SESTIER DE CASTELO |
ciexa de
Sant’Antonio de Castelo |
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CONTRADA S. PIERO DE CASTELO |
CANONICI REGOLARI DI SANT’ANTONIO DI VIENNE |
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L'Ordine dei Canonici Regolari di Sant’Antonio di Vienne
(Eleemosyna Sancti Antonii) era un
istituto religioso maschile di diritto pontificio; i canonici erano anche
conosciuti come Cavalieri del Tau. Quasi alla
fine del primo millennio (viene solitamente indicata la data del 997) Jocelin,
figlio di Guglielmo e conte di Chateau Neuf d'Albon, uomo pio che
aveva frequenti visioni mistiche, andò in pellegrinaggio in Terra Santa e, nel
viaggio di ritorno in Francia, passò prima da Costantinopoli dove l'Imperatore
gli fece dono delle spoglie di Sant’Antonio abate. Egli le portò con sé nel
Delfinato (antica provincia francese corrispondente circa agli attuali dipartimenti
dell'Isère, della Drôme,
delle Hautes-Alpes e all'alta Val
Susa in Italia) e le seppellì nel villaggio di La Motte aux Bois, situato nel pressi
della cittadina di Vienne, da dove queste reliquie
dal potere taumaturgico venivano riesumate per seguire i cavalieri della
famiglia nelle loro spedizioni militari al fine guarirli dalle ferite di
guerra. Nel 1070 Guigue
di Didier, suo discendente, fece costruire una
chiesa per meglio conservare le preziose reliquie, che fu consacrata
dall'arcivescovo di Vienne, Guy
de Bourgogne (futuro papa Callisto II). Il luogo
divenne in breve tempo meta di pellegrinaggio, soprattutto per invocare la
guarigione dal “fuoco di Sant'Antonio”. In seguito il villaggio mutò nome in La Motte Saint Didier (attualmente Saint Antoine l’Abbaye). Gaston
de Valloire, un nobile locale, dopo la guarigione
del figlio Guerin dal “fuoco” avvenuta pregando
sulle reliquie, decise insieme al figlio e ad altri cavalieri nobili del
luogo (si tramanda che i fondatori iniziali della Confraternita fossero sette)
di fondare una Confraternita riferita a Sant'Antonio abate e dedita presso un
hospitium
all'assistenza e alla cura dei malati dal “fuoco” che qui ora accorrevano dopo
il pellegrinaggio. Presto il flusso dei visitatori divenne imponente; e
poiché come detto i monaci guaritori erano una Confraternita di laici, nel 1083 fu deciso che il luogo fosse posto
sotto la supervisione dei Benedettini dell'Abbazia di Montmajur,
incaricati dell'assistenza religiosa ai pellegrini. Nel 1095 grazie alla fama di guaritori conosciuta
ormai in tutta Europa, per interessamento di Gastone de Valloire
la confraternita laica ottiene l'approvazione di Papa Urbano II durante il
Concilio di Clermont. Era dunque ufficialmente costituito l'Ordine dei Canonici regolari di
Sant'Antonio di Vienne formato per il momento da infermieri e da frati laici,
che aveva come superiori religiosi i Benedettini dai quali, se non la Regola,
poiché i canonici si attenevano alla Regola di Sant'Agostino, che prescriveva
povertà, castità ed obbedienza, essi mutuarono lo stile, a partire dal colore
nero della veste, indossata anche dai canonici sulla quale però, cucito sul
petto dalla parte del cuore, portavano il Tau
di panno celeste. In
possesso di nozioni infermieristiche e mediche, ma anche capacità militari, nella
seconda metà del XII secolo i canonici cominciarono a fondare nuovi centri, a
volte ex novo, a volte prestando la loro opera presso ospedali già esistenti,
finché nel 1218 papa Onorio III emise
una bolla con cui istituì l'Ordine
Ospedaliero dei Canonici regolari di Sant'Antonio abate, detto comunemente degli Antoniani, e concesse loro di pronunciare i voti religiosi
(rimanendo tuttavia un priorato benedettino). L’Ordine,
già ben strutturato, fece un ulteriore balzo in avanti: dalla casa madre,
dove il maestro era divenuto ora Gran
Maestro, dipendevano le case figlie, rette da un Precettore, donde il nome di Precettoria (il titolo di Gran
Maestro ed il termine Precettoria furono usati
anche da altri ordini del tempo, fra cui i Templari). Durante
tutto il secolo XIII l'Ordine crebbe ulteriormente e molte nuove Precettorie (con annessi ospedali e allevamenti di maiali)
