SESTIER DE

DORSODURO

ciexa dei Tolentini

CONTRADA

S. PANTALON

 

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Cenni storici:

L’Ordine dei Teatini (a Venezia sempre chiamati Tolentini) fu fondato a Roma nel 1524 da Giovanni Pietro Carafa (poi papa Paolo IV) assieme a Gaetano da Thiene, entrambe di nobili origini. In seguito al terribile sacco cui nel 1527 fu sottoposta Roma dagli imperiali di Carlo V, guidati dai due fondatori i Teatini lasciarono la città per cercare rifugio a Venezia.

Se l’arrivo dei Teatini nella capitale della Repubblica dei veneziani era del tutto inedito, non così si può dire per il vicentino Gaetano da Thiene, il quale giunto a Venezia nel 1517 aveva trovato gli appoggi necessari per costruire in legno l’Ospeal dei Incurabili che poi diventerà uno dei quattro “ospedali maggiori” della città quando, nel 1522, egli radunò le risorse necessarie per edificarlo in pietra. Fu infatti presso questa importante struttura sanitaria che i padri alloggiarono appena arrivati in città, per poi spostarsi alla Giudecca, quindi muovere presso l’Abbazia di San Gregorio e, finalmente, trovando stabile dimora presso una piccola foresteria, con annesso Oratorio, che venne loro donata dai confratelli della Schola de Devozion de San Nicola da Tolentino. I confratelli, infatti, stanchi dei continui litigi con gli Agostiniani della chiesa di Santo Stefano (Sestier de San Marco, contrada San Vidal) dove precedentemente avevano la sede, nel 1499 avevano acquistato un terreno da Tadia Amadi, nella Contrada di San Pantalon, che pure in Sestier de Dorsoduro, in questo punto sconfina però nel Sestier de Santa Crose, e ivi si erano trasferiti nel 1505 avendo nel frattempo colà edificato appunto un Oratorio e una foresteria (offerti ai Teatini in cambio della loro direzione spirituale).

Insediatisi nella vita cittadina, per prima cosa i Teatini elevarono gli edifici a Casa dell’Ordine ed elessero un Preposito. Subito dopo, per quanto possa sembrare azzardato, specie sapendo quanto il Senato veneziano considerasse le chiese quasi un’emanazione dello Stato, nel 1533 essi invocarono e ottennero da papa Clemente VII il riconoscimento giuridico dell’Ordine e la sua diretta dipendenza dal Pontefice, formalità che li sottrasse così agli obblighi nei confronti del Patriarca di Venezia.

Fra i primi padri ordinati a Venezia da Gaetano da Thiene si annovera il famoso Giovanni Marinoni, di famiglia bergamasca ma nato a Venezia e laureatosi a Padova. Egli intraprese la vita religiosa diventando piovan della vicina chiesa di San Pantalon.    

Con il passare del tempo cresceva intanto costantemente  l’apprezzamento generale per la rigorosa opera di apostolato svolta dai Teatini in città (attività particolarmente apprezzata dal Governo della Repubblica perché tendeva a saldare culturalmente fra loro la nobiltà e il popolo), cui però faceva riscontro un ormai troppo angusto Oratorio. Intenzionati a risolvere la questione, nel periodo fra il 1570 e il 1589 i Teatini s’impegnarono nell’acquisto di alcuni terreni limitrofi, con l’intento di procurarsi lo spazio necessario per edificare una chiesa più grande e un dignitoso convento.

Giunti a metà del 1590 essi poterono alfine affidare l’incarico per la nuova costruzione a Vincenzo Scamozzi, il quale nel suo progetto fece abilmente confluire sia i suggerimenti dei Teatini ma anche quelli di alcuni preminenti senatori assai versati nella tecnica dell’edificazione. Il risultato finale s’impose alla generale attenzione per due preminenti caratteristiche: l’orientamento e la planimetria. La nuova chiesa infatti avrebbe presentato l’abside rivolta verso est, cioè verso il sorgere del sole, in chiaro riferimento all’antica simbologia cristiana. La pianta a croce latina invece rendeva omaggio all’emblema dell’Ordine ma prevedeva però delle braccia corte per il transetto, modifica che avrebbe consentito la visione dell’altar maggiore da ogni parte e che mirava in buona sostanza a organizzare lo spazio interno come un’aula unica, affiancata dalle cappelle laterali e scandita dalle paraste giganti, rivolta trionfalmente verso il presbiterio.

A testimonianza dell’ormai profondo legame esistente fra i Teatini e la città, i lavori iniziarono nel 1591 alla presenza del patriarca Lorenzo Priuli, del Dose Pasquale Cicogna (eminente patrono dell’Ordine dei Crociferi) e di numerosi senatori. La costruzione delle fondamenta iniziò nel 1592 e proseguì fino al 1594 quando, improvvisamente, i Teatini, adducendo troppo costoso il progetto inizialmente concepito, esonerarono lo Scamozzi dalla direzione dei lavori. La costruzione delle fondazioni, interrotta per due anni, riprese nel 1596 e quindi l’opera progredì celermente fino a completare la copertura. Dall’esterno si apprezza come le pareti divisorie delle cappelle assolvono anche la funzione di contrafforti che assorbono le spinte del tetto e della navata, mentre all’interno il peso dell’alta cupola (rimasta poi incompiuta al tamburo) sarebbe stato agevolmente assorbito dai quattro pilastri a sezione quadrata, altrimenti dette torri vuote, abilmente disposti e celati agli angoli del transetto. La fabbrica ultimata presentò inoltre alcune differenze rispetto al progetto originario del 1593: le braccia del transetto a parete piana anziché absidate e il presbiterio si erge su una scalinata di quattro gradini alla quale fa seguito una analoga che conduce all’altar maggiore, invece che essere rialzato di soli due gradini in linea con le cappelle laterali.

