SESTIER DE

CASTELO

San Giorgio, Martire di Lydda

CONTRADA

S. ANTONIN

ricorrenza il giorno 2 settembre del calendario liturgico veneziano

Santo titolare della chiesa:  SAN ZORZI DEI GREGHI

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SANT'ANTONIN

SAN ZUANE DEI FURLANI

Il culto del santo cavaliere e martire Giorgio è diffusissima in tutta la cristianità, anzi probabilmente nessun altro Santo sin dall’antichità ha riscosso tanta venerazione da parte del popolo, sia in Occidente che in Oriente.

Chiese dedicate al culto di Giorgio esistevano a Gerusalemme, a Gerico, a Zorava, a Beiruth, in Egitto, in Etiopia, a Georgia (dove si riteneva fosse nato); Basiliche erano a Magonza e Bamberga; a Roma vi è la chiesa di San Giorgio al Velabro che custodisce la reliquia del cranio del martire palestinese; a Napoli vi è la basilica di San Giorgio Maggiore; a Venezia si trovano la chiesa di San Giorgio Maggiore in isola, la chiesa di San Giorgio d'alga in isola, la chiesa di San Giorgio dei Greci, e la celebre Scuola di San Giorgio degli Schiavoni.

Seppure la Chiesa Orientale lo chiami il "Megalomartire" (il grande martire), la sua figura resta sostanzialmente avvolta nel mistero e da secoli i vari studiosi hanno cercato di stabilire chi veramente egli fosse, quando e dove sia vissuto.

In base alle scarne notizie pervenute dalla "Passio Georgii" (che il "Decretum Gelasianum" del 496 classifica tra le opere apocrife, cioè non autentiche ed il cui testo venne tradotta dal greco in latino, in copto, in armeno, in etiopico ed in arabo), e dalle opere successive, quali “De situ terrae sanctae” di Teodoro Perigeta del 530 c.a., si apprende che Giorgio nacque in Cappadocia ed era figlio di Geronzio, persiano, e Policronia, cappadoce, che lo educarono cristianamente. Giunto all’età adulta ed introdotto alla carriera militare, egli divenne tribuno dell’armata dell’imperatore di Persia, Daciano, anche se pare che in realtà si tratti dell’armata di Diocleziano (243-313) imperatore dei romani, il quale con l’editto del 303, prese a perseguitare i cristiani in tutto l’impero.

Fermo nella propria fede, il giovane tribuno Giorgio si premurò di distribuire tutti suoi beni ai poveri e quindi strappò pubblicamente l’editto. Dopo essere stato arrestato, egli non ebbe timore di confessare davanti ai suoi persecutori, la sua fede in Cristo. Venne invitato ad abiurare e al suo deciso rifiuto fu prima sottoposto a supplizio e poi chiuso in carcere. Qui ebbe la visione del Signore che gli predisse sette anni di tormenti, tre volte la morte e tre volte la resurrezione. Qui si scatena la fantasia degli agiografi, che spaziano narrando di episodi i più strabilianti, ma alla fine Giorgio venne decapitato. Era il 303.

Il culto per il martire iniziò quasi subito, come dimostrano oggi i resti archeologici della basilica che venne eretta qualche anno dopo la morte sulla sua tomba nel luogo del martirio, a Lydda (Diospoli, oggi Lod). La basilica fu meta di pellegrinaggi prima delle Crociate, fino a quando il sultano Saladino (1138-1193) la fece demolire. La notizia è confermata anche da un’epigrafe greca, rinvenuta ad Eraclea di Betania datata al 368, che parla della "casa o chiesa dei santi e trionfanti martiri Giorgio e compagni".

 

La leggenda di San Giorgio e il drago.

L'atto eroico dell’uccisione del drago comparve molti secoli dopo la morte di Giorgio, esattamente nel corso del Medioevo, quando Jacopo da Varagine († 1293) nella sua "Leggenda Aurea", legò Giorgio alla figura del cavaliere eroico, circostanza che influenzerà l’ispirazione figurativa degli artisti ed eccitò la fantasia popolare.

