Ripetendo la formula del giuramento riportata nello Statuto del 1242, il
più antico fra quelli giunti fino a noi, i tentori
si impegnavano
a tingere i panni secondo le regole. L'Arte raggiunse
in breve un notevole sviluppo in città, in quanto supporto
indispensabile per l'industria della seta e della
lana, a sua volta in grande espansione a partire dal XV secolo,
specialmente dopo l'arrivo a
Venezia dei
tessitori di seta di parte guelfa, fuggiti da Lucca, che si insediarono
in città nelle contrade di
San Canciano, Santi Apostoli e
San Zuane Grisostomo. Le tintorie
erano denominate a seconda dell'impiego: da fondo, da
picigaroli, da grana e cremese, da seda. La fama
raggiunta dalle tinture veneziane spinse nel 1352 la regina di
Francia ad ordinare trecento rasi colorati, mentre persino
i mercanti fiorentini spesso mandavano a tingere i tessuti a Venezia.
La statistica del 1773 elencava: 39 capimaestri, 17 garzoni, 79
lavoranti; 37 tintorie. |