La consacrazione della chiesa fu celebrata nel 1602 dal patriarca Matteo Zane (essendo Dose Marino Grimani) sotto l’antico titolo di San Nicolò da Tolentino, ma che per i veneziani rimase per sempre la chiesa dei Tolentini.

Completato l’involucro, si proseguì poscia con i lavori interni, che subirono però un arresto nel 1606, in seguito alla grave crisi politica fra Venezia e Roma e sfociata poi nell’interdetto papale. In quel frangente i Gesuiti, i Cappuccini e anche i Teatini lasciarono la città in obbedienza al papa e per le ingiunzioni imposte dal Senato. I Teatini faranno ritorno a Venezia nel 1607 e, ripresi per mano i lavori, nel 1608 completarono la sacrestia ma ancora nel 1609 restavano da concludere il pavimento, la facciata e le cappelle. A questo proposito, il tentativo dei Teatini di mantenere il nuovo tempio entro i canoni di un austero spazio classicheggiante, dovette soccombere davanti alla determinazione delle famiglie nobili veneziane (alcune delle quali particolarmente vicine al papato) che al contrario nelle cappelle laterali celebrarono sfarzosamente la gloria del proprio casato attraverso l’opulenza dei materiali di costruzione.

Fra il 1706 e il 1714, Andrea Tirali aggiunse alla facciata, che è rimasta incompiuta, un pronao esastilo concluso da un timpano. Nel 1720 fu ristrutturata la sacrestia.

Giunto l’anno 1810, in seguito agli editti napoleonici che imposero lo scioglimento degli ordini religiosi nel Regno d’Italia, il convento si ridusse a caserma e la chiesa fu dichiarata parrocchiale, avendo assegnata la massima parte della soppressa parrocchia di Santa Croce e alcune frazioni di quelle di Santa Margarita e di San Pantalon.

Dal 2010, unita alla parrocchia di San Pantalon, è sede della pastorale universitaria di Venezia.

 

L'interno:

la planimetria interna è a croce latina a una navata, con tre cappelle per lato, alternate alle paraste corinzie che scandiscono ritmicamente lo spazio e lo rendono visivamente uniforme.

La sontuosa decorazione, che riveste completamente le pareti di stucchi e di pitture, fu aggiunta nel corso del Sei-Settecento.

Sono qui sepolti quattro Dosi: Giovanni I Corner, Francesco Corner, Giovanni II Corner e Paolo Renier. Vi ebbe sepoltura anche il Patriarca Francesco Morosini, il cui monumento fu eseguito dallo scultore genovese Filippo Parodi.

La chiesa ospita anche un organo barocco, costruito da Pietro Nachini nel 1754 quasi totalmente intatto, sito in cantoria lignea in catino absidale. La cassa dello strumento presenta decori in legno cesellato raffiguranti due teloni discendenti dal centro del timpano che sovrasta la cassa andando a terminare nelle ali laterali dello strumento; a questa decorazione finemente dipinta in color oro sono appese sculture lignee di strumenti a fiato e originali antichi strumenti a corda di pregiata fattura artigianale, anche questi dipinti in oro.

 

Facciata e portale:

Passando a miglior vita nel 1701, il Procurator de San Marco Alvise da Mosto lasciò la somma di 10.000 ducati per la realizzazione del suo monumento funerario da collocarsi nella controfacciata o anche sulla facciata della chiesa dei Tolentini. Essendo la chiesa ancora priva di facciata, si scelse la seconda opzione ma una stima dei Proti stabilì che per realizzare il progetto nel frattempo elaborato dallo Scamozzi, che prevedeva una facciata alla palladiana, sarebbe occorsa una somma almeno doppia rispetto a quella del lascito e perciò fu deciso di depositarla in Zecca, in attesa che gli interessi la accrescessero. Nel qual mentre però, Alessandro Zen e Nicolò Contarini, esecutori testamentari, decisero di scartare il costoso progetto dello Scamozzi, abbracciando invece l’idea della realizzazione di un più economico pronao, conforme il progetto a loro presentato da Andrea Tirali. Nel 1706, nonostante il parere fortemente contrario dei Teatini, partirono i lavori per la posa delle fondamenta e quando nel 1707 Alessandro Zen moriva, i Teatini nuovamente chiesero al superstite esecutore testamentario che il progetto del Tirali fosse abbandonato per realizzare invece la facciata dello Scamozzi. Pur palesemente dichiarandosi anch’egli contrario al pronao, tuttavia Nicolò Contarini non ebbe il coraggio di rinunciare all’impresa, principalmente per non contrariare Paolina da Mosto Zen, la nipote del defunto Procurator. Nel 1711 fu quindi collocato il busto di Alvise da Mosto sull’architrave del portale, nel 1712 il pronao potè dirsi completato, con una spesa aggiuntiva di 2.400 ducati. La gradinata sul bordo del campo dei Tolentini fu finita nel 1714 mentre la scalinata che dalla riva scende nell’acqua del rio dei Tolentini (e le cui balaustre sarebbero forse più adatte a una villa), risale al 1723. Il pronao della chiesa dei Tolentini, un prospetto esastilo rialzato, di ordine corinzio e con un’unica scalinata d’ingresso, costituì una novità a Venezia anche per il fatto di essere accostato a una chiesa che aveva accolto al suo interno lo stile barocco; esso riportò in auge l’architettura classica, anticipando quella neoclassica.

