SESTIER DE S. POLO |
San Giovanni, apostolo e evangelista |
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CONTRADA S. STIN |
ricorrenza il giorno 27 dicembre del calendario liturgico veneziano |
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Santo titolare della chiesa di: SAN ZUANE EVANGELISTA |
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Inizialmente i grandi santi del primo cristianesimo: Stefano, Pietro, Paolo, Giacomo, Giovanni, erano tutti celebrati fra il Natale e la Circoncisione (1° gennaio); poi con lo spostamento in altre date di San Pietro, San Paolo e San Giacomo, rimasero solo San Stefano il 26 dicembre e San Giovanni apostolo ed evangelista il 27 dicembre. Il più giovane ed il più longeveo degli Apostoli, Giovanni, nacque nel corso del I secolo in Galilea, pare nella città di Betsaida Iulia, posta sulle rive del lago di Tiberiade. Figlio di Zebedeo e di Salome, fratello di Giacomo il Maggiore. La madre, forse cugina della Madonna, era nel gruppo di donne che seguirono ed assistettero Gesù salendo fino al Calvario; Il padre aveva una piccola impresa di pesca sul lago con alcuni dipendenti. Pur essendo quindi figlio di un benestante, Giovanni non ebbe però l'opportunità di frequentare la scuola dei rabbini e quindi generalmente considerato "illetterato e popolano", tale che qualche studioso ha anche avanzato l’ipotesi che lui abbia solo dettato le sue opere, scritte da un discepolo. Egli è, in ordine temporale, il primo degli apostoli conosciuto da Gesù, e l’ultimo degli Apostoli viventi, con il quale dunque si concluderà la missione apostolica tesa ad illuminare la Rivelazione. Sarà chiamato giustamente l’Evangelista della carità e il teologo della verità e luce; egli poté penetrare la verità, perché si era prima fatto penetrare dal divino amore. Era con San Giovanni Battista, quando questi additò, a lui ed Andrea, Gesù che passava, dicendo: “ecco l’Agnello di Dio” e i due, udito ciò, presero immediatamente a seguire Gesù il quale, accortosi di loro domandò: “che cercate?” e loro risposero: “Rabbi dove abiti?” e Gesù li invitò a seguirlo fino al suo alloggio, dove si fermarono per quel giorno. "Erano le quattro del pomeriggio”, specifica Giovanni, a conferma della forte impressione riportata da quell’incontro. In seguito si unì agli altri apostoli, quando Gesù, passando sulla riva del lago secondo il Vangelo di Matteo, chiamò lui e il fratello Giacomo intenti a rammendare le reti, a seguirlo ed essi “subito, lasciata la barca e il padre loro, lo seguirono”. Da allora Giovanni ebbe un posto speciale posto nel collegio apostolico, testimoniato dal fatto che, pur essendo il più giovane, nell’elenco egli è sempre nominato fra i primi quattro. Fu prediletto da Pietro, forse suo compaesano, ma soprattutto da Gesù, al punto che Giovanni nel Vangelo arriva a chiamare se stesso "il discepolo che Gesù amava". Fra i discepoli egli fu infatti tra gli intimi del Maestro, che con Pietro e il fratello Giacomo lo accompagnarono nelle occasioni più importanti, come quando risuscitò la figlia di Giairo, oppure nella Trasfigurazione sul Monte Tabor e per ultimo nell’agonia del Getsemani. Assieme a Pietro, Giovanni si recò a preparare la cena pasquale e nell'ultima cena a Gerusalemme ebbe un posto d’onore alla destra di Gesù, dove, dietro richiesta di Pietro, appoggiò con gesto di affetto la testa sul petto di Gesù chiedendo il nome del traditore. Scappato con tutti gli altri quando Gesù fu catturato, egli lo seguì accanto a Pietro durante il processo e quindi, unico tra gli Apostoli, fu ai piedi della croce accanto a Maria, della quale egli si prese cura, avendola Gesù affidatagliela dalla croce. Lui e Pietro, furono i primi a ricevere la notizia dalla Maddalena che il sepolcro era vuoto e quindi corsero al sepolcro e seppure giungendovi egli per primo, data la giovane età, per rispetto a Pietro non entrò, fermandosi all’ingresso. Entrato dopo di lui, poté vedere a terra i panni in cui era avvolto Gesù e la vista di ciò gli illuminò la mente, credendo subito nella Resurrezione, forse anche prima di Pietro, che invece se ne torna meravigliato dell’accaduto. Giovanni fu presente alle successive apparizioni di Gesù agli apostoli riuniti, essendo il primo a riconoscerlo quando avvenne la pesca miracolosa sul lago