la mariegola

schola de Santa Maria et Helisabetha

(o de la Visitazion)

dei varoteri

SESTIER DE

 DORSODURO

Posta inizialmente sotto la protezione di San Lazzaro, la denominazione ufficiale della schola divenne in seguito "de Santa Maria et Helisabetha di Varoteri" e nel 1312 ha inizio la compilazione della prima mariegola, che viene in seguito confermata dalla Giustizia Vechia il 21 ottobre 1444. Il simbolo dell'Arte era una croce a cinque raggi.

Nel 1501 la schola sottoscrive un accordo con i Crosechieri che concedono un'area lunga 10 passi e larga quanto lo era l'attuale albergo, per costruire il nuovo edificio destinato ad ospitare l'Arte. Il manufatto, ben visibile nelle stampe dell'epoca, sorgeva alla fine al campo dei Gesuiti, chiudendone la prospettiva verso le fondamente nove. Il collegamento pedonale era assicurato dal sotoportego ricavato in mezzo all'edificio. Al pian terreno erano collocate le tombe per la tumulazione dei confratelli defunti.

Nel 1520 il Consiglio dei Dieci permette la fondazione di una schola dei conza vari e altre pelle selvatiche, tuttavia nel febbraio del 1521 i Capi del Consiglio dei Dieci, sentite le ragioni dei varoteri, riconoscono che nella chiesa di San Simeon Picolo non può essere fondata una nuova schola d'Arte ma solo di devozione.

Nel 1534 il Capitolo autorizza la spesa per l'acquisto della carta, per la scrittura e la legatura della nuova mariegola.

Nel 1562 viene deciso che i confratelli poveri che abbiano ottenuto l'assegnazione "gratis et amori Dei" di una casa da parte della schola devono essere presenti alle funzioni religiose; dopo la terza assenza essi saranno privati del beneficio.

Nel 1610 viene consegnata la pala del Martirio di San Giovanni Battista tra San Lanfranco e San Liberio, di Palma il Giovane, che viene collocata nella cappella a destra del presbiterio, dove stava l'altare della schola. I Gesuiti, la sposteranno poi in sagrestia, dove ancora oggi si trova.

Nel 1645 la schola decide di spendere la somma di 30 ducati per restaurare il quadro che è sull'altare maggiore.

Nel 1657, quando ai Crosechieri subentra l'ordine dei Gesuiti, viene annotato che la chiesa ospita: la schola de la Concezion, la schola de San Cristoforo, la schola de San Marco, la schola picola dei passamaneri e la schola picola dei samiteri.

Nel 1723 l'edificio sede della schola deve essere completamente demolito quando i Gesuiti iniziano la ristrutturazione delle fabbriche dei Crosechieri per costruire la loro nuova chiesa con annesso convento. Il Senato autorizza i varoteri a ricostruire la schola, che scelgono il sito lungo il rio (oggi interrato) che bagnava il margine meridionale di campo Santa Margarita. nel 1724 i Gesuiti presentando il preventivo per la rifabbrica dell'edificio, versano ai varoteri, a titolo di risarcimento, la somma di 1900 ducati più tutto il materiale edilizio recuperato dalla demolizione del vecchio manufatto.

L'edificio, completato nel 1725, rappresenta una singolare testimonianza dello spirito conservatore che caratterizzava una parte almeno della società veneziana, tale per cui lo stile architettonico della schola ignora del tutto l'imperante gusto settecentesco, limitandosi invece a cercare di riprodurre fedelmente i tratti della costruzione che si era dovuto demolire, con la sola esclusione del sotoportego centrale per il passaggio pedonale. L’interno dell'edificio era abbellito da alcuni dipinti, fra i quali: Cristo e il paralitico del Liberi e La Resurrezione di Lazzaro di Carletto Caliari.

Sopra la porta d’ingresso principale, che guarda il campo, è visibile il bassorilievo raffigurante la Vergine e il Bambino adorati dai confratelli, del 1501, dapprima asportato poi qui nuovamente ricollocato nel 1920, che reca al di sotto la seguente iscrizione:

 

D.O.M.

AEDES ARTIS VAROTARUM

AB ANNO MDI

IVXTA TEMPLUM S MARIAE

CRVCIFERORUM DENVO LATITVU

EXTRUCTUM SITA

HICLOCI EX SENATVS CONSVLTO

AERE TVM P P SOCIETATIS IEVS

EX PACTO POST DIREMPTAS CONTROVERSIAS

TVM EIVSDEM ARTIS

AMOTO VICINAE OBICE

VENVSTIVS RESTITVTVR

ANNO M D C C X X V

 

Al momento della soppressione della schola, avvenuta nel 1810 in seguito ai decreti napoleonici, all'interno si trovava la pala dell'altare e altri 13 quadri, di cui due "di gran pregio". Successivamente l’edificio venne prima adibito a deposito di carbone, poi assegnato alla “Scuola di Mistica Fascista”, infine divenne la sede del partito politico della Democrazia Cristiana. Con l'attuale n.a. 3020, l'edificio è stato ai nostri giorni completamente risanato e destinato ad ospitare uffici comunali.

 

Un'altra schola, spesso scambiata erroneamente per questa, detta dei pelizeri, esisteva in campo Sant'Agiopo. L'edificio si trovava sull'angolo di quel lato del campo che forma prospetto al ponte, ed intitolava a San Giobbe, santo che i varoteri riconoscevano per protettore e sotto la cui invocazione essi qui si radunavano. La Confraternita venne eretta per nel 1514 ed esisteva accanto a quella dei barcaioli.

 


 

 

 

 

CONTRADA

S. MARGARITA

CAMPO

S. MARGARITA

<< va indrìo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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