La facciata è caratterizzata anche dalla presenza di una palla di cannone, che venne qui incastonata in ricordo del bombardamento austriaco subito nel 1849.

 

Convento:  

nel 1591, in concomitanza con l’avvio dei lavori per la nuova chiesa, i Teatini affidarono all’architetto Scamozzi anche l’edificazione di un più grande e dignitoso convento.

Unendosi alla chiesa lungo il lato sinistro del presbiterio, il convento si sviluppa su edifici con piano terra aperto su robuste arcate in laterizio e due piani, attorno ad un bel chiostro seicentesco con vera da pozzo centrale. Il lato nord prospetta su calle de Ca’ Amai e il lato est corre a filo del rio de le Muneghete.; l’ingresso, a fianco della chiesa, guarda (oggi come ieri) sul campasso dei Tolentini.

Nel 1810, in seguito agli editti napoleonici di scioglimento degli ordini conventuali, il convento fu avocato al Demanio e poi trasformato in caserma, senza che prima una quantità considerevole di ogni tipo di arredo fosse asportata e venduta ai privati.

Dopo la seconda guerra mondiale, il convento fu per lungo tempo utilizzato per dare rifugio ai profughi e ai senza tetto.

In seguito divenne la sede dell'Istituto universitario di Architettura e fu completamente restaurato nel 1961-63 da Daniele Calabi (mentre a Carlo Scarpa si deve il progetto dell'ingresso dal campasso, realizzato nel 1985). Nell'Aula Magna sono ordinate, con allestimento di Carlo Scarpa, opere di vari artisti moderni tra cui Emilio Vedova, Armando Pizzinato e Mario De Luigi.

 

Biblioteca:  

tre incisioni del Coronelli sono dedicate, nelle sue “Singolarità di Venezia” al convento dei Teatini. Una delle incisioni ci mostra la ricca biblioteca, un’altra l’elegante porta della biblioteca medesima e la terza il refettorio dei padri.

Gli eleganti stigli della biblioteca teatina sono oggi conservati presso il Museo Correr.

 

Campanile: (campaniel)

la sua costruzione risale agli inizi del Settecento; affiancato alla chiesa sul lato sinistro all’angolo fra il coro e il transetto, ha la canna in mattoni.

La cella campanaria è sostenuta da un marcapiano in pietra d’Istria, con le aperture a bifora ad arco rialzato su cui poggia un secondo marcapiano, più evidenziato.

Un parapetto a colonnine in pietra d’Istria protegge il piano che sostiene il tiburio ottagonale sormontato da una cupola a cipolla ricoperta di lastre di piombo.

Visita della chiesa:

CONTROFACCIATA

guardando la controfacciata, al centro sopra l’ingresso: tela Trasporto di Cristo al sepolcro (1590-95) di G. Contarini; sopra: epigrafe commemorativa della consacrazione della chiesa (1602), alla presenza del Patriarca Matteo Zane, essendo Dose Marino Grimani.

guardando la controfacciata, a sinistra della porta d’ingresso, in basso: tela Sant’Agnese intercede per Venezia presso il Redentore (1629) di O. Fialetti; sopra: entro decoro di fogliame a stucco, tela; in alto: entro ovato in stucco, Obbedienza (secolo XVII) affresco.

a sinistra della parasta, in basso: tela Santa Rita da Cascia (secolo XIX) di pittore veneto; sopra: tela Apparizione della Madonna a Sant’Andrea Avellino (1625) scuola di Palma il giovane. in alto: entro ovato in stucco, affresco.

  LATO DESTRO

Sacello del Crocifisso e degli angeli

Dedicato nel 2007 ai giovani della parrocchia deceduti dal 1986, sopra la porta d’ingresso: tela Sant’Andrea Avellino libera un ossesso (secolo XVII) bottega di J. Palma il giovane; sopra: entro decoro di fogliame a stucco, tela San Luigi di Francia (secolo XVII); in alto: entro ovato in stucco, affresco; interno, parete sul fondo: statua in legno, Cristo Crocifisso (secolo XIV) di Anonimo (forse appartenuto alla vicina chiesa di Santa Crose, è venerato come miracoloso); alle pareti laterali: statue mobili in marmo, due Angeli ceroforari (1638/1639) provenienti dalla vicina Cappella Larese; masonite pressato Battesimo di Cristo e Peccato originale (seconda metà secolo XX) di O. Bertazzolo.

prima Cappella

Cappella Larese (Sant’Andrea Avellino, secondo dei santi Teatini); nel 1726 Ventura Larese versa 1.500 ducati e ne ottiene il patronato.

ai pennacchi esterni: in stucco forte, due Angeli con Calice e Croce (1711/1720) di stuccatore veneto; interno, parete destra: tela Sant’Andrea Avellino preso a spalle da un compagno procede sugli scogli (1638/1639) di A. Varotari detto il Padovanino; destra dell’altare: statua in pietra Temperanza (secolo XVIII) modi di G. Marchiori; all’altare: pala Morte di Sant’Andrea Avellino mentre celebra la Messa (1630/1631) di S. Peranda (con autoritratto dell’autore); volta a botte: affreschi; sinistra dell’altare: statua in pietra Fortezza (secolo XVIII) modi di G. Marchiori; parete sinistra: tela Sant’Andrea Avellino trascinato dal cavallo (1638/1639) di A. Varotari detto il Padovanino.

