la mariegola

schola de Santa Caterina

dei manganeri

SESTIER DE

 CASTELO

Nel 1334 le monache di Santa Caterina (Contrada Santa Felise, Sestier de Canaregio) concedono alla schola (ospitata in quel tempo nella chiesa di San Stae) un'area posta al di fuori della chiesa per la costruzione di due arche dove dare sepoltura ai compagni. Il monastero concederà alla schola anche un altare e assegnandole un sacerdote per le funzioni religiosi, nonchè una stanza dove poter riporre le sue cose.

Nel 1337 viene ufficialmente fondata la schola e scritta la mariegola. Davanti all'altare della Patrona dovrà sempre ardere un cesendello perenne, vengono pattuite con il monastero i compensi per le funzioni religiose da celebrare a favore dei vivi e per coloro che morissero dentro e fuori Venezia; vengono fissate le regole di assistenza agli ammalati e le visite che vanno loro portate; viene stabilita l'obbligatorietà di partecipare alla festa della Patrona.

Nel 1340 il vescovo di Castello dichiara che le monache non si devono sentire obbligate a mantenere fede all'osservanza degli impegni presi finchè la schola non si trasferirà dalla chiesa di San Stae in quella di Santa Caterina, dove nel frattempo un'altra schola si è formata sotto la protezione della stessa Santa.

Nel 1368 il Capitolo decide che non può essere iscritto per nobile "chi è a tolella, zoè a disciplina". Chi è cacciato dalla schola sarà riammesso dopo aver chiesto perdono, nella stessa categoria alla quale apparteneva prima, cioè "a tolella" oppure "per nobile".

Nel 1400 l'inventario della schola non riporta la proprietà dell'altare di Santa Caterina (che infatti è stato donato alle monache dalla schola); due gonfaloni di tela grandi; due peneli vecchi, uno nuovo "da procession"; una mariegola "coverta de veludo cremese con una sancta Caterina d'argento"; un "gonfalone grando con le istorie de sancta Caterina".

Nel 1489 il monastero concede alla schola un'area libera posta all'angolo della calle longa Santa Caterina, verso la chiesa, per la costruzione dell'albergo "di un solo soler" con spese a carico dell'Arte.

Nel 1618 il Capitolo ricorda che la schola è nata principalmente per la devozione a Santa Caterina e che tale essa deve rimanere, così che solo per gentile concessione i sanseri del fontego, i mandoleri e gli stessi manganeri possono tenere i loro Capitoli nei locali della schola.

Nel 1687 dopo la decisione del Senato con la quale veniva stabilito che i 30 sanseri del fontego, che qui erano iscritti, si unissero ai 150 sanseri de Rialto, questi intendono abbandonare la schola portando con essi "mobili, scritture et altro", suscitando in ciò la contrarietà dei manganeri che rimanendo s'impegnano a celebrare la festa della Santa e di mantenere la schola "in conso e colmo".

Nel 1732 il monastero segnala alla schola (che continua a mantenere la sede nella chiesa di San Stae) che l'albergo da molto tempo giace in stato di abbandono, minacciando ora di danneggiare il coro della chiesa. Non è chiaro inoltre alle religiose a quale titolo l'edificio sia stato concessa prima alla schola dei sanseri del fontego ed ora alla schola dei manganeri. Dopo che più volte la schola da San Stae dichiara al monastero di non avere alcuna responsabilità circa la cura dell'edificio, sono i sanseri del fontego che vengono sollecitati dagli Avogadori de Comun a far conoscere i termini contenuti nell'accordo del 1687, quando cioè trasferirono ai manganeri il possesso dell'albergo.

A loro volta i manganeri esibiscono il registro dei capitoli della schola de devozion de Santa Caterina dal quale traspare che se all'inizio gli iscritti provenivano da varie attività artigianali, piano piano i sanseri del fontego e poi i manganeri hanno finito col prevalere numericamente sugli altri. I sanseri del fontego dei tedeschi e ai sanseri de Rialto vengono sollecitati ad assumersi la responsabilità derivante dalla proprietà dell'edificio, che trascurato dai manganeri volge in rovina. I manganeri riuniscono il Capitolo e deliberano il rifiuto di essere espropriati della sede, ma i Provedadori de Comun annullano la decisione. Intervengono allora i Provedadori sora Monasteri che diffidando i sanseri del fontego dei tedeschi, i manganeri e la schola de Santa Caterina di San Stae a provvedere perentoriamente ai restauri entro otto giorni. I manganeri chiedono, ed ottengono, di poter riunire il Capitolo dove rinunciano alla sede ma conservando le due arche; ridotti in 12 compagni, lasciano la chiesa di San Stae e si trasferiscono nella chiesa di Santa Maria Formosa.

Nel 1735, trovandosi ormai da alcuni anni senza altare, la schola ottiene dal Capitolo della chiesa di Santa Maria Formosa l'assegnazione dell'altare di Santa Caterina, impegnandosi ad adornarlo adeguatamente il giorno della festa della Santa (25 novembre).

Nel 1760 un'annotazione sulla mariegola dichiara che un fante dei Provedadori de Comun il 20 gennaio di quell'anno ha ordinato al Gastaldo di presentare la mariegola ai magistrati.

Nel 1773 il Gastaldo risponde ai quesiti proposti dagli Inquisidori a le Arti circa l'origine della schola. La confraternita era anticamente formata da molti devoti, scemando poi nel numero fino a quando rimasero i manganeri e i sanseri del fontego.

Dal 1774 nel giorno della festa di Santa Caterina le botteghe dei manganeri restavano chiuse.

Nel 1781 gli appartenenti all'Arte erano ridotti a 15, dunque 7 in meno rispetto ai 22 che erano stati conteggiati nel 1773.

 


 

bottega da manganer in calle de la Regina

CONTRADA

S. MARIA FORMOSA

CAMPO

S. MARIA FORMOSA

<< va indrìo

 

 

Calle del Manganer

ai Santi Apostoli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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