La leggenda narra che nella città di Silene, in Libia, vi fosse un grande e profondo stagno dove si nascondeva un drago, il quale ne usciva per avvicinarsi alla città, uccidendo con il fiato di fumo pestilenziale e fuoco le persone incontrava. Per ammansirlo i poveri abitanti gli offrivano due pecore al giorno, ma quando queste cominciarono a scarseggiare, l'offerta mutò con una pecora e un giovane tirato a sorte. Un giorno fu estratta anche la giovane figlia del Re che, terrorizzato, offrì in cambio il suo patrimonio e metà del proprio regno, ma il popolo si ribellò, avendo visto morire tanti suoi figli e dopo otto giorni di trattative il Re alla fine dovette cedere e la giovane fanciulla, piangente, si avviò verso lo stagno.

Fu in quel frangente che passò il giovane cavaliere Giorgio, il quale saputo dell’imminente sacrificio, tranquillizzò la principessina, promettendole il suo intervento per salvarla. Quando il drago uscì dalle acque, sprizzando fuoco dalle narici, Giorgio salì a cavallo e gli corse incontro trafiggendolo con la lancia e facendolo cadere a terra. Quindi si rivolse alla fanciulla chiedendole di non avere paura e di avvolgere invece la sua cintura al collo del drago; una volta fatto ciò, il drago prese a seguirla docilmente come un cagnolino, verso la città.

Gli abitanti, dapprima atterriti nel vedere il drago avvicinarsi, udirono Giorgio dire: "Non abbiate timore, Iddio mi ha mandato a voi per liberarvi dal drago: abbracciate la fede in Cristo, ricevete il battesimo e ucciderò il mostro". A quelle parole il Re e la popolazione si convertirono, e il prode cavaliere uccise il drago, facendolo poi trascinare fuori dalla città da quattro paia di buoi.

La leggenda sorse al tempo delle Crociate, influenzata da una falsa interpretazione di un’immagine dell’imperatore cristiano Costantino, trovata a Costantinopoli, dove il sovrano schiacciava col piede un drago, simbolo del "nemico del genere umano".

La fantasia popolare elevò immediatamente l’eroico martire della Cappadocia a simbolo di Cristo che sconfigge il male (il demonio) rappresentato dal drago. Da parte loro i crociati contribuirono non poco a spingere la trasformazione del martire in un santo guerriero, volendo simboleggiare con l’uccisione del drago la sconfitta dell’Islam.

Con il Re d’Inghilterra Riccardo Cuor di Leone (1157-1199) San Giorgio venne invocato come il protettore da tutti i combattenti.

Grazie ai Normanni il culto del santo orientale si radicò in modo veramente straordinario in Inghilterra e qualche secolo dopo nel 1348, re Edoardo III istituì il celebre grido di battaglia "Saint George for England !", istituendo altresì l’Ordine dei Cavalieri di San Giorgio, altrimenti detto della "Giarrettiera".

Per tutto il Medioevo la figura di San Giorgio quale cavaliere indomito, ma il cui nome ha tutt’altro significato etimologico, divenne oggetto di una letteratura epica che arrivò a gareggiare con i cicli bretone e carolingio.

Nei Paesi slavi Giorgio assunse addirittura la funzione "pagana" di sconfiggere le tenebre dell’inverno, simboleggiate dal drago, e quindi di favorire la crescita della vegetazione in primavera.

San Giorgio è onorato anche dai musulmani, che gli riconoscono l’appellativo di "profeta".

San Giorgio

L'iconografia ufficiale rappresenta il Santo a cavallo vestito con l'armatura mentre con una lunga lancia trafigge il drago, simbolo del demonio.

 

 

San Giorgio

L'etimologia del nome Giorgio deriva dal greco: "che lavora la terra".

 Il Santo è patrono degli arcieri, soldati, cavalieri, esploratori e guide AGESCI.

 E' invocato contro la peste, la lebbra e la sifilide, i serpenti velenosi, le malattie della testa.

 

“Forse la funzione storica di questi santi avvolti nella leggenda è di ricordare al mondo una sola idea, molto semplice ma fondamentale, il bene a lungo andare vince sempre il male e la persona saggia, nelle scelte fondamentali della vita, non si lascia mai ingannare dalle apparenze”