seconda Cappella

Cappella Pisani (San Carlo Borromeo). Nel 1603 viene acquistata da Vincenzo Pisani e la moglie Elisabetta Badoer, che poi vi fu sepolta nel 1614. La severità dell’ambiente, scandito dalle piatte cornici alle pareti, costituisce la documentazione superstite dell’originario assetto delle cappelle.

ai pennacchi esterni: in stucco forte, due Angeli (1711/1720) di stuccatore veneto; interno, parete destra, in basso: tela San Marco libera uno schiavo  (seconda metà secolo XIX) copia dal Tintoretto; in alto: tela San Carlo Borromeo salva Gian Battista Turone caduto nel fiume () di C. Procaccini; all’altare: pala San Carlo Borromeo in gloria (1620) di C. Procaccini; volta a botte, a destra: affresco allegorico Carità, monocromo San Carlo porta l’eucarestia a un’inferma; al centro: affresco Angeli in gloria e San Carlo e alcuni fedeli adorano il crocifisso; a sinistra: affresco perduto di C. Procaccini; parete sinistra, in basso: tela Ester sviene davanti ad Assuero (seconda metà secolo XIX) copia dal Tintoretto; in alto: tela San Carlo Borromeo ridona la vista a Carlino Nava cieco dalla nascita di C. Procaccini.

terza Cappella

Cappella Soranzo (Adorazione dei Magi San Giuseppe). Nel 1605 la committente Elisabetta Soranzo (del ramo di Rio Marin) versa 400 ducati per la sua costruzione. La cappella viene consacrata nel 1604, al pavimento il coperchio dell’arca non è l’originale.

ai pennacchi esterni: in stucco forte, due Angeli (1711/1720) di stuccatore veneto; interno, parete destra: tela Banchetto in casa di Erode (secolo XVI) attribuite a A. Negretti; destra dell’altare: statua in pietra Davide (secolo XVIII) modi di G. M. Morlaiter; all’altare: pala Adorazione dei Magi (1628/1630) di S. Peranda (con autoritratto dell’autore, in basso a sinistra); volta a botte: stucchi con dorature, al centro: Trionfo dell’Eucarestia; sinistra dell’altare: statua in pietra Aronne (secolo XVIII) modi di G. M. Morlaiter; parete sinistra: tela Decollazione di San Giovanni Battista (secolo XVI) attribuita ad A. Negretti.

Navata, fra le due paraste

in basso: tela Beata Vergine di Pompei (1961); sopra: tela San Lorenzo Giustinian benedice un devoto (secolo XVII) scuola di J. Palma il giovane; sopra: entro decoro di fogliame a stucco, tela; in alto: entro ovato in stucco, affresco.

BRACCIO DESTRO DEL TRANSETTO

Porta dell’Ufficio parrocchiale

sopra la porta: tela L’Angelo Raffaele e Tobiolo (1605-06) di S. Peranda; sopra: entro decoro di fogliame a stucco, tela Santa Caterina (secolo XVII); in alto: entro ovato in stucco, affresco.

Esterno, fra le due paraste

in basso: tela San Nicola benedicente (secolo XVII) di pittore veneto; a sinistra: labaro San Nicola da Tolentino (schola de devozion de San Nicolò da Tolentino); sopra: entro decoro di fogliame a stucco, tela Santa Lucia (prima metà secolo XVII); in alto: entro ovato in stucco, affresco.

Cappella del transetto

Cappella Corner (Beata Maria Vergine e San Nicola da Tolentino). L’influente famiglia Corner (“papalista”) si assicura il giuspatronato della cappella, il cui altare viene scolpito nel 1609 da Z. di Tadio e i quattro capitelli corinzi da D. di Nicolò bergamasco, allorchè Giovanni I Corner venne eletto Procurator de San Marco (e nel 1625 Dose). Davanti alla cappella la tomba del Dose Paolo Renier (+ 1789) con stemma del casato.

cancello in bronzo, entro ovato: San Nicola da Tolentino e San Teodoro (secolo XVII); a sinistra, su cavalletto: incisione San Nicola da Tolentino (1782) di G. Leonardi su disegno di F. Araldi. interno, parete destra, in basso: tela Santo Vescovo, sopra: tela Santa Lucia, a fianco: tela Arcangelo Gabriele con Tobiolo di S. Peranda; alla parete: Cenotafio Corner fatto erigere dal Dose Giovanni II Corner (1720), fra i sei busti soprastanti: il Dose Giovanni I Corner, il Dose Francesco Corner, tre cardinali della famiglia (tra i quali il vescovo Federico Corner); all’altare: pala Vergine con Bambino in gloria e i Santi Giovanni Battista, Nicola da Tolentino, Chiara, Francesco e Teodoro (1628) di J. Palma il Giovane; a sinistra, in basso: stampa con effige San Nicola da Tolentino; alla parete: Cenotafio Corner, fatto erigere dal Dose Giovanni II Corner (1720); in basso: rilievo marmoreo Caterina Corner consegna la corona di Cipro al Doge Agostino Barbarigo (1720) di G. Torretto; fra i sei busti soprastanti: il Dose Marco Corner e cardinali di famiglia deceduti nel ‘500 (i vescovi di Padova Federico Corner e Alvise Corner); a sinistra, in basso: tela Santo Cuore di Gesù (secolo XVIII); sopra: tela San Magno e l’architettura celeste, (secolo XVIII) di G. Forabosco; a fianco: tela Estasi di San Francesco (secolo XVIII) di G. Forabosco.