furono fondate in tutta Europa (Germania, Italia, Spagna, Inghilterra,
Scozia, Ungheria, Lorena, Savoia, Piemonte) ed anche – in piena epoca delle
Crociate - nelle terre d’Oltremare (Cipro, Peloponneso, Eubea,
Grecia, San Giovanni d'Acri, Costantinopoli, Etiopia). Nella sola Francia, agli inizi
del Duecento si contavano circa duemila ospedali. In
Italia la prima Precettoria fu quella di Sant'Antonio di Ranverso in val Susa (Piemonte), ma subito ne sorsero altre a Roma, Sarno,
Barletta, Bari. Nel 1253 gli Antoniani vennero
chiamati ad organizzare una vera e propria unità medica mobile che doveva
seguire ovunque la corte papale. Nello
stesso tempo cominciarono inevitabilmente ad acuirsi i contrasti con l'Abbazia
benedettina di Montmajur e nel 1254 gli Antoniani convocarono un loro Capitolo Generale, volendo dimostrare
di non ritenersi un priorato dipendete dai benedettini, ma un istituto
religioso autonomo. Verso la fine del XIII secolo divenne Gran Maestro dell’Ordine Aimone de Montigny il quale,
dopo che l'abate Etienne gli aveva concesso pro bono pacis
il possesso della chiesa di Saint Antoine, vedendosi revocare poco dopo il
beneficio in favore di un discendente di Jocelin, Graton de Chateau Neuf, benedettino di nobile lignaggio, si pose in aperto contrasto
con i Benedettini fino a che la disputa verbale lasciò posto alle armi. Il
fratello di Graton, Ainard,
prese le armi contro gli Antoniani, i quali a loro
volta invocarono il sostegno del conte di Puy-Richard.
La pace fu sottoscritta nel 1297
nella vicina città di Romans-sur-Isère, grazie alla
mediazione di Umberto I de la Tour-du-Pin, Delfino
del Viennois. Ainard
vendette ad Aimone i diritti sulla terra e
sull'Abbazia, in cambio di quindicimila lire e di un vitalizio per Graton di trecento lire. Grazie
all'appoggio di papa Bonifacio VIII, il 10 giugno 1297 il monastero di La Motte
Saint Didier divenne
Abbazia e il Gran Maestro di conseguenza divenne Abate; il papa trasformò i monaci di Vienne
in un ordine religioso di canonici regolari retti dalla Regola di
sant'Agostino, concedendo loro le esenzioni dalla giurisdizione del vescovo.
Il Capitolo generale del 1298
approvò la nuova Regola, redasse il primo statuto e cambiò il proprio nome in
Ordine dei Canonici Regolari di Sant'Antonio di Vienne,
trasformandosi così da militare-ospitaliero in Ordine
strettamente religioso avente funzioni ospedaliere. Finalmente svincolatisi
dai Benedettini, l’Ordine religioso divenne dipendente direttamente da Roma e
nel 1312 tutte le Precettorie avevano accolto la nuova Regola. Il
Trecento fu il secolo d'oro dell'Ordine: furono fondate centinaia e centinaia
di nuove Precettorie in tutta Europa; esso acquisì
privilegi, donazioni nonché il priorato su parecchie abbazie. La fortuna
economica lo rese anche oggetto di critiche e satira: ricordiamo infatti
l'asprezza di Dante nel Paradiso: Di
questo ingrassa il porco sant' Antonio (Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, XXIX, 124) e l'arguzia degli
sberleffi di Boccaccio nel ritratto di frate Cipolla, questuante furbo e
ciarliero (Giovanni Boccaccio, Decameron, Sesta giornata, Novella decima) Frate Cipolla promette a certi contadini
di mostrar loro la penna dell'agnolo Gabriello; in luogo della quale trovando carboni, quegli
dice esser di quegli che arrostirono san Lorenzo. Come è attestato
dalle cronache del tempo, per tutto il Quattrocento e fino alla metà del
Cinquecento l'Ordine sviluppò ed ampliò la sua attività e nel 1534 per i tipi di Teobaldo Payen, editore in
Lione, fu anche compilato un compendio di Storie Antoniane
(Antonianae Historiae Compendium ex variis iisdemque ecclesiasticis scriptoribus necnon rerum gestarum monumentis collectum, una cum externis rebus quae plurimis scitu memoratuque dignissimis). Dopo la seconda
metà del Cinquecento però le sorti dell'Ordine mutarono ed una lenta ma inesorabile
crisi iniziò a spingerlo verso il decadimento. Molte le ragioni, tra cui ad
esempio il fatto che altri ordini ospitalieri sul
modello degli Antoniani erano nel frattempo sorti numerosi,
assieme alle migliorate condizioni igieniche e le abitudini alimentari delle
