretti.

ai lati dell’altare: due Angeli, opera attribuita a G. Torretti.

pareti a fianco della cappella: statue, Arcangelo Michele e Arcangelo Gabriele, opera attribuita a G. Torretti.

navata sinistra, terza cappella:

Cappella Lumaca o del Crocefisso

costruita a spese della famiglia Lumaca.

all’altare: grande Crocefisso marmoreo (secolo XVIII), opera attribuita a G. M. Morleiter. Il paliotto Cristo che cade sotto la croce è anch’esso attribuito al Morleiter.

Mensa dell’altare: entro custodia, scultura in cera colorata Cristo fra i ladroni, lavoro di qualche religioso.

Sulla volta: affresco Cristo dolorante nell’Orto (1732), opera di G. B. Tiepolo.

 

L’INTERNO E LA FACCIATA:

l’interno è ad una sola navata con tre cappelle laterali intercomunicanti, quella di centro più vasta ed aperta. Sul fondo, con un altissimo e monumentale arcone, si apre il presbiterio con ambulacro ai lati, mentre dietro l’altar maggiore si sviluppa il profondo spazio del coro.

Domina ll’interno l’abbondante policromia dei marmi, la ricchezza e la varietà dei materiali a cui si aggiunse il grande affresco della volta che GB Tiepolo dipinse nel 1743 e che venne distrutto nel 1915 durante un bombardamento austriaco. Della grande opera che raffigurava “Il trasporto della Santa Casa di Loreto” rimane il bozzetto conservato alle Gallerie dell’Accademia.

Completata grazie ad un lascito di Gerolamo Cavazza, la facciata, che si inserisce nella corrente del tardo barocco veneziano, assume una nuova compostezza classica, presentandosi suddivisa in due ordini costituiti da colonne binate, poggianti su alto basamento, che scandiscono degli interspazi nei quali sono inserite entro nicchie le statue raffiguranti San Sebastiano, Santa Maria Maddalena, Santa Margherita, San Giovanni e, al centro del secondo ordine, la Madonna con il Bambino, opere attribuite allo scultore B. Falcone.

 

IL MONASTERO:

il monastero fu soppresso nel 1810 dagli editti napoleonici e il complesso fu inserito in parte, come gli edifici circostanti, nel paino di trasformazione dell’area sulla quale venne edificata la stazione ferroviaria.

 

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