schole grandi |
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Nel corso del 1260 venne istituita in città una Confraternita detta dei battuti, avente principalmente scopi religiosi e umanitari, che si pose sotto la protezione dell'evangelista San Marco. Dopo che nel 1485 la sede della Confraternita venne quasi completamente distrutta da un furioso incendio, la ricostruzione venne affidata al Lombardo che, con la collaborazione dei figli Tullio e Antonio e dell'architetto Buora, fra il 1487 e il 1490, iniziò e portò a buon punto l'innalzamento della facciata che, con l'esuberante ricchezza di decorazioni marmoree, è sicuramente uno degli esempi più significativi del periodo lombardesco della Rinascenza. Sorti in seguito insanabili dissidi fra gli artisti e i confratelli, la direzione dei lavori venne allora affidata al Codussi, che arrivò ad ultimazione dei lavori nel 1495, con l'inserendo del coronamento curvilineo, tipico "finale" caratteristico delle fabbriche dell'architetto. Dopo un successivo ampliamento della parte posteriore del fabbricato, eseguito fra il 1533 ed il 1546 su progetto del Sansovino, l'edificio non ebbe più a mutare la sua fisionomia. Il portale principale, i cui piedistalli ornati con putti danzanti sono opera probabilmente del Buora, conserva nel lunettone San Marco e i confratelli con al sommo dell'archivolto, la raffigurazione della Carità, scultura del Bon (metà del XV secolo) o forse del fiorentino Lamberti. Le altre sculture, eccettuato il leone andante (fine XIX secolo) qui collocato in sostituzione dell'originale che venne abbattuto alla caduta della Repubblica, sono della bottega del Lombardo: i quattro rilievi marmorei della zona inferiore, cioè i due leoni, simboli dell'Evangelista, e i due episodi della vita di San Marco: il Battesimo e la Guarigione di Sant'Aniano, sono da ritenersi opera del figlio del Lombardo. Il Portale secondario, collocato sulla destra e di più modesta fattura, costituiva un tempo l'ingresso alla Cappella de la Madona de la Paxe, che in seguito venne soppressa. Da notare che qui stava collocato il sarcofago che conteneva le spoglie del Dose Marin Falier, decapitato nel 1355 per aver tentato di soggiogare la Repubblica ad un principato. Dopo varie peripezie, la semplicissima urna in pietra d'Istria è ora depositata presso i Musei Civici Veneziani. Come d'uso, nelle vicinanze della schola granda, in questo caso all'angolo con la fondamenta dei mendicanti, si trova murata una lunga e meticolosa terminazione degli Inquisitori e Revisori sora le schole grandi, che proibiva attività o rumori incompatibili con il decoro del luogo.
Alla caduta della Repubblica, sul fianco dell'edificio che guarda il rio dei Mendicanti, le patere che stavano alternate ad immagini di confratelli, furono scalpellate minuziosamente del leone di San Marco in moeca che vi era rappresentato, simbolo della Scuola. Successivamente, per effetto dei decreti napoleonici, la Confraternita venne definitivamente soppressa nel 1806 e l'edificio venne aggregato al confinante ospeal dei mendicanti per essere trasformato, assieme all'attiguo convento dei domenicani, nel nuovo ospedale della città. Replicando la tipologia costruttiva costante in tutte le schole, l'edificio è costituito da due vasti saloni, l'uno al piano terra e l'altro al piano superiore, detta sala Capitolare e oggi adibita a biblioteca dell'ospedale. Il vasto scalone che normalmente congiunge fra di loro le due sale, a causa della mancanza di spazio ha qui ha un aspetto molto più sobrio e ridimensionato.
la facciata della scuola
la facciata posteriore verso il rio
l'editto degli Inquisitori e Revisori sopra le scuole grandi
il bassorilievo di confratello con la veste della scuola
il tondo scalpellato che conteneva il San Marco
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