Esterno, fra le due paraste

in basso: tela San Giovanni XXIII (1977) di N. Parenti; sopra: tela Santa Giuliana (1618-20) bottega di J. Palma il giovane; sopra: entro decoro di fogliame a stucco, tela Santa Elena (secolo XVII); in alto: entro ovato in stucco, affresco.

segue, fra le due paraste

in basso: tela Sacro Cuore di Gesù (secolo XVIII) di pittore veneto; sopra: tela Estasi di San Francesco (1654-60) di pittore veneto; sopra: entro decoro di fogliame a stucco, tela Angelo con i misteri di Cristo (1630) di pittore veneto; in alto: entro ovato in stucco, affresco.

segue, fra le due paraste

in basso: tela San Magno e l’architettura celeste (1654-60) di G. Forabosco; sopra: entro decoro di fogliame a stucco, tela San Carlo Borromeo (1620-58) di pittore veneto; in alto: entro ovato in stucco, affresco.

ANTISACRESTIA E SACRESTIA

Antisacrestia

sopra la porta d’ingresso: tela Beato Giovanni Marinoni (fine secolo XVII) scuola di J. Palma il giovane; sopra: tela Angelo con i misteri di Cristo (1630) di pittore veneto; in alto: entro ovato in stucco, affresco; alla parete d’ingresso: tela in tre parti Approvazione della Regola dei Teatini; a sinistra: olio su lavagna Madonna del rosario col Bambino (secolo XVI) di F. Riccio detto il Brusasorci.

Sacrestia

parete d’ingresso, a destra: tela San Filippo Neri e bambini adorano la Madonna (secolo XIX) di pittore veneto (proviene dalla chiesa di Sant’Andrea de la zirada, barco delle monache) parete con finestre, da destra: tela San Luigi Gonzaga (1755-60) di G. Angeli; tela Annunciazione (secolo XVIII) di S. Brentana; tela Ritratto del padre teatino Vincenzo Maria Morelli (secolo XIX) di pittore veneto; parete di fondo: altare ligneo con colonne corinzie e lesene ioniche (1662) di L. Zaghi; all’altare: pala Gesù in gloria appare a San Gaetano orante (secolo XVII) di pittore veneto - parete di sinistra: tela Cristo sostenuto da tre angeli accanto al sepolcro (secolo XVII) di pittore veneto, tela Madonna col bambino (secolo XVI) di pittore veneto; tela Pietà (1590-1610) scuola del Tintoretto.

PRESBITERIO

Cappella Maggiore

cancello in bronzo, entro ovato: San Gaetano e Sant’Andrea Avellino (1670) di F. Cavrioli. parete destra: rilievo marmoreo Immacolata Concezione (secolo XVII) di scultore veneto; in alto tela Annunciazione (1669) di L. Giordano - altar maggiore: isolato “alla romana”, ornato di buoni marmi e di un grande tabernacolo a forma di tempietto, allegoria del Santo Sepolcro, (1661-1672) di B. Longhena; i due Angeli adoranti laterali e i sei Angeli cariatidi (1672) di G. Le Court; sul coronamento a tempietto: Redentore di F. Cavrioli - parete sinistra: monumento funerario al Patriarca Francesco Morosini (1675-77) di F. Parodi. nella fascia superiore del monumento: Padre eterno con Leone marciano affiancato da Angeli. al di sotto: il prelato nel cataletto è nell’atto di risvegliarsi dal sonno della morte; al di sotto la Fama e la Carità celebrano la vittoria sul Tempo-Morte, nei panni di un decrepito Saturno alato.

Cupola o psuedo cupola, crollò nel ‘700 e rimase incompiuta al livello del tamburo. Quattro ampi arconi la sostengono, ciascuno decorato da affreschi e stucchi.

alla volta: affresco Gloria di San Gaetano (secolo XVIII) di M. Bortoloni; alla parete del tamburo: affreschi di lesene ioniche dividono lo spazio in dodici scomparti, a loro volta uniti in gruppi da tre, distribuiti fra le quattro finestre. La circonferenza è concepita come una “rosa dei venti” e in corrispondenza dei punti cardinali sono raffigurati i quattro Profeti (a est Mosè, a ovest Giosuè, a nord Davide, a sud il quarto Profeta è divrnuto di lettura incerta). Seguendo un preciso ordine cronologico, gli otto scomparti con episodi della Vita di San Gaetano, sono collocati a due a due, ai lati di ciascun Profeta (secolo XVIII) di G. Zompini; ai quattro pennacchi: affreschi degli Evangelisti (secolo XVIII) di G. Zompini.

