la mariegola

schola de Sant'Andrea

dei conzacurami (o curameri)

SESTIER DE

 S. POLO

Le fasi della concia della pelle prevedevano che dopo il taglio della coda e delle parti di scarto si eseguisse una prima risciacquatura, cui faceva seguito la calcinatura (più immersioni nella calce viva) per impedire la putrefazione della pelle. Seguiva la scolatura, la pelatura, scarnatura e rasatura su telaio mediante una lama. Veniva poi l'immersione in tini di acqua dolce e materie concianti (foglia di sommacco, corteccia di rovere, allume di rocca), eseguita in tre momenti diversi, di cui l'ultima fase poteva anche durare cinque mesi. Veniva eseguita anche la folatura dei cuori ossia la pigiatura dei cuoi eseguita con i piedi. Come per gli altri lavori faticosi, gli apprendisti provenivano in genere dai territori sudditi della Terraferma, dell'Istria e dal Trentino.

Nelle lunghe fasi di lavorazione, veniva fatto abbondante uso di acqua dolce, visto che l'acqua salata impediva la piena putrefazione del pelo, e in più, opponendo maggior resistenza nel toglierlo, causava facilmente danni alle pelli. Avendo assolutamente vietata la possibilità di attingere il prezioso liquido presso le cisterne pubbliche, gli scorzeri dovevano comprare l'acqua direttamente dagli acquaroli, che ne trasportavano dalla gorna di Lissa Fusina le quantità richieste a bordo dei loro burchi.

A causa del forte odore nauseabondo che viene esalato durante la lavorazione, con decreto del 1271 tutte le scortegarìe e le scorzarie, nelle quali avveniva la concia delle pelli e del cuoio, furono spostate nell'isola della Zueca (Giudecca).

Come in altri casi analoghi, l'Arte aveva una sede definibile "commerciale", che era situata vicino al mercato di Rialto, in calle del Fontego del curame, ed anche una sede "spirituale" che era invece ospitata presso la chiesa di Sant'Agostin, per quanto riguardava i conzacurami, e presso la chiesa di Sant'Eufemia, nell'isola della Giudecca, per i scorzeri.

Nel 1530 il Senato stabilì che tutti i mistri (maestri) che segnavano suole sia alla Giudecca che a Rialto dovessero essere iscritti all'Arte dei Calegheri. Il curame (cuoio) era tagliato con particolari coltelli che erano detti latinamente crepidarium (da fabricadori de corde de bueo).

Nel 1699 la schola dei conzacurami si stabilisce nella chiesa di Sant'Agostin.

Nel 1765 l'Arte ha in questa chiesa il suo altare in pietra con la propria pala. Sopra il volto dell'altare sono collocati anche due quadri. Il coperchio che chiude l'arca dentro la quale sono inumati i compagni defunti, è abbellita da quattro "broche" di ottone. Nei locali della schola si conservava una mariegola con "pomoli d'argento".

 


 

CONTRADA

S. AGOSTIN

CAMPO

S. AGOSTIN

<< va indrìo

 

Fontego del Curame