Congiura Bajamonte Tiepolo |
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Poco
dopo l’inizio del XIV secolo, la chiesa di San Vio versava in condizioni di grande
precarietà, che sfociarono nell’improvviso sprofondamento di una larga parte
del pavimento dell’edificio. Nel mentre si cercavano i mezzi economici per
provvedere a riparare il guasto, sopravvenne il 15 giugno del 1310 e con esso
la vittoria del Doge e dei suoi alleati sulla congiura ordita da Bajamonte Tiepolo, Marco Querini
e Badoero Badoer. Il
15 giugno era il giorno in cui il calendario liturgico veneziano festeggiava
proprio San Vio (San Vito) e fu così che, venuto in
seguito a conoscenza degli urgenti bisogni di restauro della chiesa, il
Senato immediatamente decretò l’assegnazione delle risorse sufficienti a riportare
la chiesa a nuovo decoro. Anzi, quale legge del contrappasso, i senatori assegnarono
per i lavori alla chiesa anche il portale d’ingresso di Ca’ Tiepolo, proveniente
appunto dall’omonima Ca’ che era stata completamente rasa al suolo in Contrada
Sant'Agostin. Per
tutto il tempo in cui visse la Repubblica, la chiesa di San Vio conservò sempre una certa importanza poiché, a
perenne ricordo e monito della vittoria contro i rivoltosi, il Senato stabilì
successivamente che ogni anno, nel giorno della ricorrenza del santo, il Dose
a piedi vi si recasse in veste ufficiale, accompagnato perciò da una
processione sontuosa. Per
agevolare il più possibile l’ormeggio delle numerose barche che in quel
giorno effettuavano il traghetto dell’affollato corteo ducale da campo San
Maurizio (fondamenta del traghetto) a campo San Vio,
quest’ultimo venne notevolmente allargato con l’acquisto e la demolizione a
spese pubbliche degli edifici che erano situati fra il sagrato della chiesa e
il Canalasso. Sbaglia
pertanto chi parla del Bucintoro, e perché era notoriamente improponibile l’ormeggio
alla riva e perché lo spazio angusto del Canalasso
non permetteva un’agevole manovra al pur bravo ed esperto “admiraglio” che comandava la grande nave dorata.
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