Crociera

Ognuno dei quattro arconi è decorato con diciassette affreschi (l’intradosso e l’archivolto ciascuno con sette affreschi in monocromo su fondo di mattonelle dorate; la volta a botte con tre dipinti, di cui il centrale è a colori e i laterali in monocromo bianco e grigio su fondo dorato).

arcone sud (transetto destro, cappella Corner)

intradosso e archivolto: affreschi di Angeli e Virtù; volta a botte, affresco centrale: Trionfo della Carità; monocromo a sinistra: San Nicola da Tolentino sul letto di morte allietato dalla musica angelica; monocromo a destra: San Nicola da Tolentino dispensa i pani benedetti ai poveri (secolo XVIII) di M. Bortoloni.

arcone est (Presbiterio)

intradosso: affreschi di Angeli e Virtù; archivolto: alle estremità due affreschi celebrano la Chiesa, a sinistra: Tiara papale e croce tripartita, a destra: Scudo crociato; volta a botte, affresco centrale: Trionfo della Fede; monocromo a sinistra: Gesù risorto manifesta il proprio favore a San Gaetano; monocromo a destra: Il cuore di San Gaetano vola in cielo (secolo XVIII) di M. Bortoloni.

arcone nord (transetto sinistro, cappella Labia)

intradosso: alle estremità affreschi con allegoria della Preghiera e della Prudenza; archivolto: affreschi con attributi della passione di Cristo: la Croce, la lancia, la canna, la spugna, il martello, tre chiodi; volta a botte, affresco centrale: Trionfo della Speranza; monocromo a sinistra: Cristo inchioda San Gaetano sulla croce; monocromo a destra: Cristo crocifisso, affiancato da San Francesco, avvicina San Gaetano al costato (secolo XVIII) di M. Bortoloni.

arcone ovest (Navata)

archivolto, incorniciati da stucchi: affreschi con figure di Angeli e Virtù

CORO

Collocato dietro l’altar maggiore, sui tre lati: coro ligneo del ‘700 in stile corinzio con trentasei stalli su due ordini e un leggio sorretto da una colonnina di marmo.

parete destra: entro stucchi, tela Ultima cena (secolo XVII) di J. Palma il giovane. Organo alla parete di fondo, quasi totalmente intatto, su soppalco di legno in catino absidale. Fu costruito in stile barocco da Pietro Nacchini nel 1754. Alla sommità grande Calice eucaristico in legno dorato; testata del coro: affresco diviso in tre parti Angeli che adorano l’Eucarestia (secolo XVIII) attribuito a G. Zompini; soffitto a volta: affresco Gaetano è accolto in cielo da San Pietro che gli indica la Croce (secolo XVIII) di M. Bortoloni; parete sinistra: tela Cena in Emmaus (1690-95) modi di J. C. Loth.

PORTA DEL CORRIDOIO ALLA CRIPTA

sopra la porta: tela San Gaetano orante (1603-4) bottega di J. Palma il giovane; sopra: entro decoro di fogliame a stucco, tela Angelo con i misteri di Cristo (1630) di pittore veneto; in alto: entro ovato in stucco, affresco.

La Cripta è costituita da un’ampia cappella, che occupa lo spazio al di sotto del presbiterio. Semplice nelle linee architettoniche cinquecentesche, ha volte a sesto acuto che scaricando sui pilastri sostengono la struttura dell’edificio.

fra le due paraste

in basso: tela Sant’Antonio da Padova (secolo XVI) di pittore veneto –sopra: entro decoro di fogliame a stucco, tela San Girolamo (1628-29) di J. Lyss; in alto: entro ovato in stucco, affresco.

 

Fonte battesimale

 

PORTA DEL CAMPANILE

sopra la porta: tela San Lorenzo distribuisce i beni della chiesa ai poveri (1638-40) di B. Strozzi; sopra: entro decoro di fogliame a stucco, tela di pittore veneto; in alto: entro ovato in stucco, affresco.

fra le due paraste

in basso: tela Sant’Antonio da Padova (1635-40) di B. Strozzi; sopra: tela Santa Francesca Romana (1622-25) di P. Damini; entro decoro di fogliame a stucco, tela Santa Maria Maddalena (secolo XVII) di pittore veneto;  in alto: entro ovato in stucco, affresco.

 BRACCIO SINISTRO DEL TRANSETTO

fra le due paraste

in basso: tela Sacro Cuore di Gesù (secolo XVIII) di pittore veneto; sopra: tela Estasi di San Francesco (1654-60) di pittore veneto; sopra: entro decoro di fogliame a stucco, tela Angelo con i misteri di Cristo (1630) di pittore veneto; in alto: entro ovato in stucco, affresco.

fra le due paraste

in basso: tela San Magno e l’architettura celeste (1654-60) di G. Forabosco sopra: entro decoro di fogliame a stucco, tela San Carlo Borromeo (1620-58) di pittore veneto; in alto: entro ovato in stucco, affresco.

Cappella del transetto

Cappella Labia (San Gaetano da Thiene, fondatore dei Teatini). Inizialmente a disposizione dell’Ordine, passò sotto il patronato di Gianfrancesco Labia (patrizio per soldo nel 1646). I lavori per la costruzione iniziarono nel 1651 e terminarono nel 1655.

pilastro destro, esterno: statua marmo Angelo ceroforaro (1655) di G. Le Court; a destra dell’altare: labaro San Gaetano davanti al crocifisso (secolo XVII); all’altare: pala San Gaetano circondato dalle virtù che soggiogano i vizi (1633/1634) di S. Peranda; pilastro sinistro, esterno: statua marmo Angelo ceroforaro (1655) di G. Le Court.

fra le due paraste

in basso: tela Martirio di San Bartolomeo (1720-40) di A. Balestra; sopra: tela Beato Paolo Burali (1625) di N. Regnier noto come Renieri; sopra: entro decoro di fogliame a stucco, tela Sant’Anna (secolo XVII) di pittore veneto; in alto: entro ovato in stucco, affresco.

fra le due paraste

in basso: tela San Magno e l’architettura celeste (1654-60) di G. Forabosco; sopra: entro decoro di fogliame a stucco, tela San Carlo Borromeo (1620-58) di pittore veneto; in alto: entro ovato in stucco, affresco.

