SESTIER DE DORSODURO |
San Nicola da Tolentino, sacerdote |
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CONTRADA S. PANTALON |
ricorrenza il giorno 10 settembre del calendario liturgico veneziano |
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Santo titolare della chiesa di: TOLENTINI |
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Intorno a Nicola si avverte un’aura di prodigio sin dalla sua nascita, avvenuta infatti quando i suoi genitori si erano ormai rassegnati a non avere più figli. Nicola sarà un maestro di rigore ascetico, di grande severità soprattutto con sé stesso; un elemento piuttosto lontano dal vivere comune della gente, incapace di miracoli e non sempre ben disposta verso la penitenza. Invece Nicola – a dispetto delle controindicazioni – è un santo sempre popolarissimo proprio tra la gente comune, di secolo in secolo: è l’amico dei giorni feriali, che viene in casa portando la festa. A 14 anni (è l’epoca dello scontro tra re Manfredi, figlio di Federico II, e papa Alessandro IV per i territori pontifici) entra fra gli Eremitani di Sant’Agostino di Castel Sant’Angelo, suo luogo natale, come “oblato”: cioè ancora senza obblighi e voti. Più tardi però egli fa il suo ingresso nell’Ordine e nel 1274 viene ordinato sacerdote a Cingoli. La comunità agostiniana di Tolentino diventa la sua “casa madre” e il suo campo di azione è il territorio marchigiano, disseminato dei vari conventi dell’Ordine che lo accolgono mentre vaga nella predicazione. Normalmente, anche le regole monastiche più severe alleggeriscono gli obblighi (lunghe preghiere, digiuni) per chi è in viaggio o si trova fuori sede. Nicola invece non si fa mai sconti, perché dappertutto egli si sente a casa sua: perciò preghiere e penitenze, sempre. Sebbene la gente comune immagini l’asceta sempre in un quadro di severità e di mestizia, padre Nicola, invece, è un asceta che diffonde sorriso, un penitente che mette allegria. Lo ascoltano predicare, lo ascoltano in confessione o negli incontri occasionali, ed è sempre così: lui viene da otto, dieci ore di preghiera, dal digiuno a pane e acqua, e immediatamente fa un gesto o pronuncia parole che spargono sorriso. Molti vengono anche da lontano per confessargli ogni sorta di misfatti, e se ne vanno arricchiti dalla sua fiducia gioiosa. Nel 1275 Nicola si stabilisce a Tolentino, dove resterà fino alla morte, sempre accompagnato da voci che narrano di miracoli, sebbene il vero prodigio sia lui stesso: "sommamente straordinario nelle cose ordinarie", come scriverà il suo biografo, Agostino Trapé. Ai poveri, ai malati e ai disperati non gli è sufficiente portare aiuto: Nicola vuole essere l’aiuto con la sua stessa persona, con la sua sommessa capacità di eccezionale promotore della comunicazione e della convivenza, che lo renderà attualissimo anche nei secoli futuri. Nel processo per la canonizzazione, aperto vent’anni dopo la sua morte, ben 371 saranno i testimoni che si presenteranno per narrare dei suoi moltissimi miracoli. La canonizzazione tuttavia tarderà fino al 1446, a causa principalmente delle vicende che scossero la Chiesa sino alle fondamenta (la cattività d’Avignone, lo scisma d’Occidente), tuttavia la fama della sua santità correva già per le Marche e per l’Italia molto tempo prima che essa venisse ufficialmente proclamata e continuerà anche dopo, come mostrano le affollate visite devozionali alla basilica di Tolentino, che ne custodisce il corpo. |
San Nicola da Tolentino
San Nicola da Tolentino L'etimologia del nome Nicola deriva dal greco: "vittorioso tra il popolo". Il Santo è patrono delle anime del purgatorio, agostiniani, infanzia, marinai, maternità.
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