di Tiberiade. Assistette al conferimento del primato a Pietro; insieme ad altri apostoli ricevette da Gesù la solenne missione apostolica e la promessa dello Spirito Santo, che ricevette nella Pentecoste insieme agli altri ed a Maria. Seguì quasi sempre Pietro nel suo apostolato; si trovava con lui quando questi operò il primo clamoroso miracolo della guarigione dello storpio alla porta del tempio chiamata "Bella"; insieme a Pietro fu più volte arrestato dal Sinedrio a causa della loro predicazione, fu anche flagellato insieme al gruppo degli arrestati. Con Pietro, narrano gli "Atti degli Apostoli", fu inviato a recarsi in Samaria, allo scopo di consolidare la fede già diffusa da Filippo. San Paolo, verso l’anno 53, lo qualificò insieme a Pietro e a Giacomo il Maggiore come "colonne"’ della nascente Chiesa. Mentre il fratello Giacomo, protomartire fra gli Apostoli, fu decapitato verso il 42 da Erode Agrippa I, Giovanni, secondo antiche tradizioni, lasciata definitivamente Gerusalemme (nel 57 già non c’era più) prese a diffondere il cristianesimo nell’Asia Minore, reggendo la Chiesa di Efeso e altre comunità della regione. Fra tutti gli apostoli e i discepoli, Giovanni fu sicuramente la figura più luminosa e più completa, dalla sua giovinezza trasse l’ardore nel seguire Gesù e dalla sua longevità la saggezza della sua dottrina e della sua guida apostolica, indicando nella Grazia la base naturale del vivere cristiano. La sua naturale propensione più alla contemplazione che all’azione, non deve indurre a credere in una figura delicata, anzi, egli fu caldo e impetuoso, sempre zelante in tutto, tanto da essere chiamato insieme al fratello Giacomo "figlio del tuono". In vita la tradizione e gli antichi scritti gli attribuiscono svariati prodigi, come di essersi salvato senza danno da un avvelenamento e dopo essere stato buttato in mare; ad Efeso risuscitò un morto. Teologo altissimo, specie nel mettere in risalto la divinità di Gesù, mistico sublime, fu anche storico scrupoloso, sottolineando accuratamente l’umanità di Cristo, soffermandosi su particolari umani come invece gli altri evangelisti non fanno: la cacciata dei mercanti dal tempio, il sedersi stanco, il piangere per Lazzaro, la sete sulla croce, il proclamarsi uomo, ecc. Il suo Vangelo, il quarto, ebbe a partire dal II secolo la definizione di "Vangelo spirituale" che l’ha accompagnato nei secoli; Origene, nel III secolo, per la sua alta qualità teologica lo chiamò "il fiore dei Vangeli". A questo proposito, gli studiosi affermano che l’opera ebbe una vicenda editoriale svolta in più tappe: partì dall’ambiente palestinese, da una tradizione orale in aramaico legata all’apostolo Giovanni, datata negli anni successivi alla morte di Cristo e prima del 70; venne poi un'edizione del vangelo in greco, destinata all’Asia Minore con centro principale la città di Efeso, qui collaborando alla stesura un suo discepolo che raccoglie il messaggio dell’apostolo e lo adatta ai nuovi lettori. Inizialmente il vangelo si concludeva con il capitolo 20, diviso in due grandi sezioni; dai capitoli 1 a 12 chiamato "Libro dei segni", cioè dei sette miracoli scelti da Giovanni per illustrare la figura di Gesù, e dai capitoli 13 a 20 chiamato "Libro dell’ora", cioè il momento supremo della sua vita offerta sulla croce, che contiene i mirabili "discorsi di addio" dell’ultima Cena. Alla fine del I secolo comparvero anche i capitoli finali da 21 a 23, dove si allude anche alla morte dell’apostolo. All’inizio del suo Vangelo, Giovanni pose un prologo che è un inno di straordinaria bellezza, divenuto una delle pagine più celebri dell’intera Bibbia e che dal XIII secolo fino all’ultimo Concilio, chiudeva la celebrazione della Messa: “In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio….”