PORTA DEL PULPITO

sopra la porta: tela Beata Maddalena dei Pazzi (secolo XVII) di B. Prudenti; sopra: iscrizione; sopra: entro decoro di fogliame a stucco, tela San Rocco (secolo XVII) modi di B. Strozzi; in alto: entro ovato in stucco, affresco.

LATO SINISTRO

sotto: icona veneto-cretese Madonna della Passione (secolo XVI) (lascito di Bianca Briani del 1676, proveniente dall’altare della cappela Larese).

Pulpito

In legno dorato (1664), ai tre lati del parapetto altrettante tele, mentre un quarto dipinto è inserito nel soffitto del baldacchino. (prima metà del secolo XVII). a destra: tela San Paolo in penitenza nel deserto; parapetto: tela Pentecoste; al soffitto del baldacchino: tela Spirito Santo; a sinistra: tela Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia.

sopra il pulpito: tela Cristo benedicente (secolo XVII) di B. Prudenti; in alto: entro ovato in stucco, affresco Carità.

terza Cappella

Cappella Foscari (Santa Cecilia, Santa Francesca Romana).

Nel 1596 Cecilia Foscari, vedova di Marco Zane, lascia 2.000 ducati per la costruzione della cappella che fu consacrata nel 1604.

ai pennacchi esterni: in stucco forte, due Angeli (1711/1720) di stuccatore veneto; interno, parete destra: tela Santi Tiburzio e Valeriano decapitati fatti seppellire da Santa Cecilia (1620) di J. Palma il giovane (con autoritratto dell’artista, a sinistra); alla volta: tela unica entro tre riquadri Gloria di Santa Cecilia (1615-20) di J. Palma il giovane; a destra: tela Sant’Agata (1620) di J. Palma il giovane; sull’altare: urna lignea Corpo di San Marcelliano martire (proveniente dalle catacombe di Roma); all’altare: pala Martirio di Santa Cecilia (1620) di C. Procaccini; a sinistra: tela Santa Caterina (1620) di J. Palma il giovane; alla parete sinistra: tela Santa Cecilia e lo sposo Valeriano incoronati dagli angeli (1620) di J. Palma il giovane.

seconda Cappella

Cappella Grimani (Purgatorio e San Pietro, primo pontefice (nonostante la tradizione assegni a Maria e a San Giovanni l’intercessione presso Dio per le anime dei fedeli e, a Venezia, a San Marco). Le cornici in stucco seicentesche costituiscono un unicum fra le decorazioni delle otto cappelle e si ispirano al soffitto della Scala d’Oro di Palazzo Ducale.

ai pennacchi esterni: in stucco forte, due Angeli (1711/1720) di stuccatore veneto; nell’intradosso dell’arco d’ingresso, da sinistra: tela Sacerdote con piviale che legge (1615) di J. Palma il giovane; segue: figura in stucco Preghiera; segue: tela Cardinale barbuto che legge un libro (1615) di J. Palma il giovane; segue: figura in stucco Testa di cherubino; tela Cardinale seduto che legge un libro (1615) di J. Palma il giovane; segue: figura in stucco Fede; segue: tela mancante; alla parete destra: tela Annunciazione (1615) di J. Palma il giovane; nei tre comparti alla volta, al centro: tela Papa Pio V dispensa le indulgenze, a lato: tela Offerta delle elemosine, a lato: tela Messa in suffragio delle anime purganti; nei quattro comparti intorno: Santi Vescovi (1615) di J. Palma il giovane; a destra dell’altare: tela Santa Apollonia (1615) di J. Palma il giovane; all’altare: pala Salvatore in gloria fra la Vergine e San Pietro e le anime del purgatorio (1615) di J. Palma il giovane; a destra: tela Santa Apollonia; a sinistra: tela Santa Barbara. a sinistra dell’altare: tela Santa Barbara (1615) di J. Palma il giovane; alla parete sinistra: tela Visitazione (1615) di J. Palma il giovane.

prima Cappella

Cappella da Ponte - Corner (Pietà e San Nicola Vescovo).

ai pennacchi esterni: in stucco forte, due Angeli (1711/1720) di stuccatore veneto; interno, parete destra: tela Martirio di Sant’Orsola e delle undicimila vergini (1638) di S. Peranda e F. Maffei; destra dell’altare: statua marmorea Salomone; sull’altare: statua legno Cristo deposto (1475) proveniente dalla chiesa di Sant’Andrea de la zirada; all’altare: pala Compianto su Cristo deposto ai piedi della Croce (secolo XVIII-XIX) di L. Querena; a destra: tela Davide (1615) di J. Palma il giovane; a sinistra: tela Salomone (1615) di J. Palma il giovane (provengono dalla Cappella Soranzo); a sinistra dell’altare: statua marmorea Davide; alla volta: entro decorazione a stucco, tela ovale San Nicolò in gloria (secolo XVIII) modi di A. Stazio; parete sinistra: tela Martirio di Sant’Agata (1638) di S. Peranda e F. Maffei.

