la mariegola |
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Nel 1685, su iniziativa di tale Giovanni Domenico Partenio, prete del Capitolo di San Martin, viene celebrata con grande solennità la festa di Santa Cecilia, patrona dei musici. Due anni dopo, il Capitolo concede l'uso della cappella e dell'altare di San Lorenzo Giustinian, che in breve diventerà la cappella della schola. Nel 1689 viene redatta la mariegola, che ricevuta e sommariamente approvata dai Capi del Consejo dei Diese viene da essi rimessa anche alla valutazione dei Provedadori de Comun che pochi giorni dopo danno il loro parere favorevole alla costituzione della schola, peraltro già esistente anche in altre città della Repubblica. E' però il plenum del Consejo dei Diese che pochi giorni dopo respinge la richiesta, non venendo mai raggiunto, nel corso di ben sei votazioni consecutive, la maggioranza richiesta di tre quarti dei voti favorevoli. Il testo della mariegola non soddisfa appieno quei gravi magistrati. Verso la fine del 1690 viene ripresentato al Consejo dei Diese il nuovo testo modificato secondo le indicazioni. Nuovamente i Capi del Consejo dei Diese lo inoltrano ai Provedadori de Comun, che questa volta ne valutano con scrupolosità il contenuto, prendendosi tutto il tempo necessario. Quindi è la volta del Consejo dei Diese che questa volta approva subito il documento ed infine il 30 aprile 1691 anche i Capi del Consejo dei Diese esprimono la loro approvazione. Dopo alterne peripezie, nel 1709 l'altare di Santa Cecilia viene consegnato dagli eredi del Partenio alla schola. Mentre nel 1750 viene segnalato che diminuisce l'adesione alla schola di nuovi "dilettanti di musica", nel corso del 1790 il parroco si lamenta che la festa di Santa Cecilia viene celebrata con assai poco decoro; il Capitolo si riunisce da tempo non più a San Martin ma nella cappella di San Nicolò, in palazzo Ducale, oppure nella chiesa di San Gallo. Va notato che questa è, e sarà sempre, l'unica schola di Venezia i cui membri sacerdoti godessero dei medesimi diritti dei membri laici, potendo partecipare ai Capitoli, con diritto di voto e rappresentanza attiva e passiva. Viceversa nell'Arte dei sonadori, alla quale tutti erano obbligati ad iscriversi per poter esercitare la loro attività di strumentisti, sia sacerdoti che laici, i religiosi erano però, come d'uso, esclusi tassativamente dal partecipare alle votazioni o di essere eletti a qualche ufficio.
In seguito ai decreti napoleonici, la schola venne soppressa il 19 maggio del 1806 e tutti i suoi beni furono affidati in custodia al parroco di San Martin. Tuttavia il 19 luglio di quello stesso anno il religioso deve riconsegnare tutto ai dirigenti della schola poichè la stessa era stata ripristinata.
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