La sarìa curiosa ...

Sant'Andrea

SESTIER DE

 S. MARCO

I monaci certosini, che avevano la chiesa, intitolata a  Sant'Andrea , ed il convento nell'isola lagunare chiamata, appunto, la Certosa, fondarono nel 1271 in questa corte un ospissio grazie alla donazione di un gruppo di caxe fatta nel 1269 con testamento da Alice, figlia del nobilomo Giovanni Da Ponte.

Un interessante disegno conservato presso l'Archivio di Stato (misc. mappe D96) oltre a ritrarre con grande precisione le proprietà dei monaci, riporta nitidamente anche l'antica esistenza di un arco, posto chiaramente a guisa d'ingresso alla fine di calle Sant'Andrea, poco prima del punto dove la via si biforca fra corte Sant'andrea e calle de le muneghe. Di questo manufatto è rimasto visibile sul muro solo la traccia scalpellata dello spesso stipite in bianca pietra d'Istria che indicare il punto esatto della collocazione dello sbarramento.

Veniamo ora al bassorilievo di  Sant'Andrea , che il Tassini (fra le molte altre notizie) così descrive:

S. Andrea (Calle, Corte di) a S. Benedetto. Attesta Flaminio Corner («Ecclesiae Venetae, Dec. XII») che i monaci di S. Andrea del Lido, o della Certosa, possedevano in questa Calle una specie d'ospizio, ove abitavano quando, per causa dei loro affari, venivano a Venezia. (...) Sopra la porta scorgevasi scolpito l'Apostolo fra due frati preganti con l'arma dei Minotto, e con sottoposta iscrizione rammemorante che quel lavoro venne fatto eseguire nel 1356 dal priore Marco Minotto. Ora il bassorilievo scorgesi nella corte vicina.(...)

 

Le informazioni fornite dal Tassini non sono del tutto esatte: l'altorilievo riproduce l'apostolo Andrea compreso non fra due frati, ma da una parte sta il Priore committente (che ha accanto a sè l'arma dei Minotto) e dall'altra sta la donatrice, Alice Da Ponte.

Al di sotto è incisa un'iscrizione in caratteri gotici. Se però si considera con attenzione la posizione leggermente aggettante della scritta dedicatoria (adatta ad essere letta dal basso verso l'alto, come altri esempi praticamente uguali esistenti in città) e le misure, abbastanza imponenti dell'opera, che non permettono la sua collocazione sopra nessuna delle porte d'ingresso esistenti, credo sia possibile affermare che l'altorilievo fosse in origine collocato sopra l'arco d'ingresso e non, come riportato dal Tassini sopra la porta dell'ospissio, a meno che non s'intenda lo stesso varco, seppure il Tassini tace sull'antica esistenza dell'arco, già demolito al tempo della sua ricognizione.

Il testo dell'iscrizione recita come segue:

 

MCCCLVI DEL MEXE DE çUGNO FRAR MARCHO MINOTO

PRIOR DE S ANDREA DE LIDO FE FAR QVESTO LAVORIER MADONA ALIXIE

DA PONTE SI LASCA QVESTE POSESION AL DITO MONASTIERO

 

Rimane aperta l'interpretazione relativa al "fe far qvesto lavorier" cioè il lavoro fatto fare dal Prior.

Voleva egli riferirsi alla lapide in sè stessa, che così ricordava la donatrice ben 87 anni dopo l'avvenuta regalìa ? Oppure indicava qualche importante lavoro di restauro o ulteriore ampliamento effettuato in quell'anno sugli immobili oggetto della donazione ?

 


 

 

 

CONTRADA

S. BENETO

CORTE

S. ANDREA

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