Sacello di San Pio da Pietralcina

Già Battistero, dedicazione del 2000.

davanti: statua terracotta dipinta, San Pio da Pietralcina (secolo XXI) di Anonimo; sopra l’ingresso: tela Madonna col Bambino appare a San Giovanni Sagredo (1610-20) di L. Bassano; sopra: entro decoro di fogliame a stucco, tela San Paolo (secolo XVII) di pittore veneto.

CONTROFACCIATA

guardando la controfacciata, a destra della parasta, in basso: tela Sant’Antonio da Padova con il Bambino (secolo XVIII) di pittore veneto; sopra: entro decoro di fogliame a stucco, tela Pie donne estraggono le frecce a San Sebastiano (1631-32) di S. Peranda; sopra: entro decoro di fogliame a stucco, tela San Liberale; in alto: entro ovato in stucco, affresco Maddalena penitente; a sinistra della parasta, in basso: tela Apparizione di San Basilio Magno a San Giovanni Grisostomo (1628-30) ambito di J. Palma il giovane; sopra: entro decoro di fogliame a stucco, tela Santo Stefano protomartire (1625) scuola di pittore veneto; in alto: entro ovato in stucco, affresco.


Il pranzo con il Patriarca:

Ogni Giovedì Grasso, la comunità dei Teatini offriva un banchetto al Patriarca di Venezia. Da una distinta degli occupanti francesi del 1806 si apprende che quindici pezzi di posate d’argento, per un peso di once 34, erano stati spediti a Padova per la fusione.

Le Scuole di Mestiere:

Fin dall’inizio i Teatini cercarono di contenere e limitare il più possibile le naturali richieste di autocelebrazione provenienti dalla committenza e, distinguendosi in ciò da tutte le altre chiese veneziane, comprese quelle conventuali, rifiutarono la partecipazione di qualsiasi Schola di arte e mestiere. Fu tollerata la sola presenza di due Schole de Devozion: quella dedicata a San Nicola da Tolentino (per riconoscenza e per accordi presi già nel 1527) e quella delle nobildonne veneziane dedicata a Santa Francesca Romana.

Le 109 arche terragne:

La costosa impresa dell’edificazione della nuova chiesa obbligò i Teatini a rinunciare alla pia prescrizione di Gian Pietro Carafa, che proprio ai Tolentini consacrò appositamente un piccolo cimitero esterno proprio per non accogliere sepolture all’interno del tempio. L’iniziativa, in contrasto con le consuetudini veneziane e unita al costo proibitivo dei terreni liberi, si rivelò ben presto un lusso insostenibile. Inizialmente la cessione delle cappelle alle grandi famiglie veneziane per farne luoghi di sepoltura per i nobilomeni fu un passo obbligato per raccogliere il denaro necessario per la costruzione e l’abbellimento dell’edificio. In seguito però gli stessi Teatini, sulla scia dell’affetto goduto fra il popolo, progettarono all’interno della chiesa un vero e proprio camposanto. Sfruttando infatti la sopraelevazione della chiesa, i Teatini fecero scavare nel pavimento ben 109 arche terragne, che divenne così il più ampio cimitero comune (per nobili e popolani) esistente all’interno di una chiesa veneziana.

Considerando che la chiesa è perfettamente orientata verso est, ossia verso il sole nascente di Cristo, le arche sono disposte a formare un gigantesco “TAU” e dunque i morti venivano sepolti nella speranza della resurrezione.

La fede che li accompagnava può ben essere riassunta nell’iscrizione funeraria scolpita nell’arca 41 della famiglia Lavezzari:

D O M

IO. PAVLI LAVIZARI ET HAEREDUM

DOMUS SECUNDA

DONEC TERTIA VENERIT

A. S.

M. D. C. XXXVIII

A Dio Ottimo Massimo / di Giovanni Paolo Lavezzari e degli eredi / seconda abitazione / in attesa della terza / anno della salvezza / 1638

 Bomba austriaca:

Come nel caso della chiesa di San Salvador, anche questa chiesa fu colpita dai bombardamenti degli invasori austriaci nel 1849: una palla di cannone, caduta di fronte all'altare maggiore sfondando la cupola, fu in seguito incastonata nella facciata, a ricordo dell'episodio.

Bibliografia:

 

Flaminio Corner

Venetia città nobilissima et singolare”.

Stefano Curti, Venezia 1663

 

Flaminio Corner

Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello, tratte dalle chiese veneziane e torcellane

Stamperia del Seminario, Padova 1758

 

Giambattista Albrizzi

Forestier illuminato. Intorno le cose più rare e curiose, antiche e moderne, della città di Venezia e dell’isole circonvicine.

Giambattista Albrizzi, Venezia 1765

 

Giulio Lorenzetti

Venezia e il suo estuario

Edizioni Lint, Trieste 1956

 

Umberto Franzoi / Dina Di Stefano

Le chiese di Venezia

Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo, Venezia 1975

 

Alvise Zorsi

Venezia scomparsa

Electa Editrice, Milano 1977

 

Tudy Sammartini / Daniele Resini

Campanili di Venezia

Edizioni Grafiche Vianello, Treviso 2002

 

Antonio Manno

La chiesa di San Nicolò da Tolentino a Venezia

Casa Editrice Il Prato, Vicenza 2012

 

 

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