. L’Apocalisse, unico libro profetico del Nuovo Testamento conclude il ciclo dei libri sacri e canonici riconosciuti dalla Chiesa; il suo titolo tradotto in greco significa "Rivelazione". Il libro inizia con la scena della corte divina con l’Agnello - Cristo e il libro della storia umana; alla fine dell’opera c’è il duello definitivo tra Bene e Male, cioè tra la Chiesa e la Prostituta (Roma) imperiale, con la rivelazione della Gerusalemme celeste, dove si attende la venuta finale del Cristo Salvatore. Denso di simbolismi, si è spesso creduto che fosse un infausto oracolo sulla fine del mondo, invece esso rappresenta un messaggio concreto di speranza, rivolto alle Chiese, in crisi interna e colpite dalla persecuzione di Babilonia o della bestia, cioè la Roma imperiale, affinché ritrovassero coraggio nella fede, dimostrandolo con la testimonianza. È certamente un’opera di grande potenza e suggestione e anche se il linguaggio e i simboli sono del genere "apocalittico", corrente letteraria e teologica molto diffusa nel giudaismo, il libro si autodefinisce "profezia", cioè lettura dell’azione di Dio all’interno della storia. Colori, animali, sogni, visioni, numeri, segni cosmici, città, costellano il libro e sono gli elementi di questa interpretazione della storia alla luce della fede e della speranza, a cui si contrappongono i "quattro cavalieri dell’Apocalisse" simbolo inventato da Giovanni per rappresentare conquista, guerra, fame e morte. Di Giovanni esistono anche tre ‘Epistole’ scritte probabilmente a Efeso, che hanno lo scopo di sottolineare e difendere presso determinati gruppi di fedeli (o uno solo, con la terza) alcune verità fondamentali, che erano attaccate in quel tempo da dottrine gnostiche. Giovanni adempì la profezia di Gesù di imitarlo nella passione, ed anche se non subì il martirio come il fratello e gli altri apostoli, dovette patire la persecuzione di Domiziano (51-96) la seconda contro i cristiani. L'Imperatore, negli ultimi anni del regno, nel 95 circa, venuto a conoscenza della fama dell’apostolo, lo convocò a Roma e, dopo avergli fatto rasare i capelli in segno di scherno, davanti alla porta Latina lo fece immergere in una caldaia di olio ribollente, da cui tuttavia Giovanni ne uscì incolume. Ancora oggi, in quel luogo, un tempietto ottagonale disegnato dal Bramante e completato dal Borromini, ricorda il leggendario miracolo. Venne quindi esiliato nell’isola di Patmos (arcipelago delle Sporadi a circa 70 km da Efeso) a causa della sua perseveranza nella testimonianza di Gesù. Dopo la morte di Domiziano, salì al trono l’imperatore Nerva (96-98), tollerante verso i cristiani, tanto che Giovanni poté allora far ritorno tornare ad Efeso. Giovanni si spense durante l'Impero di Traiano (98-117), verso il 104, cosicché il più giovane degli Apostoli, il vergine, perché non si sposò, visse più a lungo di tutti portando, con la sua testimonianza, l’insegnamento di Cristo fino ai cristiani del II secolo. Ormai vecchissimo, alle riunioni dei suoi discepoli egli veniva trasportato a braccia mentre ripeteva continuamente "Figlioli, amatevi gli uni gli altri" e a chi gli domandasse il perché ripetesse sempre e solo la stessa frase, egli rispondeva: "Perché è precetto del Signore, se questo solo si compia, basta". Sulla sua tomba ad Efeso, fu edificata nei secoli V e VI una magnifica basilica; nel secolo XI San Cristodulo fondò un monastero a lui dedicato, inglobando la grotta dove l’apostolo ricevette le rivelazioni e scrisse l’Apocalisse. In Oriente il suo culto aveva per centro principale Efeso, dove visse, e l’isola di Patmos nel Dodecanneso dove fu esiliato; in Occidente il suo culto si diffuse in tutta Europa e templi e chiese sono a lui dedicate un po’ dappertutto. A Venezia il Santo ha dedicate tre chiese: San Zuane Evangelista (San Giovanni Evangelista), San Zaninovo (San Giovanni nuovo), San Zuane Grisostomo (San Giovanni Crisostomo). La chiesa principale della cristianità costruita in suo onore è San Giovanni in Laterano, la cattedrale di Roma. |
San Giovanni
San Zuane Evangelista L'etimologia del nome Giovanni deriva dall'ebraico: "il Signore è benefico" oppure "dono del Signore". Il Santo è patrono della Turchia e dell’Asia Minore, patronato che venne confermato da papa Benedetto XV il 26 ottobre 1914. E' considerato il patrono delle vergini e delle vedove in virtù del fatto che Gesù alla sua morte gli affidò la madre. Per i suoi scritti è patrono dei teologi, scrittori, artisti. Per il suo supplizio dell'olio bollente, protegge tutti coloro che sono esposti a bruciature oppure hanno a che fare con l’olio, quindi: proprietari di frantoi, produttori di olio per lampade, armaioli. Patrono degli alchimisti, è invocato contro gli avvelenamenti e le intossicazioni alimentari.
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