persone (l'ultima grande peste fu quella del 1630, dopo di che il flagello
non scomparve ma fu possibile circoscriverlo nel territorio; anche le colture
migliorarono e molte epidemie di origine alimentare si attenuarono). Dai
documenti conservati nell’archivio dell'Ordine di Sant'Antonio in Vienne si legge che il 1774 fu l’anno della fine: il Capitolo
Generale dell'Ordine, viste perse molte delle proprietà e delle rendite, deliberava
l'unione con l'Ordine di Malta, avente la stessa vocazione ospitaliera. L'abolizione ufficiale infine arrivò con la
bolla Rerum Humanarum
Condicio emessa da papa Pio VI il 17 dicembre 1776. In
Francia cessò del tutto il pagamento delle decime al re e i canonici assieme
ai beni passarono all'Ordine di Malta. In Italia, dove la situazione
geopolitica era invece molto frammentata, i passaggi furono più variegati; nel
Regno di Napoli il beneficiario fu il borbonico Ordine Costantiniano di San Giorgio, nel resto della penisola invece
i canonici passarono all'Ordine di Malta ma i beni furono talvolta donati a
quest'ultimo talvolta ad altri Ordini presenti sul territorio e legati ai
Signori locali (ad esempio Sant'Antonio di Ranverso
cedette i beni mobili e immobili all'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
(attuale Ordine Mauriziano). L’ergotismo, il “fuoco” e il maiale. Come
visto, i laici prima e i canonici dopo si contraddistinsero per la loro forte
vocazione assistenziale-ospedaliera, venendo riconosciuti
degli autentici specialisti nella cura dell’ergotismo e del fuoco di
Sant’Antonio. L’ergotismo era una malattia cutanea tipica
della povera gente, causata da un’intossicazione alimentare da ingestione di ergot, un fungo
allucinogeno parassita delle graminacee, detto comunemente segale cornuta. A
questa malattia, di cui all'epoca era del tutto sconosciuta la natura, si
aggiungeva il fuoco di Sant'Antonio,
(nome scientifico: herpes zoster) di
natura virale ma con sintomi simili all’ergotismo,
che affliggeva anch’esso gli strati più poveri della popolazione, facili all’infezione
per la scarsità dell'alimentazione e per le pessime condizioni igieniche. Curate
con le minime conoscenze mediche del tempo, le due patologie provocavano
affezioni dolorosissime, che conducevano spesso a cancrene e all’amputazione
degli arti. L'Ordine
Antoniano si era specializzato nella cura di questo
male, per la cui terapia i monaci usavano soprattutto il grasso di maiale quale
emolliente per le piaghe. Così descrisse l'operato degli Antoniani
di Vienne Joahnnes Alzog nella sua “Storia universale della Chiesa”: ”Essi si assunsero il difficile incarico della cura di questi
abbandonati infermi, che erano il più delle volte schifosi anche solo a
mirarli. Per amore di Cristo soffrivano facendo violenza a se stessi pel
sudiciume ed il fetore, molestie così insopportabili, che nessuna maniera di
penitenza che loro venisse imposta, si sarebbe potuta paragonare a questo
santo e prezioso martirio agli occhi di Dio”. Ecco il motivo per cui, grazie ad uno
speciale permesso del papa, i canonici allevavano i maiali, che simbolicamente
vennero poi raffigurati ovunque nelle chiese dell'Ordine e nell'iconografia
del Santo, che infatti appare sempre
circondato dagli animali domestici, tra cui appunto il maiale. Sotto il pretesto di riverenza al loro
Santo protettore, qui come altrove, i canonici lasciavano i maiali liberi di
scorazzare per la città, con un campanellino all'orecchio per essere
riconoscibili. Razzolando liberamente, mangiavano i rifiuti e gli avanzi
delle case, tuttavia, essendo questi animali motivo di deturpamento della
città e anche origine di molte disgrazie a causa della loro proverbiale
voracità (a danno anche di bambini in tenera età lasciati incustoditi), con Parte presa il 10 ottobre del 1409 il Mazor Consejo proibì categoricamente a Venezia tale
irreligiosa consuetudine. A Venezia i Canonici Regolari di Sant’Antonio di Vienne abitavano il convento di San’Antonio de Castelo che in qualità di Priorato (non essendo dunque una Precettoria), dipendeva dall’Abbazia di Sant’Antonio di Ranverso. |